Fleboscintigrafia: cos’è, quando farla, svolgimento dell’esame

La fleboscintigrafia è un esame diagnostico che utilizza una sostanza radioattiva per valutare la circolazione venosa, particolarmente utile per rilevare trombosi venosa profonda

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

La fleboscintigrafia, anche chiamata venogramma, è un esame diagnostico radiologico che prevede l’utilizzo di un mezzo di contrasto iniettato direttamente nelle vene, solitamente quelle degli arti inferiori, per visualizzarne la struttura e il flusso del sangue. La flebografia permette di identificare eventuali anomalie venose come trombosi, ostruzioni o insufficienza venosa.

Cos’è la fleboscintigrafia

La fleboscintigrafia consente di osservare la circolazione venosa degli arti inferiori e delle vene addominali, ovvero le vene iliache e la vena cava inferiore. È necessaria per controllare che non vi siano alterazioni strutturali dei vasi, trombi o occlusioni. L’esecuzione dell’esame prevede l’iniezione in vena superficiale di entrambi i piedi del mezzo di contrasto, costituito da macroaggregati o sfere di albumina marcati con 99mTc, ovvero tecnezio-99 metastabile, sostanza utilizzata nella medicina nucleare per le procedure di imaging biomedico. Il circolo periferico trasporta i microaggregati per tutto l’apparato circolatorio, consentendo di ricavare immagini nitide delle zone esplorate.

Il tecnezio 99

Il tecnezio è utilizzato come tracciante radioattivo perché può essere rilevato nel corpo da apparecchiature chiamate gamma camera. La sostanza emette dei raggi gamma facilmente rilevabili poiché l’energia dei fotoni è pari a 140Kev, la stessa lunghezza d’onda che hanno le apparecchiature diagnostiche convenzionali a raggi X. Le emissioni sono di breve durata nel tempo – circa un giorno – per cui consentono l’esecuzione di procedure mediche in brevi tempi, facendo in modo che l’esposizione del paziente alle radiazioni sia bassa.

Quando è consigliato fare la fleboscintigrafia

Uno screening tramite fleboscintigrafia è consigliato nel caso in cui ci sia il sospetto di trombosi venosa profonda degli arti o problemi circolatori legati a questo distretto corporeo. Sarà comunque un medico a valutare la necessità di effettuare questo tipo di analisi e, eventualmente, a prescriverla. Tendenzialmente essendo un esame che comporta esposizione a radiazioni, non viene quasi mai utilizzato come prima linea.

Come si svolge l’esame di fleboscintigrafia

Quando si esegue una fleboscinigrafia, è necessario sdraiarsi sul lettino togliendo scarpe o calze. Bisognerà armarsi di pazienza, perché questo esame dura all’incirca 40 minuti. Si potranno tenere gli altri indumenti, facendo attenzione a rimuovere oggetti metallici come monete, spille, orecchini e catenine perché potrebbero influire sulla qualità dell’esame.

Il medico incanulerà una vena per ciascun piede, inserendo un ago a farfalla collegato ad un flacone di soluzione fisiologica. Questo è l’unico passaggio che potrebbe risultare fastidioso, in particolare nei pazienti che mal tollerano gli aghi. L’esame prevede poi il posizionamento di quattro lacci emostatici, uno per ogni caviglia e due sotto le ginocchia: serviranno a far circolare il sangue prima nelle vene superficiali e poi in quelle più profonde. 

Si inizia a questo punto con la cattura delle immagini, il lettino si muoverà sotto la gamma camera, si inietteranno i macroaggregati e si potrà vedere come il sangue circola nelle vene profonde fino al polmone. Terminata questa fase il lettino verrà posizionato com’era all’inizio dell’esame e si rimuoveranno i lacci per acquisire nuove immagini. Quando l’indagine termina, si rimuoveranno gli aghi per ottenere le immagini senza flebo. 

Controindicazioni e possibili effetti indesiderati

La flebografia o venogramma è una procedura diagnostica impiegata per esaminare le vene, ma non è esente da controindicazioni e possibili effetti indesiderati. Le principali controindicazioni includono:

  • Allergia al mezzo di contrasto: I pazienti con una storia di ipersensibilità ai composti iodati possono sviluppare reazioni allergiche. Prima di somministrare il contrasto, si raccomanda di effettuare un’accurata anamnesi del paziente.
  • Compromissione della funzione renale: Poiché il mezzo di contrasto viene eliminato attraverso i reni, una funzione renale compromessa può aumentare il rischio di nefropatia indotta da mezzo di contrasto.
  • Gravidanza: a causa del potenziale rischio teratogeno o di danno al feto legato all’esposizione radiologica

Gli effetti collaterali possono variare in intensità e frequenza:

  • Reazioni allergiche: Queste possono spaziare da semplici eruzioni cutanee fino a gravi reazioni anafilattiche, che necessitano di intervento immediato.
  • Flebite: L’iniezione del contrasto può irritare la parete venosa, causando infiammazione e dolore nella zona di iniezione.
  • Alterazioni della funzionalità renale: Nei soggetti con preesistenti problemi renali, il contrasto può aggravare la situazione.

È cruciale che il medico valuti attentamente le condizioni del paziente e le sue specifiche necessità prima di procedere con la flebografia, ponderando i benefici dell’esame in relazione ai rischi potenziali. In caso di pazienti a rischio, si possono prendere in considerazione metodi alternativi di imaging o adottare precauzioni specifiche, come l’idratazione pre-procedura o l’uso di contrasti a bassa osmolarità, per minimizzare il rischio di complicanze.

Fonti bibliografiche: