Morto Vittorio Emanuele di Savoia: l’amore proibito per Marina Doria

Vittorio Emanuele di Savoia è morto a 87 anni nella sua residenza di Ginevra: a darne l'annuncio è stata la sua famiglia

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Martina Dessì

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Vittorio Emanuele di Savoia è morto. Il figlio dell’ultimo Re d’Italia, nato il 12 febbraio 1937, si è spento a 86 anni (quasi 87), nella sua residenza di Ginevra. A darne l’annuncio è la sua Famiglia, che sta organizzando le esequie, mentre non sono note le cause della sua scomparsa. “Alle ore 7.05 di questa mattina, 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra. Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile”, si legge nella nota della Real Casa di Savoia.

Vittorio Emanuele di Savoia, l’amore proibito per Marina Doria

Suo padre Umberto II era contrario alla loro unione. Aveva persino cercato di dividere suo figlio Vittorio Emanuele di Savoia da colei che sarebbe diventata sua moglie, l’unica donna che gli sia rimasta veramente a fianco. Lui era determinato e a nulla valsero i tentativi di farlo fidanzare con diverse ragazze d’alto rango e provenienti dalla nobiltà italiana. Lui voleva sposare Marina Doria e così ha fatto, andando anche contro l’assenso Reale.

Era il giugno 1967 e i giornali annunciavano il suo fidanzamento con Maria Antonietta di Württemberg, figlia di un Duca e sua cugina di quarto grado. A fine giugno, il nome della futura sposa era cambiato in quello della Principessa Isabella di Savoia-Genova e cugina di secondo grado. Vittorio Emanuele non aveva voluto sentire ragioni e si era detto addirittura pronto a rinunciare al diritto di successione pur di sposare la donna che amava. Lo aveva fatto davvero nel 1970, a Las Vegas, con rito civile. Un anno dopo, a Teheran, si unirono invece con rito religioso. Senza il consenso dell’ex Re Umberto.

Il loro primo incontro risale al 1954 quando Marina Ricolfi Doria, svizzera di origini italiane, era una sciatrice nautica di grandissimo successo. Campionessa mondiale nel 1955 e nel 1957, non poteva vantare alcuna discendenza Reale, motivo per il quale Umberto II si oppose alla loro unione: il Principe ereditario non poteva sposare una donna comune. Vittorio Emanuele risolse il problema autoproclamandosi Re d’Italia dopo la rinuncia al Trono di suo padre, senza però avere un Trono né uno Stato da governare. A questo punto, fu libero concedere a Marina Doria il titolo di Duchessa di Sant’Anna di Valdieri, così da sposare una nobile.

L’esilio e la nascita di Emanuele Filiberto

Prima di poter realizzare il loro sogno d’amore, attesero 15 anni. Da 10, i Savoia erano in esilio. Il 9 maggio 1946 quando il nonno abdicò, Umberto II diventò Re e Vittorio Emanuele di Savoia Principe Ereditario, con la certezza di non poter regnare perché l’Italia era diventata una Repubblica con il referendum del 2 giugno 1946 Due anni dopo, la Famiglia Reale partì per l’esilio, facendo ritorno solo nel 2002 dopo la fine del divieto di rimpatrio.

L’amore di Vittorio Emanuele di Savoia e Marina Doria ha superato tutto e sempre insieme, a cominciare dall’avversione dalla Famiglia, poi l’esilio a Ginevra, quindi le pretese al Trono del cugino Amedeo e la nascita del loro unico figlio Emanuele Filiberto. Furono inoltre costretti a lavorare, perché il padre gli aveva negato l’appannaggio mensile per la sua ostinazione nello sposare Marina Doria.

Le vicende giudiziarie

Non sono mancate le diverse vicende giudiziarie che hanno coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia dalle quali è uscito sempre scagionato. A partire dall’episodio all’Isola di Cavallo, in Corsica, dove la Famiglia trascorreva le vacanze estive. Era il 1978 quando Dirk Geerd Hamer rimase ferito da un colpo d’arma da fuoco esploso contro dei ladri che stavano cercando di sottrarre il gommone del Principe. Hamer morì dopo alcuni mesi di agonia.

Vittorio Emanuele prima si dichiarò colpevole e poi ritrattò, fu prosciolto ma venne comunque condannato per porto abusivo d’armi. La verità non fu mai accertata, come spiega il documentario di Netflix diretto da Beatrice Borromeo. Marina Doria rimase al suo fianco nei mesi di detenzione, credendolo sempre innocente, e anche quando venne accusato di traffico internazionale d’armi. Nel 2006 venne accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, falso e sfruttamento della prostituzione ma il caso fu archiviato.

Negli anni, i due coniugi si sono avventurati in dichiarazioni che quantomeno hanno fatto sorridere, come la richiesta di risarcimento milionario per l’esilio oppure la restituzione dei beni confiscati nel 1948, oltre che dei gioielli di Famiglia rimasti in custodia alla Banca d’Italia.