Insufficienza venosa cronica: cos’è, sintomi e principali cause

Si tratta di un disturbo particolarmente diffuso, che coinvolge soprattutto le donne. Scopri cause e sintomi a cui prestare attenzione.

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Alessandro Antonio Labate

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna. Dirigente Medico presso il reparto di Malattie respiratorie dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.

L’insufficienza venosa cronica colpisce tipicamente gli arti inferiori ed è legata alla difficoltà da parte delle vene di spingere verso l’alto il sangue che deve tornare al cuore. Il sangue tende in questa situazione a ristagnare all’interno della vena con tendenza a fuoriuscire nello spazio sottocutaneo.

Il caldo tende a peggiorare la sintomatologia in quanto determina dilatazione delle vene. Compaiono così gonfiore alle caviglie e più in generale, alle gambe (soprattutto la sera), crampi notturni, arrossamenti, prurito.

Si tratta di un disturbo particolarmente diffuso, che coinvolge soprattutto le donne, più raramente gli uomini. L’incidenza di questa patologia aumenta nei soggetti che hanno abitudini sedentarie e in sovrappeso, due elementi molto diffusi nel nostro stile di vita occidentale.

Scopriamo meglio come nasce questo disturbo, quali comportamenti è possibile mettere in atto per prevenirla e quali sono i trattamenti più consigliati per curarla.

Cos’è l’insufficienza venosa cronica?

Con insufficienza venosa si intende una condizione patologica che coinvolge gli arti inferiori e rende particolarmente difficoltoso il ritorno del sangue venoso al cuore.

Inizialmente il sangue viene spinto dal cuore verso i diversi organi e tessuti dell’organismo e, una volta che raggiunge gli arti inferiori, deve tornare al cuore. Ciò avviene attraverso i seguenti meccanismi:

  • La compressione della pianta del piede, che si riempie di sangue e si svuota durante il cammino, sotto la spinta del peso del corpo.
  • I muscoli dei polpacci (chiamata pompa muscolare), che comprimono efficacemente le vene durante il movimento.
  • Le valvole presenti nelle vene che consentono al flusso ematico di scorrere in un’unica direzione, favorendone la risalita verso il cuore e impedendone il reflusso verso gli arti inferiori.
  • La pompa respiratoria: durante la respirazione si verifica il movimento del diaframma che comprime la vena principale che riporta il sangue al cuore (vena cava inferiore) e crea una pressione negativa che favorisce il ritorno venoso.
  • Il cuore che svuotandosi garantisce il ritorno venoso.

A questo processo contribuiscono sia le vene profonde, sia le vene superficiali delle gambe. ll sistema venoso profondo, infatti, scorre al di sotto delle fasce muscolari ed è il grande protagonista del pompaggio del sangue dagli arti verso il cuore. Le vene superficiali, invece, drenano il sangue dalla cute e del sottocute, supportando il lavoro delle vene profonde.

È chiaro, quindi, che un performante ritorno venoso è legato alla salute dell’organismo, alla forza dei muscoli, alla funzionalità delle valvole venose e alla quantità di movimento che ogni soggetto compie durante le sue giornate. Quando sussistono problemi si salute o abitudini quotidiane scorrette che portano a ridurre o addirittura azzerano il movimento, questo complesso sistema di pompaggio perde la sua efficacia e nascono le condizioni ideali per l’insorgenza di un’insufficienza venosa cronica.

Sintomi dell’insufficienza venosa cronica

Sono numerosi i segnali di un’insufficienza venosa, un disturbo che può comparire gradualmente e diventare cronico con il trascorrere degli anni. Quali sono i sintomi indicativi di un’insufficienza venosa agli arti inferiori?

  • I capillari dilatati, poiché l’insufficienza venosa fa aumentare la pressione che grava su di essi.
  • Le vene varicose diffuse lungo l’arto interessato da insufficienza venosa.
  • Pesantezza.
  • Edema dell’arto.
  • Formicolii.
  • Crampi.
  • Atrofia o discromie cutanee.
  • Ipodermite.
  • Ulcerazioni derivanti da uno scarso nutrimento dei tessuti.
  • Pigmentazioni anomale.

Durante i mesi estivi i sintomi tendono a peggiorare poiché il caldo intenso e l’umidità
provocano vasodilatazione, un eccessivo ristagno di liquidi e rendono ancora più difficoltoso il drenaggio del sangue e la sua risalita verso il cuore. Si tratta di uno dei periodi dell’anno in cui è richiesta una maggiore attenzione ai problemi di circolazione e chi soffre di insufficienza venosa cronica dovrebbe sempre chiedere un consulto extra al medico di fiducia in un controllo presso lo specialista.

In molti casi l’insufficienza venosa richiede un intervento farmacologico o chirurgico, ma risponde bene anche ad alcune terapie di semplice attuazione e modifiche efficaci dello stile di vita. Se non curata adeguatamente, può degenerare e comportare dolori acuti, gonfiori, estese alterazioni a livello cutaneo e anche pericolose varicoflebiti.

Diverse tipologie di insufficienza venosa

L’insufficienza venosa può si distingue in due tipologie distinte, a seconda della sua causa scatenante: l’insufficienza venosa organica e l’insufficienza venosa funzionale.

