Estate, perché non bisogna cambiare l’ora dei pasti

Cambiare l'orario dei pasti e la qualità degli alimenti possono avere conseguenze sul metabolismo e le cellule adipose

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Viene quasi naturale, in questo periodo, svegliarsi un po’ più tardi (se si può) e poi ritardare la cena, magari arrivando a tarda sera. Così come magari, visto l’anelito di “libertà” (sempre da gustare con le giuste precauzioni) che ci guida, può venire lo sfizio di modificare le abitudini alimentari.

Ebbene, sappiate che la scienza sconsiglia mutamenti troppo repentini sia nell’orario dei pasti sia nella qualità degli alimenti. C’è il rischio di un “impazzimento” dei sistemi di controllo delle cellule adipose, con conseguenze sul metabolismo e soprattutto sulla composizione del grasso all’interno dell’organismo. A dirlo è una ricerca pubblicata su Nature.

Cosa succede se si sballa l’ora

Lo studio, condotto dagli scienziati dell’Università del Texas di Houston, si è svolto negli animali concentrandosi sugli effetti che l’alterazione dei ritmi circadiani o le variazioni nei componenti dell’alimentazione posso avere su particolari cellule, in pratica i progenitori delle cellule adipose. Questi si chiamano preadipociti e quindi maturano poi in adipociti, che hanno il compito di conservare l’energia sotto forma di grasso.

Ebbene, i progenitori degli adipociti normalmente, giorno dopo giorno, si trasformano. Ma subiscono una proliferazione regolare se si cambiano gli orari dei pasti, pur mangiando le cose cui l’organismo è abituato. E soprattutto se si comincia una dieta ricca di grassi oppure, come detto, si modificano le ore di assunzione degli alimenti tali da far mangiare durante il periodo dedicato al sonno, i modelli dell’organismo in termini di produzione dei preadipociti si alterano. E cominciano i problemi.

Se i topi mangiano molti grassi si altera la normale genesi di cellule adipose e soprattutto si altera il ritmo abituale. Tradotto, se si esagera con un’alimentazione poco sana e si cambiano i ritmi dei pasti, aumentano i pericoli di formare tessuto adiposo poco sano.

Secondo gli scienziati, modificare il ritmo circadiano e seguire una dieta ricca di grassi nel tempo esaurirà le cellule adipose sane. Il risultato del processo è che l’organismo non punta quindi a produrre nuove cellule adipose sane in particolare nella “pancia”, con maggiori possibilità di accumulane grasso anche in altri organi, come il fegato (quindi con la steatosi epatica) o i muscoli.

Insomma: anche in estate cerchiamo di non cambiare le nostre abitudini. e se la sera tendiamo ad andare a tavola più tardi, non portiamo troppo avanti le lancette dell’orologio. Questo, così come un’alimentazione che si discosta dalla dieta mediterranea e prevede molti grassi, può comportare problemi nel tempo per il benessere.

Il grasso non è tutto uguale

L’adipocita, ovvero la cellula adiposo, può essere di due tipi: c’è il grasso “bianco” che rappresenta la stragrande maggioranza dell’adipe presente nel corpo, e quello bruno. Queste ultime conservano al loro interno le molecole di grasso sotto forma di piccole goccioline indipendenti tra loro, e quindi più facilmente eliminabili rispetto alla “grande” ed unica goccia di lipidi che si forma nelle cellule bianche. Non solo.

Il tessuto adiposo bruno avrebbe una maggior capacità di controllare il peso corporeo perché ha come compito primario la produzione di calore. Gli adipociti bruni sono presenti in elevata quantità nel neonato, mentre sono quasi assenti nell’adulto. A meno che questo non si trovi a lavorare in condizioni “estreme” come dimostra il fatto che in alcuni boscaioli dell’Alaska, esposti a basse temperature, la presenza di tessuto adiposo bruno è molto elevata. D

a noi, invece, si vive in condizioni climatiche che non stimolano il processo della termogenesi. La carenza di cellule brune e la loro progressiva sostituzione con tessuto adiposo bianco potrebbe essere implicata nella genesi dei tanti problemi legati all’obesità viscerale. Infatti le cellule brune assicurano un elevato consumo di energia, specie dopo che si sono assunti alimenti molto ricchi di lipidi, e quindi molto calorici, quasi come se fossero una sorta di “regolatore” interno del peso. quelle bianche, invece, possono essere metabolicamente “negative”, quando in eccesso come accade in caso di “pancia” prominente.