Epatite A: sintomi, cause, vaccino e prevenzione

Con il termine “epatite” si identifica una categoria di patologie che colpiscono il fegato. Ecco quel che c’è da sapere sull’epatite A

Foto di Federico Beretta

Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’epatite A è un’infezione virale che colpisce il fegato. A scatenare l’epatite A è il virus HAV, un picornavirus, particolarmente contagioso, nonché molto resistente sia alle alte temperature, sia agli ambienti acidi.

Si tratta di una delle numerose tipologie di epatiti virali (esistono anche l’epatite B, C, D ed E), ossia malattie infettive che possono infiammare il fegato e compromettere le sue funzionalità. Il graduale miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie in Italia e in Europa ha permesso un netto calo delle infezioni da epatite A soprattutto in età infantile e, inoltre, secondo i dati elaborati dal Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute (SEIEVA), i casi di epatite A si sono notevolmente ridotti negli ultimi anni, probabilmente come effetto riflesso di una maggiore attenzione al contagio, resasi necessaria dalla crisi pandemica da Covid-19.

Cause dell’epatite A: le modalità di contagio

La diffusione del virus dell’epatite A avviene principalmente per via oro-fecale, ma sono numerose le vie attraverso cui il virus può entrare nell’organismo e diffondersi, andando poi a localizzarsi a livello del fegato, minandone la salute. Quali sono le principali vie di trasmissione?

  • L’ingestione di cibo contaminato: è sufficiente il contatto con una piccola quantità di feci infette per scatenare il contagio. Il virus resta infatti presente all’interno delle feci per circa 7/10 giorni prima del manifestarsi dei sintomi della malattia e vi permane fino a una settimana dopo la loro scomparsa.
    Spesso il lavaggio degli alimenti con acqua contaminata da materiale fecale può essere fonte di diffusione dell’epatite A. Gli alimenti più esposti a rischio di contaminazione sono frutta, verdura, frutti di mare, ghiaccio e acqua. Spesso il cibo viene manipolato in condizioni igienico-sanitarie non idonee, oppure il contagio può avvenire per il consumo diretto di acqua o cibi crudi o semi-crudi, specialmente se si tratta di molluschi pescati da acque contaminate da scarichi fognari.
  • L’epatite A si può contrarre anche attraverso i rapporti sessuali con persone infette o esponendosi a situazioni di promiscuità.
  • Sono stati raramente registrati anche casi di contaminazione da sangue infetto, anche se il virus resta presente nel sangue solamente per pochi giorni.

Ovviamente, i viaggi in zone endemiche aumentano esponenzialmente il rischio di contagio e il soggiorno in aree a rischio richiede particolari precauzioni, sia prima della partenza, sia durante il soggiorno.

Sintomi dell’epatite A

Il virus dell’epatite A ha un tempo di incubazione di circa 15 – 50 giorni, durante la quale il soggetto è già contagioso. Presenta una fase sintomatica che perdura da 2 a 10 settimane circa, anche se in soggetti particolarmente fragili i problemi possono protrarsi anche per diversi mesi. Il decorso della patologia è tendenzialmente favorevole e l’infezione ha generalmente un esito benigno.

I sintomi dell’epatite A si manifestano quindi dopo diverse settimane dal contagio e i più comuni sono:

  • affaticamento;
  • nausea e vomito;
  • dolore addominale in prossimità del fegato;
  • mancanza di appetito;
  • lieve febbre;
  • dissenteria;
  • urina di colore scuro;
  • dolori muscolari e articolari;
  • prurito;
  • colorito giallognolo di pelle e delle sclere degli occhi (ittero dovuto a un elevato accumulo di bilirubina nel sangue).

Se si presentano questi sintomi, è bene rivolgersi tempestivamente al proprio medico di fiducia che consiglierò delle analisi del sangue per verificare la presenza del virus.