L’insufficienza venosa organica è causata da delle alterazioni delle vene di tipo patologico, che possono essere derivanti da svariati fattori, quali:

  • la sindrome delle gambe senza riposo, che può far insorgere con il tempo anche gravi insufficienze venose;
  • le dermatiti da stasi (con sintomi quali edema, escoriazioni, prurito ed essudazioni) ovvero delle infiammazioni che coinvolgono la cute degli arti inferiori e che sono manifestazioni di gravi stasi vascolari e altri disturbi del sistema circolatorio;
  • trombosi venosa profonda che si verifica quando un trombo ostruisce una vena e ostacola il ritorno venoso;
  • le comuni varici, dette anche “vene varicose”, ovvero delle dilatazioni causate da problemi nelle valvole venose.

L’insufficienza venosa funzionale, invece, è provocata da un eccessivo lavoro a carico degli arti inferiori che genera una sofferenza anche sui sistemi venosi più sani. Cosa può causarla? Tra le altre cose, una ridotta mobilità degli arti inferiori, ad esempio nei soggetti allettati o immobilizzati, ma anche quelli con anomalie posturali che costringono le vene a fare un lavoro extra per mantenere attiva la circolazione.

Anche il linfedema (ossia un sistema linfatico alterato che genera il ristagno di linfa in diversi distretti dell’organismo) può chiedere alle vene sforzi superiori alle loro capacità e provocare a lungo andare un’insufficienza venosa cronica di tipo funzionale.

Diffusione e fattori di rischio

Sono gli abitanti dei paesi occidentali a essere i più esposti al rischio di insufficienza venosa cronica, soprattutto per via delle abitudini quotidiane alla sedentarietà e per via di routine poco corrette a livello alimentare. Nei paesi dell’Africa e dell’Asia, invece, questa patologia è molto poco presente.

Come accennato, questo disturbo colpisce prevalentemente il mondo femminile, presentandosi circa nel 10% degli uomini e nel 30% delle donne e aumentando gradualmente la sua presenza con il progredire dell’età (quasi una donna su 2 sopra i 50 anni soffre di forme di insufficienza venosa più o meno grave).

Tra i principali fattori di rischio che compromettono il lavoro del sistema venoso degli arti inferiori e favoriscono l’insorgenza di insufficienza venosa cronica ci sono:

  • l’ipertensione;
  • la sedentarietà o l’assunzione di posizioni statiche per lunghe ore durante la giornata;
  • i lavori in ortostatismo, ovvero quelli che richiedono di restare fermi in piedi a lungo;
  • la gravidanza;
  • l’obesità;
  • il vizio del fumo;
  • una familiarità alla patologia o una predisposizione genetica;
  • la statura più alta;
  • l’assunzione di terapie ormonali a base di estrogeni;
  • una storia di trombosi venosa profonda.

Come diagnosticare l’insufficienza venosa?

Consultare un angiologo è il primo passo per analizzare la situazione degli arti inferiori e trovare una soluzione concreta ai problemi circolatori che li affliggono. Lo specialista procede innanzitutto a una visita accurata del paziente.

Un’anamnesi che comprenda la storia clinica e la predisposizione familiare può aiutare nella formulazione di una diagnosi. L’esame fondamentale per la diagnosi di insufficienza venosa è l’ ecocolor doppler agli arti inferiori, che consente di vedere il calibro delle vene, il percorso che compie il sangue all’interno delle gambe, il funzionamento delle valvole venose. Attraverso questo esame, semplice e non invasivo, è possibile comprendere molto circa la situazione delle vene profonde e superficiali delle gambe e comprendere se esistono costrizioni e rallentamenti che danno origine all’insufficienza venosa.

Tra gli altri esami che possono essere prescritti ci sono:

  • una risonanza magnetica
  • una flebografia

I risultati degli approfondimenti possono consentire al medico di impostare una corretta terapia per il caso specifico e proporre i trattamenti più adatti a risolvere il problema o, perlomeno, a minimizzarlo.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

Quali sono i sintomi dell'insufficienza venosa?

Tra i principali ci sono pesantezza, edemi, vene varicose, formicolii, crampi, atrofia cutanea, iperpigmentazione, gambe irrequiete, pigmentazioni anomale e lacerazioni dovute a insufficiente nutrimento dei tessuti. In caso di sintomi, è bene consultare immediatamente il medico di base o un angiologo esperto.

Come curare l'insufficienza venosa agli arti inferiori?

Si possono adottare stili di vita salutari, che comprendono un'alimentazione equilibrata e dell’attività fisica che tengano sotto controllo il peso. È importante anche fare attenzione all’abbigliamento, alle scarpe e alla postura, assicurandosi di fare sufficiente movimento fisico. Nei casi più gravi esistono trattamenti farmacologici e interventi chirurgici mirati.

Quali sono le conseguenze dell'insufficienza venosa?

Le gambe affette da insufficienza venosa si presentano gonfie, stanche, doloranti, soggette a vene varicose, iperpigmentazioni e inestetismi cutanei. Può anche peggiorare dando origine a severi squilibri circolatori o varicoflebiti.