Casa Savoia, la lunga contesa per un trono che non c’è più

Da una parte Emanuele Filiberto e dall'altra il cugino Aimone, i due rami di Casa Savoia sono in conflitto dalla morte di Umberto II, avvenuta oltre 40 anni fa.

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Gilda Faleri

Royal editor

Royal Watcher toscana laureata in comunicazione. Conduce un programma TV dedicato alle famiglie reali e ha fondato uno dei primi blog italiani a tema royals.

Un trono che non c’è più ma conteso da due pretendenti. Così potrebbe essere riassunta la storia che vede protagonisti i due rami di Casa Savoia. La disputa dinastica fra Amedeo e Vittorio Emanuele di Savoia, che oggi vede in contrasto i figli Aimone da una parte ed Emanuele Filiberto dall’altra, è sempre stata molto complicata. Inoltre, essendo vista come una questione teorica data la effettiva mancanza di un regno, è spesso resa discutibile da tesi contrastanti non verificate.

Il problema nasce a causa di un matrimonio celebrato senza il consenso regio: l’unione tra Vittorio Emanuele e Marina Doria. Lei borghese, senza discendenza nobiliare, campionessa di sci nautico ed erede della famiglia di origini genovesi stabilitasi in Svizzera, i Doria, sposò il principe con rito civile a Las Vegas nel 1970 e l’anno successivo a Teheran con cerimonia religiosa. L’ultimo Re d’Italia, Umberto II, padre dello sposo, non era presente a nessuna delle due cerimonie e non aveva dato il consenso alle nozze.

La successione in Casa Savoia era regolata da tre disposizioni fondamentali: la primogenitura, l’applicazione della legge salica – quindi la successione maschile – e l’assenso del re o del capo del Casato ai matrimoni degli eredi.

I Savoia

Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto sono rispettivamente il figlio e il nipote dell’ultimo Re d’Italia, Umberto II, e della moglie Maria José. Fino all’abolizione, nel 2002, della tredicesima disposizione della Costituzione che vietava il rientro in Italia dei discendenti maschi di Casa Savoia, sono rimasti in esilio in Svizzera. Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto, da sempre, sostengono di essere a capo della famiglia reale dei Savoia in quanto discendenti legittimi dell’ex Re. Emanuele Filiberto è un personaggio televisivo e imprenditore nel settore food; nel 2003 ha sposato l’attrice francese Clotilde Courau e la coppia ha due figlie: Vittoria e Luisa.

Maria Pia di Savoia, Emanuele Filiberto, la moglie Clotilde Courau, e le figlie, Vittoria e Luisa, alla camera ardente per Vittorio Emanuele di Savoia
Fonte: Getty Images
Maria Pia di Savoia, Emanuele Filiberto, la moglie Clotilde Courau, e le figlie, Vittoria e Luisa, alla camera ardente per Vittorio Emanuele di Savoia

I Savoia-Aosta

Amedeo e Aimone sono i discendenti del ramo cadetto della famiglia, i Savoia-Aosta. Amedeo è nato a Firenze ed è vissuto sempre in Toscana dove si è occupato della sua azienda vinicola fino alla sua morte, avvenuta nel 2021. Nel luglio 1944, a soli 10 mesi venne internato nel campo di concentramento di Hirschegg, in Austria, dove rimase fino al maggio 1945 insieme alla madre Irene di Grecia, alla zia e alle cugine.

Il figlio Aimone, che ha lo stesso nome del nonno, ha lavorato molti anni in Russia per la Pirelli e adesso è tornato in Italia occupando la posizione di vicepresidente senior per gli affari istituzionali nella stessa azienda. Ha sposato Olga di Grecia e la coppia ha tre figli: Umberto, Amedeo e Isabella.

Aimone di Savoia-Aosta con la moglie Olga di Grecia
Fonte: Getty Images
Aimone di Savoia-Aosta con la moglie Olga di Grecia

Fino al 1983, anno di morte di Umberto II, il problema della discendenza non è emerso dato che era lui il capo di Casa Savoia, ma negli anni seguenti si sono acutizzati i dissapori. Sulle scelte e le volontà dell’ultimo Re d’Italia si fonda la rivendicazione di Capo del Casato da parte del ramo dei Savoia-Aosta.

Il matrimonio senza il consenso dell’ex Re

Umberto II non autorizzò le nozze di Vittorio Emanuele e Marina Doria, anzi, era contrario, e sono in molti a sostenere che non riconobbe mai come erede il loro figlio Emanuele Filiberto, pur amandolo in quanto nipote. In base al regolamento, Vittorio Emanuele e il figlio avrebbero quindi perso ogni diritto di successione.

Secondo Amedeo questo è stato il punto fondamentale che lo avrebbe reso legittimo capo dei Savoia. Invece, secondo Vittorio Emanuele, essendo abolita la monarchia nel 1946, sono decadute anche le disposizioni in fatto di matrimoni reali, che quindi non possono essere regolati. Il fatto stesso che a lui e a suo figlio, e non ad Amedeo d’Aosta, sia stato imposto fino al 2002 l’esilio, li ha automaticamente riconosciuti come successori di Umberto. Proprio per legittimarlo come suo erede, Vittorio Emanuele sosteneva che Umberto aveva conferito a Emanuele Filiberto il titolo di principe di Venezia, anche se non ci sono documenti ufficiali in merito.