Sono molto frequenti le forme asintomatiche di epatite A, specialmente nei bambini, che nel 70% circa dei casi affrontano l’infezione senza manifestazioni cliniche evidenti e senza conseguenze, costituendo però un rischio per la trasmissione dello stesso ad altri soggetti.

La guarigione dal virus è spontanea e nessuna forma di epatite A può diventare cronica o rendere il soggetto portatore sano del virus HAV. Si tratta, quindi, di una patologia che costituisce un rischio prevalentemente nei soggetti fragili e negli anziani che presentano comorbidità. Le forme più gravi possono trascinarsi per diverso tempo ed esistono anche rare forme fulminanti di epatite A: il virus è letale nello 0,1% – 0,3% dei casi, con picchi dell’1,8% negli individui over 50.

Fortunatamente, una volta guariti, non si è più a rischio dal momento che sono stati prodotti gli anticorpi al virus: chi ha contratto l’epatite A ed è guarito, resta immunizzato dal virus per tutta la vita. Esiste, tuttavia, un rischio di nuova infezione nei soggetti che, per qualche motivo, diventano immunodepressi. Nei paesi in cui la malattia è endemica sono molti i bambini asintomatici e gli adulti immunizzati permanentemente dal virus a causa di una pregressa infezione. Invece, nei paesi con le condizioni igieniche migliori sono più rari i contagi, ma più frequenti i casi sintomatici, soprattutto negli adulti che incontrano il virus per la prima volta.

Come si diagnostica l’epatite A?

La diagnosi dell’epatite A si effettua attraverso semplici esami del sangue o delle feci, oppure, nella fase sintomatica, attraverso una visita medica specialistica. Gli esami ematici valuteranno lo stato di funzionamento generale dell’organismo, con particolare interesse su quei valori legati al funzionamento o al danno epatico. Inoltre, è possibile ricercare la presenza di anticorpi IgM contro il virus HAV per valutare l’eventuale incontro recente con il virus. Grazie a queste analisi, è possibile diagnosticare correttamente la patologia e impostare il trattamento adeguato.

Epatite A, la cura

L’epatite A generalmente guarisce da sola, senza bisogno di trattamenti specifici e senza lasciare danni permanenti al fegato, talvolta nel giro di qualche settimana, altre volte nel corso di qualche mese.

Per curare l’epatite A non esistono farmaci specifici, ma solamente una serie di trattamenti di supporto che possono alleviarne i sintomi e favorire la ripresa tempestiva dell’organismo. È ovviamente necessario monitorare il decorso della malattia e tenere sotto controllo il paziente, adottando alcuni comportamenti che possono migliorarne le condizioni:

  • Si consigliano riposo, una corretta alimentazione e una continua idratazione, fattori che possono facilitare la sconfitta del patogeno;
  • è una buona idea evitare le attività fisiche troppo intense perché tra i sintomi della malattia c’è un forte affaticamento;
  • per facilitare l’assunzione di cibo nonostante la nausea è possibile fare più piccoli pasti durante la giornata;
  • durante la convalescenza è bene non sollecitare il fegato assumendo alcool o farmaci non indispensabili.

Epatite A: vaccino, precauzioni e prevenzione

Una scrupolosa igiene personale è molto utile per prevenire l’infezione. Esistono alcune linee guida generali che possono aiutare a prevenire un eventuale contagio e mettere al sicuro da contatti indesiderati con il virus HAV.

Quali norme igieniche e buone pratiche quotidiane possono contribuire ad abbassare il rischio?

  • Lavarsi con attenzione le mani dopo essere stati in bagno e dopo le pratiche di igiene intima, specialmente se ci si accinge a lavare cibi o manipolare alimenti.
  • Evitare rapporti intimi con persone contagiate o a rischio di contagio.
  • Stare attenti a quel che si mangia e beve in situazioni potenzialmente rischiose, ricordando che il virus viene neutralizzato cuocendo i cibi infetti, ma non congelandoli.
  • Evitare di consumare frutti di mare crudi di dubbia provenienza.
  • Lavare con accuratezza e con acqua non contaminata la frutta e la verdura, prima di consumarla.
  • Evitare di bere acqua sospetta, di pozzo o dalla provenienza non sicura.

