Epatite B: sintomi, cause, vaccino e prevenzione

L’epatite B è un’infezione ai danni del fegato causata dal virus HBV. Ecco quali sono i sintomi e come prevenirla.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 10 Maggio 2023 10:45

L’epatite B è una patologia virale che si manifesta nel momento in cui il virus HBV raggiunge le cellule del fegato dove inizia a moltiplicarsi. Il virus dell’epatite B o HBV (Human Hepatitis B Virus) è il responsabile dell’infezione: si tratta di un virus a DNA del genere Orthohepadnavirus e appartenente alla famiglia delle Hepadnaviridae.

Una volta penetrato all’interno dell’organismo, l’agente virale si lega selettivamente agli epatociti, ovvero le cellule del fegato, e inizia la sua attività replicativa, causando un’infiammazione dell’organo e importanti danni alle sue delicate e complesse strutture. HBV può infettare anche gli organi limitrofi, come la milza e i reni, o le cellule del sangue come i leucociti. Il contagio avviene attraverso il contatto con fluidi corporei infetti. Esistono molti tipi diversi di epatite virale e la forma B è una tra le più gravi, poiché può avere un decorso fulminante o cronicizzare. In quest’ultimo caso favorisce la comparsa di altre gravi patologie, come la cirrosi epatica o l’epatocarcinoma.

Epatite B acuta e cronica

L’epatite B può manifestarsi in forma acuta oppure cronica. Nel secondo caso, l’attività del fegato viene compromessa in un lungo arco temporale. A seconda dell’evoluzione, l’infezione può trasformarsi in una patologia epatica con diversi livelli di gravità, prognosi e complicanze.

In caso di epatite B acuta, il sistema immunitario riconosce precocemente il virus e ciò contribuisce ad una sua efficace eliminazione, pur con alcune possibili manifestazioni cliniche. Nella maggioranza degli individui adulti, l’epatite B è un’infezione che si risolve spontaneamente in circa il 95% dei casi nel giro di qualche mese anche senza alcun trattamento terapeutico specifico, oltre a quello sintomatologico.

In età pediatrica, invece, la guarigione spontanea è più difficile e si verifica nel 5% circa dei casi di neonati che contraggono il virus dalla madre durante il parto e nel 15 o 20% dei bambini che si infettano nei primissimi anni di vita. Con l’aumentare dell’età, crescono anche le possibilità di una remissione spontanea della patologia. Generalmente, inoltre, chi guarisce dall’infezione acuta è immune per il resto della sua vita.

Può capitare raramente (circa 1 caso su 100) che l’infezione da epatite B si manifesti come patologia fulminante. Ciò accade quando il sistema immunitario, nel tentativo di attaccare l’agente patogeno presente nel fegato, danneggia l’organo in modo irreparabile e fatale senza un pronto intervento medico che spesso richiede l’esecuzione di un trapianto.

In caso di epatite B cronica, l’infezione può diventare permanente. Nei soggetti adulti, le probabilità che la malattia diventi cronica sono di circa il 5%. Quando il sistema immunitario non riesce a eliminare il virus dall’organismo, questo provoca danni lenti ma irreversibili agli epatociti. La moltiplicazione del virus HBV nel corpo può proseguire per lungo tempo e l’infezione cronica può essere asintomatica per anni per poi manifestarsi ad uno stadio avanzato della patologia con un quadro di insufficienza epatica, cancro del fegato o cirrosi epatica.

Per capire se l’infezione da HBV è diventata cronica, viene effettuato un esame del sangue a circa 6 mesi dall’infezione acuta, in modo da verificare la completa eliminazione del patogeno o, in caso contrario, la sua permanenza nel corpo.

Cause dell’epatite B: come si trasmette?

Il virus dell’epatite B è presente nel sangue e nei fluidi corporei delle persone che sono infette. Siccome il contagio avviene attraverso i fluidi corporei, le situazioni a rischio di trasmissione possono essere numerose. Tra le principali ci sono:

  • il contatto con sangue contaminato proveniente da tagli e ferite di una persona infetta;
  • le punture accidentali con aghi utilizzati su persone con epatite B (rischio tipico per gli operatori sanitari);
  • l’uso di sostanze stupefacenti iniettabili e la condivisione di siringhe;
  • i rapporti sessuali non protetti con persone infette o la frequentazione di partner sessuali multipli;
  • la condivisione di oggetti personali con individui contagiati (come siringhe, forbici per unghie, rasoi, spazzolini da denti, accessori per tatuaggi e piercing);
  • le trasfusioni all’interno di paesi dove le donazioni non sono controllate per la presenza di virus HBV;
  • la permanenza in zone geografiche dove il virus è molto diffuso oppure viaggi in Paesi a rischio (come l’Africa o il Centro e il Sud-Est asiatico);
  • la convivenza con portatori del virus, senza la vaccinazione o l’uso di precauzioni adeguate.