Il rientro in Italia dei Savoia: Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto e Marina Doria a Napoli nel 2003
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Il rientro in Italia dei Savoia: Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto e Marina Doria a Napoli nel 2003

Secondo Maria José, detta la regina di maggio, Umberto non si era mai espresso a favore di Amedeo e considerava Emanuele Filiberto il suo legittimo erede. Allo stesso tempo, è stato detto da più fonti e riportato nel libro di Luciano Regolo – Maria José. Regina indomita, Edizioni Ares – che Maria José ha sempre provato ad aiutare Umberto e il figlio Vittorio Emanuele a costruire un rapporto, cercando di tenere nascosta al pubblico la delusione dell’ex Re nei confronti del figlio per tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto.

Il dilemma del sigillo

Umberto avrebbe deciso di farsi seppellire con il sigillo reale, simbolo di autorità regale, adottato da Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia e solitamente trasmesso dal re al suo successore. Una decisione che forse sarà possibile verificare sabato, al funerale di Vittorio Emanuele, e che potrebbe essere smentita qualora venisse posto il sigillo sopra la bara come era uso fare in passato. Per i sostenitori dei Savoia-Aosta, la decisione di Umberto confermerebbe la sua volontà di non avere come successore il figlio Vittorio Emanuele.

L’incontro scontro

Il rapporto tra i due cugini è sempre stato molto teso. Nel 2004, al matrimonio di Felipe e Letizia di Spagna, Vittorio Emanuele rispose al saluto di Amedeo colpendolo con un pugno, mettendo in imbarazzo tutte le teste coronate presenti. La diatriba non finisce qui, infatti, nel 2016 Vittorio Emanuele ha fatto causa ad Amedeo per l’utilizzo, secondo lui improprio, del cognome Savoia senza l’aggiunta di Aosta. Il tribunale di Arezzo nella prima sentenza ha condannato Amedeo a risarcire il cugino con 200.000 euro, ma in appello la sentenza è stata ribaltata dando ragione ad Amedeo che poteva scegliere di firmarsi Savoia o Savoia- Aosta.

Amedeo di Savoia-Aosta con il cugino Vittorio Emanuele di Savoia nel 1964
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Amedeo di Savoia-Aosta con il cugino Vittorio Emanuele di Savoia nel 1964

Una giovane erede

Nel 2019, Vittorio Emanuele ha abrogato la legge salica in favore della bellissima figlia di Emanuele Filiberto, Vittoria. La cancellazione è stata contestata da molti e non è stata ovviamente riconosciuta da Amedeo, dato che non considerava Vittorio Emanuele capo dell’antico Casato sabaudo. Oltretutto, se le regole non sono valide per quanto riguarda i matrimoni, allora non dovrebbe essere possibile nemmeno abrogarle perché in linea teorica non esistono.

Vittoria di Savoia alla sfilata Christian Dior Haute Couture
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Vittoria di Savoia alla sfilata Christian Dior Haute Couture

Nel 2021, un incontro ravvicinato tra i due rami Savoia durante il royal wedding dei Romanov è andato decisamente meglio: il principe Emanuele Filiberto di Savoia ha salutato cordialmente il principe Aimone di Savoia-Aosta. Dell’incontro sono anche uscite alcune foto che ritraggono i cugini insieme, eleganti e sorridenti.

Il futuro di Casa Savoia

Intervistato dalla rivista Oggi, l’anno successivo, il principe Aimone di Savoia ha spiegato la sua posizione: ” Per me non è importante chi sia il Capo di Casa Savoia. È invece fondamentale che venga tutelata la memoria e il ruolo della nostra dinastia nella storia d’Italia. Noi membri di Casa Savoia dovremmo cercare di instaurare una continuità tra quella che era la Monarchia e la Repubblica che oggi è l’istituzione che regge il nostro Paese. E questo nell’insegnamento di Re Umberto: l’Italia innanzitutto. Per cui questo è il nostro faro. Non c’è un regno e se qualcuno vuole disquisire su chi sia il giusto rappresentante della Casa lo faccia. A me interessa solo l’Italia e il bene del nostro Paese”.

Amedeo di Savoia-Aosta con una statua del Re Umberto I
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Amedeo di Savoia-Aosta, nel 2002, con una statua del Re Umberto I

La domanda che alla fine può sorgere dopo aver conosciuto una parte delle vicissitudini che hanno portato al contenzioso familiare è: ma per quale motivo ci sono tutte queste discussioni, con due fazioni divise, per un regno che non esiste più? La risposta sta nel prestigio di guidare una dinastia millenaria tra le più antiche d’Europa, l’essere a capo degli ordini dinastici di Casa Savoia, come ad esempio l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e avere in mano tutto ciò che gira attorno a questo mondo: rapporti, progetti e beneficenza.

Domani ai funerali di Vittorio Emanuele a Torino saranno presenti anche Aimone di Savoia e la moglie Olga, un primo segnale di distensione tra le due nuove generazioni della Casa reale.

Come suggerisce Aimone di Savoia, sarebbe un’ottima soluzione se i due principi riuscissero a trovare un accordo per portare avanti la memoria storica della Casa reale millenaria. Due re per un trono inesistente sono davvero troppi.