Inoltre, chi ha già contratto il virus, per non contagiare gli altri, deve astenersi dai rapporti sessuali, lavarsi accuratamente le mani dopo essere stato in bagno e non toccare mai cibo destinato ad altre persone.

Il vaccino contro l’epatite A

Il vaccino contro il virus HAV è considerato una strategia efficace per evitare le complicanze di questa infezione che, seppur spesso asintomatica e benigna, nasconde potenziali esiti fatali, specialmente nei soggetti fragili, quali anziani e persone con altre patologie (soprattutto se coinvolgono il fegato).

Il vaccino è generalmente ben tollerato, sicuro e garantisce un’ottima prevenzione del contagio, qualunque sia l’età in cui viene inoculato. L’efficacia si aggira tra il 95 e il 100% e chi è stato vaccinato contro l’epatite A contrae raramente l’infezione e ancora più raramente manifesta i sintomi più gravi della malattia.

Come funziona il vaccino contro l’HAV? Il preparato viene somministrato per via intramuscolare e in Italia è disponibile in due versioni: monovalente oppure combinata con il vaccino anti-epatite B. Il vaccino prevede due somministrazione: con la prima dose di vaccino (attiva dopo 2-3 settimane) si è protetti per circa un anno, con la seconda (da assumere dopo indicativamente tra i 6 e i 18 mesi dalla prima) per circa 10 anni.

La vaccinazione è sempre consigliata, ma è raccomandata soprattutto nei soggetti a rischio. Chi  dovrebbe rivolgersi al proprio medico per chiedere di essere vaccinato?

  • Chi è a contatto con chi ha contratto il virus, per esempio il personale medico o i familiari di soggetti con epatite A.
  • Chi viene esposto a cibi e bevande contaminati, per le più diverse ragioni.
  • Chi viaggia in Paesi dove le condizioni igieniche sono precarie e l’epatite A è endemica (il vaccino fa parte, infatti, della normale profilassi per chi deve fare dei viaggi in aree geografiche dove il rischio di contagio è alto).
  • Chi è affetto da malattie epatiche croniche al fegato ed è più esposto a contrarre forme gravi di epatite A, con una letalità più elevata.

La vaccinazione viene spesso offerta in forma gratuita a diverse categorie di soggetti, tra cui  chi presenta epatopatie croniche, chi fa uso di droghe, i bambini che devono viaggiare in zone dove l’HAV è endemico, a coloro che hanno partner sessuali multipli e/o occasionali, chi lavora nella catena alimentare ed è opportuno preservi la sua salute e quella dei consumatori.

Fonti bibliografiche

FAQ

Come si contrae l'epatite A?

Il virus dell’epatite A si contrae per via oro-fecale, tramite il contatto con feci infette o l'ingestione di alimenti contaminati. Possibile anche la trasmissione sessuale e rara quella tramite sangue infetto.

Come si trasmette l'epatite A?

Il virus dell’epatite è presente nelle feci del paziente infetto da circa 7/10 giorni prima dei sintomi, fino a una settimana dopo la loro scomparsa. Basta il contatto con una piccola quantità di feci infette per scatenare il contagio.

Come fare il vaccino per l'epatite A?

Il vaccino contro il virus HAV è consigliato a: bambini, soggetti con patologie epatiche croniche, personale sanitario e impiegati nella catena alimentare. È sufficiente rivolgersi al proprio medico per ricevere istruzioni.

Quanto dura il vaccino per l'epatite A?

La prima dose di vaccino è attiva già dopo 2-3 settimane e lascia protetti per circa un anno. Con la seconda dose, da assumere tra i 6 e i 18 mesi dalla prima, si prolunga l’immunità per circa 10 anni.