L’apparato circolatorio è costituito dai vasi sanguigni (arterie, vene, capillari) deputati al trasporto di sangue e dai vasi linfatici, deputati al trasporto della linfa. Quest’ultima è una sostanza, contenente proteine, grassi, zuccheri, vitamine, che scorre per mezzo del sistema circolatorio linfatico. Nello specifico, le vene trasportano il sangue e tutto ciò che contiene (prodotti di scarto e anidride carbonica) dai distretti periferici del corpo al cuore.
Le pareti delle vene sono più sottili rispetto a quelle delle arterie e presentano per lo più una componente muscolare, dovendo lavorare a pressioni minori. Le vene non sono tutte uguali tra loro e si differenziano per dimensioni e funzioni.
Le vene svolgono un ruolo chiave nella circolazione sanguigna e, in alcuni casi, possono essere interessate da alcune patologie, come la flebite e le vene varicose.
Indice
Che cos’è la flebite
Definita anche trombosi venosa o tromboflebite, la flebite rappresenta l’infiammazione di una o più vene superficiali o profonde.
Nella maggior parte dei casi la flebite colpisce le vene degli arti inferiori come quelle delle gambe, ma ci sono casi in cui vengono coinvolte le vene degli arti superiori.
Tipologie di flebite
Gli arti inferiori e superiori possiedono una circolazione venosa superficiale e una profonda. A seconda di quale venga colpita da questo stato infiammatorio si parlerà di:
- Flebite superficiale o tromboflebite superficiale. Come suggerisce il termine stesso, vede il coinvolgimento delle vene che scorrono in prossimità della cute. Anche se non causa complicazioni serie, può essere piuttosto fastidiosa e irritante per via dei sintomi associati;
- flebite profonda o trombosi venosa profonda. Al contrario della flebite superficiale, in questo caso sono coinvolte le vene profonde, all’interno delle quali si formano dei trombi (coaguli di sangue). Questa condizione può causare complicazioni importanti, come l’embolia polmonare e, per questo, non deve essere sottovalutata.
Quali sono i sintomi della flebite
L’infiammazione si rivela attraverso questi specifici segnali a carico della vena colpita:
- dolore;
- gonfiore;
- rossore che compare in modo graduale;
- indurimento della pelle lungo la lunghezza della vena interessata;
- prurito;
- bruciore;
- calore;
- sensazione pulsante;
- cambiamenti nel colore e nella struttura della pelle circostante.
Il dolore può peggiorare quando si compiono alcuni movimenti, ad esempio quando ci alza dal letto al mattino o quando si abbassa la gamba. In caso di infezione, potrebbero manifestarsi anche febbre e secrezioni, tipo pus. In genere, i sintomi svaniscono nell’arco di alcune settimane dopo aver seguito la terapia indicata dal medico.
Quali sono le cause della flebite
La flebite è un processo infiammatorio causato per lo più dalla formazione di coaguli di sangue. Di conseguenza, può indurre il blocco di una o più vene. Tra le possibili cause rientrano:
- un trauma o un’infezione alla vena;
- la presenza di una malattia ereditaria;
- un lungo periodo di inattività, ad esempio per il recupero da un infortunio o per una degenza ospedaliera;
- l’impiego di cateteri endovenosi;
- essere in gravidanza;
- l’assunzione di alcuni farmaci;
- la presenza di vene varicose.
Quali sono i fattori di rischio della flebite
Ci sono condizioni che possono aumentare il rischio di sviluppare una flebite come:
- avere un catetere in una vena per il trattamento di una patologia. Viene impiegato per la somministrazione di fluidi o farmaci. Tuttavia il suo posizionamento nella vena può danneggiarne le pareti, innescando una risposta infiammatoria;
- avere un pacemaker;
- aver partorito da poco;
- seguire una terapia ormonale sostitutiva o assumere la pillola anticoncezionale che aumentano il rischio eventi trombotici;
- aver già avuto una flebite;
- aver avuto in precedenza un ictus;
- avere le vene varicose;
- essere in sovrappeso;
- avere un’età superiore ai 60 anni;
- fumare;
- avere un cancro;
- avere familiari con disturbi della coagulazione del sangue o avere la tendenza a sviluppare coaguli di sangue;
- presenza di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la celiachia, il lupus eritematoso sistemico.
Quali sono le complicazioni della flebite
In caso di tromboflebite superficiale è raro andare incontro a complicazioni. Tuttavia questa condizione può essere un segnale di allarme per la presenza di una trombosi venosa profonda. Quest’ultima, potrebbe portare a:
- un’embolia polmonare, ovvero quando un coagulo di sangue arriva ai polmoni bloccando uno o più rami dell’arteria polmonare;
- la sindrome post-flebitica. Si sviluppa mesi o anni dopo la flebite e consiste nella presenza di dolore e gonfiore persistente alle gambe; è una condizione cronica che in alcuni casi potrebbe rendere difficile eseguire le attività quotidiane.
Diagnosi della flebite
La diagnosi di flebite viene posta dopo aver eseguito un esame fisico. In aggiunta, lo specialista avrà cura di raccogliere la storia medica del paziente, valutando la presenza di eventuali fattori si rischio responsabili dell’infiammazione.
