HIV, le cifre dell’epidemia: perché aumenta il rischio AIDS

Oggi la scienza sa come affrontare l'AIDS, come si trasmette il virus HIV e quali sono i sintomi ma è fondamentale prevenire i contagi

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

1981. Viene registrato il primo caso “ufficiale” di AIDS, in un paziente che presenta una particolare forma di polmonite. L’anno dopo, è il 1982, il virus è già diffuso nei cinque continenti. Solo nel 1983 viene identificato il virus responsabile dell’infezione da Luc Montagnier, che per questa scoperta riceverà il premio Nobel. In seguito questo ceppo virale verrà chiamato Human Immunodeficiency Virus, o HIV.

Nel 1985 ad Atlanta si tiene la prima Conferenza Internazionale sull’AIDS. E nel 1991, poco più di trent’anni fa, il “red ribbon” viene adottato come simbolo internazionale di sensibilizzazione sull’AIDS. Oggi, la scienza sa come affrontare questa patologia. Ma occorre puntare con sempre maggior attenzione sulla prevenzione, per scoprire precocemente l’infezione dopo un comportamento a rischio. Conoscere il virus, le sue modalità di trasmissione, il modo in cui attacca specifiche cellule dell’organismo è importante per proteggersi al meglio. Ed è questo il messaggio della scienza in occasione della giornata mondiale dedicata alla patologia del primo dicembre.

Le cifre dell’epidemia e perché bisogna scoprire il sommerso

Solo nel 2021, nel mondo, 650.000 persone sono morte a causa dell’ HIV e 1,5 milioni di persone si sono contagiate. Soprattutto, c’è il rischio tangibile che con la pandemia da virus Sars-CoV-2, il responsabile di Covid-19, si attenuino l’attenzione e la sorveglianza di questa infezione. Lo ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità in vista del World Aids, la Giornata mondiale dell’Aids. Dalla prima diagnosi, avvenuta 41 anni fa, l’HIV ha causato 40,1 milioni di vittime nel mondo.

Veniamo al presente: l’OMS raccomanda che ogni persona che potrebbe essere a rischio di HIV acceda ai test. Riconoscendo precocemente l’infezione si possono mettere in atto tutte le strategie di cura che consentono di controllare a dovere l’infezione. Come ha recentemente riferito al Forum Risk Management di Arezzo Barbara Suligoi, Direttore del centro Operativo AIDS presso l’Istituto Superiore di Sanità, “abbiamo anche un sommerso completo (persone che non conoscono il loro stato di sieropositività) pari al 10% dei soggetti totali con HIV: parliamo di 14-15.000 persone”.

L’infezione da HIV, proprio per la scarsa attenzione a riconoscere il quadro, viene riconosciuta in circa due terzi delle persone che oggi vengono diagnosticate dopo anni. Si parla per questo di “Late Diagnosed”, spesso già con quadri di AIDS. Soprattutto solo il 27% dei soggetti riconosciuti ha fatto il test per comportamenti a rischio, a testimoniare la bassa percezione dei pericoli delle infezioni a trasmissione sessuale. “La quota di inconsapevoli del rischio cresce negli anni – ammonisce Siligoi. Informazione e comunicazione non riescono a portare ad un cambio di mentalità verso le malattie trasmissibili sessualmente”.

Come si sviluppa l’infezione da HIV

Il virus dell’immunodeficienza umana o HIV attacca il sistema immunitario del corpo. In particolare la sua azione si concentra sui globuli bianchi chiamati cellule CD4. L’HIV distrugge queste cellule CD4, indebolendo l’immunità di una persona contro patologie opportunistiche, come la tubercolosi e le infezioni fungine, gravi infezioni batteriche e alcuni tipi di cancro.

La sindrome è provocata da un retrovirus denominato HIV (Human Immunodeficiency Virus). si conoscono due tipi principali di virus, l’HIV-1, più diffuso da noi e l’HIV-2. Le cellule bersaglio dell’HIV sono principalmente i linfociti T helper i quali sono caratterizzati da una molecola di membrana (CD4) che funge da recettore del virus e le cellule della linea monocitica-macrofagica che esprimono l’antigene CD4 e sono in grado di incorporare particelle estranee presentandone i frammenti ai linfociti T helper  e T suppressor (CD8). Le cellule derivate dalla linea monocita-macrofagica veicolano il virus in diversi organi, tessuti e sistemi come, ad esempio, il sistema nervoso centrale.

Dove si trova e come si trasmette il virus HIV

Il virus HIV può essere isolato in tutti i liquidi biologici ma solo in alcuni di essi, cioè il sangue, i liquidi sessuali ed il latte materno, raggiunge concentrazioni sufficienti per poter essere trasmesso. La trasmissione è quindi soprattutto orizzontale, cioè per via sessuale o attraverso altri liquidi, oppure può essere da madre a figlio in gravidanza durante il parto o con l’allattamento.

La maggior parte delle infezioni, in ogni caso, avviene attraverso rapporti sessuali. A prescindere dalla via di trasmissione e dalle cellule precocemente infettate, entro pochi giorni la replicazione virale converge e coinvolge in maniera massiva il tessuto linfoide della mucosa intestinale con immunoattivazione dei linfociti CD4.