Biofilia, che cos’è e perché ci fa bene passeggiare nella natura

Passeggiare nella natura fa bene al cervello e alla psiche, aiuta la memoria e la concentrazione: i vantaggi della biofilia

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 3 Marzo 2025 15:28

Siamo immersi in un mondo di connessioni. Ogni giorno ci colleghiamo attraverso lo smartphone, il tablet o il PC virtualmente. O magari parliamo con le persone, interagiamo con la realtà, ci informiamo. Ma c’è un’interazione di cui forse non ci rendiamo conto, o meglio la percepiamo quando ci troviamo immersi nella pace di un parco o all’interno di un bosco. E ci fa star bene. Perché in questi casi entriamo nel mondo della biofilia, ovvero creiamo una vera e propria connessione con la natura che ci circonda.

I vantaggi per il cervello

Passeggiare nella natura, evitando di portare le mani a smartphone e simili e liberando il cervello dai pensieri, rappresenta un salvacondotto per la salute di corpo e mente. Lo dimostra una ricerca coordinata da Amy McDonnell e David Strayer dell’Università dello Utah, apparsa qualche tempo fa su Scientific Reports.

Lo studio rivela come una camminata in ambienti naturali, senza troppi rumori di fondo, porti a benefici dimostrabili per il sistema nervoso, non correlati all’attività fisica ma proprio all’ambiente. Ed è un vantaggio davvero unico, visto che le stesse situazioni non paiono rivelarsi quando si cammina o magari si corre lungo le vie urbane.

Gli esperti americani hanno impiegato l’elettroencefalografia (EEG), che registra l’attività elettrica nel cervello con piccoli dischi attaccati al cuoio capelluto, per misurare la capacità di attenzione dei partecipanti. E sono arrivati a vedere che davvero, come conclude lo studio e come riporta una nota dell’ateneo, “una passeggiata nella natura potenzia alcuni processi di controllo esecutivo del cervello ben oltre i benefici associati all’esercizio fisico”.

Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno proposto a due gruppi di persone, una novantina in tutto, di fare una passeggiata di una quarantina di minuti: per metà, la camminata si è svolta in un bosco di alberi, per gli altri sull’asfalto della strada. All’inizio e alla fine del controllo si è fatta la rilevazione elettroencefalografica, previa somministrazione di test ripetuti tali da esaurire le riserve di attenzione dei partecipanti prima di eseguire un controllo su misura standardizzato scientificamente del parametro.

Risultato: chi aveva camminato nella natura ha mostrato un miglioramento nell’attenzione esecutiva, mentre i passeggiatori in ambiente urbano no. Insomma, l’ambiente in cui si fa attività fisica pesa. Eccome.

Ci si concentra di più

Per capire cosa accade, si possono andare a rivedere le mappe disegnate nello studio attraverso l’elettroencefalogramma. Gli studiosi hanno concentrato le ricerche su particolari funzioni: allerta, orientamento e controllo esecutivo. Quest’ultimo si determina nella corteccia prefrontale del cervello, un’area critica per la memoria di lavoro, il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e il coordinamento di compiti disparati. E proprio questa funzione appare particolarmente sollecitata durante la passeggiata nel verde, con impatto sulle capacità di concentrazione.

Infatti mentre i risultati dell’esame e dei compiti di attenzione non hanno mostrato molta differenza in termini di vigilanza e orientamento tra coloro che camminavano in giardino e sull’asfalto, il controllo esecutivo è nettamente migliorato nella natura.

Abituiamoci a percepire i suoni

La passeggiata nel verde può favorire anche il benessere della psiche. E non solo perché muoviamo le gambe e sfruttiamo i benefici dell’attività fisica. davvero incidere sul nostro cervello, aiutandolo. Con un’azione positiva e rinvigorente anche sulla psiche. E non soltanto per il movimento più o meno veloce delle gambe nella natura. Ad aiutarci sarebbe anche la presenza di suoni, rumori e colori che non siamo abituati a vedere nelle strade di città.

Ce lo ricorda ancora una volta uno studio apparso su Scientific Reports, che addirittura identifica nel canto degli uccellini tipico del risveglio primaverile un fattore chiave per farci sentire meglio. La ricerca degli studiosi del King’s College di Londra ha associato le risultanze di elementi naturali come il canto e lo svolazzare degli uccelli, con quanto riportato grazie alla App per smartphone Urban Mind, indicando un collegamento diretto tra la percezione visiva o uditiva della fauna svolazzante con un tono dell’umore migliore.

Quasi 1300 persone hanno valutato il loro stato psicofisico nel corso di oltre tre anni, giungendo ad oltre 26.000 valutazioni con l’app Urban Mind, sviluppata dal King’s College dagli architetti paesaggisti J&L Gibbons e dalla fondazione artistica Nomad Projects. L’app ha chiesto ai partecipanti tre volte al giorno se potevano vedere o sentire gli uccelli.

Poi ha posto loro specifiche domande sul benessere mentale per consentire ai ricercatori di stabilire un’associazione tra i due e di stimarne la durata. Risultato? A prescindere dall’ambiente, i suoni della natura sotto forma di cinguetti sono risultati associati al benessere psicologico maggiore. Consiglio finale? Buona passeggiata. Ed evviva la biofilia.