L’epatite B può, inoltre, essere trasmessa al bambino dalla madre portatrice, al momento del parto. È importante valutare lo stato sierologico della futura madre, in modo da adottare precauzioni per ridurre il rischio di trasmissione. È possibile trattare il neonato con immunoglobuline specifiche e sottoporlo immediatamente a vaccinazione.

È possibile riscontrare la presenza del virus all’interno di tutti i liquidi corporei, seppur con diverse concentrazioni. Tuttavia, il sangue risulta essere il veicolo preferenziale di trasmissione. Sono più rare le infezioni derivanti dal contatto delle mucose con altri liquidi corporei infetti.

Se pensi di aver tenuto un comportamento a rischio, contatta tempestivamente il tuo medico di fiducia.

Sintomi dell’epatite B

L’epatite B può essere asintomatica. Si tratta di una situazione insidiosa, che nasconde diverse problematiche. Innanzitutto, l’inconsapevolezza di essere potenziale portatore dell’infezione può indurre la messa in atto di comportamenti a rischio e, inoltre, l’assenza di manifestazioni cliniche evidenti potrebbe mascherare il contagio e ridurre la probabilità che l’individuo si accorga di aver contratto la patologia. In questo caso, se l’infezione cronicizzasse, si manifesterebbe una patologia clinicamente evidente solo ad uno stadio già avanzato.

Quando i sintomi dell’epatite B si manifestano, lo fanno generalmente dopo un periodo di incubazione. I sintomi principali comprendono:

  • stanchezza;
  • dolore addominale;
  • malessere generalizzato;
  • febbre;
  • mancanza di appetito o diarrea.

Si tratta di una sintomatologia riconducibile anche ad altre infezioni virali, come stati influenzali, gastroenteriti e altre epatiti virali. Dopo qualche giorno, possono comparire segnali più specifici, come l’ittero, che si manifesta come una colorazione giallastra della pelle o della parte bianca dell’occhio a causa dell’elevata concentrazione di bilirubina nel sangue. Inoltre, le urine possono diventare scure e le feci più chiare.

I sintomi si risolvono in genere dopo qualche mese. La persistenza dei sintomi deve far pensare ad una cronicizzazione della patologia che può portare a serie complicazioni, come la cirrosi epatica, la co-infezione da virus dell’epatite D, problemi renali, aumento della probabilità di sviluppare cancro al fegato o infiammazione dei vasi sanguigni. I sintomi possono manifestarsi anche dopo molti anni dal contagio. L’epatite cronica può trasformarsi in cirrosi epatica nel 20% circa dei casi, già nell’arco di 5 anni, mentre nei paesi a elevata endemia, l’infezione cronica da HBV è responsabile del 90% degli epatocarcinomi.

La diagnosi di epatite B

Per diagnosticare l’epatite B si effettuano dei test su un campione di sangue, che consentono la rilevazione degli anticorpi (anti-HBc, anti-HBs, anti-HbeAg) che l’organismo produce in risposta al virus, per provare a combatterlo ed eliminarlo. Possono essere anche presenti nel sangue porzioni del virus stesso (HbsAg, HbeAg, HBV-DNA).

La sierologia dell’epatite B è molto complicata, ma un consulto con il tuo medico di fiducia può aiutarti a capire la tua condizione. La positività ai test può essere causata da un’infezione in corso, oppure segnalare un precedente contatto con il virus, che può aver lasciato o meno conseguenze rilevanti sull’organismo. Alcuni marcatori ematici diventano positivi a seguito della vaccinazione: questo non significa che hai contratto il virus dell’epatite B ma che il tuo corpo è pronto ad affrontarlo nel caso in cui entrassi in contatto.

Come si cura l’epatite B?

Per impostare una corretta terapia contro l’epatite B è indispensabile consultare il proprio medico di fiducia nel caso in cui comparissero sintomi sospetti, anche se di lieve entità o nel caso in cui si sia tenuti comportamenti a rischio. Le diverse manifestazioni dell’infezione da epatite B comportano diverse terapie.

Quando si teme un recente contagio da parte di HBV, bisogna rivolgersi nel più breve tempo possibile a un medico. Solo un professionista potrà decidere, infatti, di intraprendere trattamenti d’emergenza, che possano cercare di impedire la proliferazione virale e lo sviluppo della patologia.

Ad esempio, entro le 48 ore dalla potenziale infezione (e generalmente al massimo una settimana dopo) possono essere somministrati una dose di vaccino (seguita dagli opportuni richiami nei mesi successivi) oppure delle immunoglobuline anti-epatite B, anticorpi specifici contro il virus HBV che offrono una protezione di breve durata, in attesa che il vaccino faccia effetto e il corpo sviluppi autonomamente i suoi anticorpi.

