Epatiti virali e virus F e G

Tra le cause principali di epatite, le infezioni virali possono causare danni epatici e alterazioni sistemiche, anche permanenti.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’epatite virale è un’infiammazione delle cellule epatiche causata da un’infezione virale. Pur avendo quadri clinici simili, le epatiti virali differiscono per i virus responsabili, la distribuzione epidemiologica e i meccanismi immunopatogenetici. In Italia, le epatiti virali sono soggette a notifica obbligatoria a causa della loro rilevanza e frequenza.

Esistono diversi tipi di epatite virale:

  • Epatite A: generalmente acuta e non cronicizza. Si manifesta con sintomi simil-influenzali, ittero, nausea, vomito, stanchezza e dolore addominale. La trasmissione avviene per via oro-fecale.
  • Epatite B: può causare sintomi simili all’epatite A, ma può cronicizzare nel 5% dei casi, portando a cirrosi, carcinoma epatico e insufficienza epatica. La trasmissione avviene tramite sangue e fluidi biologici infetti.
  • Epatite C: cronicizza nel 60-85% dei casi. La malattia acuta è spesso asintomatica, e la diagnosi avviene spesso anni dopo l’infezione. Può causare cirrosi, epatocarcinoma e insufficienza epatica. La trasmissione è simile a quella dell’epatite B.
  • Epatite D (delta): coinfetta o superinfetta i portatori del virus B, cronicizzando in molti casi. La trasmissione avviene attraverso le stesse vie dell’epatite B.
  • Epatite E: simile all’epatite A, ma con una maggiore incidenza in regioni con scarse condizioni igienico-sanitarie.

Sintomi e diagnosi delle epatiti virali

I sintomi comuni dell’epatite virale includono:

La diagnosi si basa su esami ematici per valutare la funzionalità epatica, analisi per rilevare la presenza dei virus o degli anticorpi diretti contro questi agenti infettivi e altre indagini per valutare lo stato di salute generale dell’organismo e l’eventuale interessamento di altri organi.

Prevenzione delle epatiti virali

Uno stile di vita sano, una dieta equilibrata e la vaccinazione per l’epatite A e B sono fondamentali per la prevenzione. Evitare l’alcol, adottare pratiche igieniche rigorose e affidarsi a professionisti certificati per piercing e tatuaggi riducono significativamente i rischi di infezione.

Trattamenti delle epatiti virali

  • Epatite A: non richiede trattamenti specifici, ma si basa sul riposo e sulla gestione dei sintomi. Il decorso è generalmente benigno.
  • Epatite B: l’infezione acuta spesso non richiede trattamenti specifici, mentre la forma cronica necessita di antivirali per controllare la replicazione virale.
  • Epatite C: i nuovi farmaci antivirali per via orale possono eliminare completamente il virus in otto settimane. Nei casi più gravi, può essere necessario un trapianto di fegato.

L’epatite virale, sebbene possa avere conseguenze gravi, è prevenibile e gestibile con una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato. La vaccinazione, l’adozione di stili di vita sani e l’attenzione alle pratiche igieniche sono strumenti essenziali per ridurre la diffusione e l’impatto di questa malattia.

Epatite F: cos’è

La difficoltà nel determinare l’eziologia di molti casi di epatite fulminante ha portato a ipotizzare l’esistenza di un virus appartenente alla famiglia dei Togavirus, denominato Virus dell’Epatite F. Tuttavia, i primi rapporti su questa ipotesi non sono stati confermati da ulteriori ricerche. Di conseguenza, ad oggi non è stato identificato nessun virus specifico come causa dell’epatite F, e non è necessario effettuare alcun test specifico per la ricerca di questo virus.

Epatite G: cos’è

L’epatite G rappresenta un virus affascinante nel panorama delle infezioni epatiche. Tra il 1995 e il 1996, due gruppi di ricerca indipendenti hanno isolato e sequenziato due virus da pazienti con epatite, chiamati rispettivamente HGV e GBV-C. Analisi successive hanno rivelato che questi due virus sono praticamente identici. Si tratta di virus a RNA a singolo filamento e a senso positivo, correlati a distanza con il virus dell’epatite C (HCV).

Rilevazione e trasmissione delle epatiti F e G

Inizialmente, la rilevazione del virus era possibile solo tramite RT-PCR, ma è stato successivamente sviluppato un test immunologico per gli anticorpi contro la proteina dell’involucro virale E2, l’unica regione immunoreattiva. La presenza di RNA del virus HGV indica un’infezione in corso, mentre la rilevazione di anticorpi anti-HGV E2 indica un’infezione passata.

Il virus si trasmette facilmente tramite trasfusioni di sangue, con un tasso di portatori del 2-5% nella popolazione generale, superiore a quello di altri virus trasmissibili per via ematica, suggerendo l’esistenza di altre vie di trasmissione. Studi hanno mostrato l’importanza della trasmissione sessuale. Inoltre, i partner di pazienti con HCV e HGV mostrano un tasso di infezione con HGV (42%) superiore rispetto a HCV (14%).

Caratteristiche cliniche dell’epatite G

Nonostante l’efficienza della trasmissione, ci sono poche prove che il virus dell’epatite G provochi malattie epatiche significative, nonostante la persistenza della viremia (particelle virali nel sangue). Il virus si ritrova spesso in coinfezioni con altri virus, come l’epatite C e B e l’HIV, ma è stato riscontrato anche in bambini sani.

Non è emersa nessuna associazione provata con epatite fulminante, malattia epatica cronica o epatite post-trapianto. Il tasso di remissione spontanea è basso e finora non ci sono evidenze che il virus sia dannoso, questo rende non necessario eseguire un test specifico per questo virus.

Transfusion Transmissible Virus (TTV)

Il TTV è un virus associato all’epatite post-trasfusione di sangue. Questo virus a DNA a singolo filamento e non rivestito si ritrova frequentemente nei pazienti con frequente esposizione parenterale. Come l’HGV, il TTV si trasmette efficacemente da madre a figlio, con infezioni persistenti a lungo termine.

Studi e coinfezioni

Il TTV si ritrova spesso in associazione con l’epatite B (13%), l’epatite C (16%), l’epatite A (5%) e l’epatite E (20%), ma non c’è correlazione tra coinfezione, titolo del TTV e danno epatico, suggerendo che il TTV potrebbe non avere un ruolo patologico. Uno studio condotto a Taiwan ha trovato un’alta prevalenza di infezione da TTV sia in bambini sani che in quelli con malattie epatiche, suggerendo che il TTV potrebbe essere trasmesso precocemente nella vita tramite mezzi non parenterali e che non abbia relazione con lo sviluppo di malattie epatiche.

Nonostante ulteriori studi siano necessari, attualmente ci sono poche prove a supporto di un ruolo patologico del TTV, pertanto non è necessario che i pediatri testino questo virus nei pazienti.

Sebbene questi virus rappresentino un campo affascinante di studio, le attuali evidenze non giustificano la necessità di test di routine per hepatitis F, G e TTV. Continuare la ricerca è fondamentale per comprendere meglio la loro epidemiologia e potenziale impatto sulla salute umana.

Fonti bibliografiche:

  • Epicentro. Epatite E.
  • Humanitas. Epatite virale.
  • Kelly D, Skidmore S. Hepatitis C-Z: recent advances. Arch Dis Child. 2002 May;86(5):339-43.