Inoltre, il medico potrebbe ritenere opportuno prescrivere alcuni approfondimenti. Ad esempio, se si soffre di vene varicose, ci sono buone probabilità che il medico richieda un’ecografia, un esame strumentale in grado di fornire immagini dettagliate dei vasi sanguigni. Inoltre, è utile per escludere l’eventuale sviluppo di una trombosi venosa profonda.
Se la flebite si manifesta con sintomi legati alla respirazione, come un dolore al torace o la mancanza di respiro, si può eseguire una TC, una angiografia (gold standard per la valutazione di questa patologia) o una scintigrafia per verificare la presenza di un’embolia polmonare.
Le analisi del sangue, invece, permettono di misurare la concentrazione nel sangue di D-dimero, ovvero una sostanza che viene rilasciata dai coaguli di sangue quando questi iniziano a rompersi. Si tratta di un esame che però non fornisce indicazioni sul luogo in cui si trova il coagulo di sangue e che risulta elevato anche in altre condizioni.
Altri esami vengono presi in considerazione se, nonostante i test eseguiti, non sono state rilevate le cause di flebite.
L’ecodoppler venoso agli arti inferiori, invece, permette di rilevare la presenza di restringimenti dei vasi, oltre a diagnosticare la trombosi venosa profonda. In più, questo esame permette di misurare le dimensioni di una placca presente in un vaso, che potrebbe occludersi in futuro.
Quali sono i trattamenti della flebite
La flebite, anche se fastidiosa e dolorosa, in genere si risolve in poco tempo a patto di seguire i trattamenti indicati dallo specialista. La maggior parte di essi hanno l’obiettivo di ridurre l’infiammazione e il dolore. Ecco i principali:
- mantenere la gamba sollevata per ridurre la pressione sanguigna intorno alla vena interessata, dunque anche il gonfiore e il dolore;
- utilizzare delle calze a compressione graduata. In commercio sono disponibili diversi modelli. Hanno la funzione di prevenire il ristagno dei liquidi negli arti inferiori, migliorando così notevolmente la circolazione del sangue. Possono essere acquistate in autonomia anche in farmacia o dietro prescrizione del medico;
- assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per ridurre il dolore e l’infiammazione;
- effettuare degli impacchi caldi per favorire la circolazione sanguigna.
Altri trattamenti possono prevedere, in base ai sintomi e alla gravità dell’infiammazione:
- l’assunzione di anticoagulanti, che mirano a fluidificare il sangue riducendo i rischi di formazione di trombi;
- l’applicazione di una crema topica per ematomi, se la flebite è stata causata da una contusione;
- l’assunzione di antibiotici, impiegati in presenza di febbre, quindi di infezione batterica;
- il ricorso a un intervento chirurgico, per rimuovere le vene varicose che causano dolore o flebite ricorrente.
Come prevenire la flebite
Non è possibile prevenire l’insorgenza della patologia ma si può agire sui fattori di rischio. Abbiamo visto come una circolazione venosa difficoltosa – per diversi motivi – può causare la formazione di coaguli, soprattutto in alcuni casi. Per favorire il ritorno venoso possiamo:
- eseguire attività fisica in modo costante. Si possono fare delle passeggiate per mettere in moto le gambe e favorire la circolazione del sangue. Se si svolgono attività lavorative che richiedono di trascorre molto tempo da seduti, si consiglia di fare spesso delle pause, alzandosi almeno ogni ora e camminando per 10-15 minuti. In più, si possono aumentare le occasioni per camminare: ad esempio, utilizzando le scale invece dell’ascensore, andando a lavoro o fare delle commissioni parcheggiando l’auto a distanza dal punto di arrivo, così da poter fare alcuni isolati a piedi;
- vestire comodi, evitando abiti troppo fascianti, specie se si devono affrontare viaggi piuttosto lunghi;
- alzarsi, per quanto possibile, nel corso di viaggi lunghi diverse ore;
- impiegare delle calze compressive, specie se si presentano problemi di circolazione;
- bere molta acqua per non andare incontro alla disidratazione. Al contrario, è preferibile evitare gli alcolici;
- indossare scarpe comode provviste di soletta ergonomica, per facilitare il ritorno venoso.
In conclusione, la flebite costituisce un’infiammazione di una o più vene (spesso delle gambe) che può manifestarsi con sintomi dolorosi. Sono disponibili diversi trattamenti, la maggior parte dei quali hanno carattere conservativo, con l’obiettivo di migliorare la circolazione del flusso sanguigno e di evitare il ristagno dei liquidi. Se si notano i sintomi descritti sopra o se si sospetta la presenza di flebite, è bene sentire il proprio medico di fiducia. Infatti, anche se di norma la flebite non causa complicazioni gravi, è pur vero che potrebbe anticipare o accompagnarsi ad una trombosi venosa profonda, condizione ben più rischiosa per la salute del soggetto.
Fonti bibliografiche:
- Istituto Superiore di Sanità, Flebite
- Verywell health, What is fhlebitis?
- Mayo Clinic, Thrombophlebitis