Quando si sviluppa un’infezione acuta da HBV è possibile eseguire delle terapie di supporto per aiutare l’organismo a superare la patologia, ma non esistono terapie mirate. Sarà fondamentale verificare, a distanza di qualche mese, se l’infezione è cronicizzata. In quest’ultimo caso è indispensabile iniziare quanto prima una terapia mirata sotto stretto controllo di un medico specializzato in epatologia, che punti a ridurre il rischio di sviluppare futuri danni al fegato.

Nel caso in cui l’infezione cronicizzi, è possibile utilizzare il Peg-interferon alfa-2a, che per anni è stato l’unica opzione terapeutica. Oggi viene utilizzato con minor frequenza, poiché non è particolarmente ben tollerato e causa spesso effetti indesiderati, come la comparsa di disturbi simili a quelli influenzali. Tuttavia, il farmaco riesce a stimolare efficacemente il sistema immunitario.

Un’alternativa valida è il trattamento con nuovi farmaci antivirali, sempre più evoluti, che presentano comunque alcuni effetti collaterali, ma che sono meglio tollerati rispetto al Peg-interferon alfa-2a. La loro funzione è quella di bloccare la replicazione del virus, anche se spesso non conducono alla sua completa eliminazione. Per questo motivo, la cura potrebbe dover proseguire per tutta la durata della vita del soggetto. Tenendo sempre sotto controllo i valori ematici è possibile comprendere lo stato dell’infezione ed eseguendo gli opportuni controlli, è possibile monitorare le condizioni del fegato.

Come prevenire l’epatite B?

Fra le precauzioni adottare, per prevenire efficacemente il rischio di contagio da HBV, ci sono:

  • evitare rapporti sessuali non protetti con partner di cui non sia noto lo stato sierologico;
  • evitare la condivisione di aghi, oggetti taglienti o strumenti in cui possono rimanere tracce di sangue (spazzolini, rasoi, strumenti per la manicure etc);
  • verificare sempre l’uso di strumenti sterili quando si eseguono tatuaggi o piercing e controllare lo stato di igiene dei locali;
  • verificare le condizioni igienico-sanitarie degli studi medici e dentistici o dei centri estetici dove ci si sottopone a cure e trattamenti;
  • consultare il medico se si ha intenzione di avere un figlio, per impostare gli opportuni controlli.

Chi ha contratto il virus deve astenersi da qualunque tipo di attività che possa mettere a rischio la salute altrui ed è tenuto a informare sempre il personale medico o infermieristico prima di sottoporsi a qualsiasi procedura. Un valido strumento di prevenzione è, inoltre, il vaccino contro l’epatite B.

Il vaccino contro l’epatite B

La vaccinazione contro l’epatite B prevede la somministrazione, attraverso delle iniezioni, di 3 dosi di vaccino a distanza di un mese tra la prima e la seconda e di sei mesi tra la prima e la terza. Per i neonati e i bambini in Italia è obbligatoria dal 1991, mentre è consigliata ai soggetti che sono a stretto contatto con persone infette o sono a rischio contagio.

Il vaccino anti epatite B non contiene il virus, ma solo alcune delle sue porzioni e ha un ottimo profilo di sicurezza. In Italia i nuovi casi di epatite B sono diminuiti nel corso degli ultimi decenni, soprattutto grazie all’introduzione della vaccinazione, nonché a una maggiore consapevolezza dei rischi e dei metodi di prevenzione dell’infezione.

È possibile non sviluppare una protezione efficace nei confronti di HBV a seguito della vaccinazione. Per questo motivo tutte le persone a rischio, anche se vaccinate, dovrebbero controllare periodicamente il proprio stato sierologico ed, eventualmente, procedere ad un nuovo richiamo.

Fonti bibliografiche

FAQ

Come si trasmette l'epatite B?

HBV è presente in tutti i fluidi corporei, ma in ognuno di essi ha una diversa concentrazione e presenta diversi rischi di trasmissione. Il contatto con il sangue di una persona infetta o i rapporti sessuali non protetti risultano essere a rischio.

Come eliminare l'epatite B?

L’infezione acuta da epatite B viene generalmente risolta dal sistema immunitario, che elimina il virus in qualche mese. Se l’infezione cronicizza può essere trattata con farmaci specifici, come il Peg-interferon alfa-2a o antivirali mirati.

Come sapere se si è vaccinati per l'epatite B?

È sufficiente controllare il proprio libretto sanitario o eseguire, sotto consiglio del proprio medico curante, una serie di esami ematici.