Le canzoni tristi rappresentano il conforto del nostro dolore

Perché quando siamo tristi cerchiamo rifugio nelle canzoni deprimenti? È merito dell'effetto catartico che ci libera dal dolore

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La fine di una storia d’amore, un tradimento di una persona cara e le delusioni che ci provocano le persone che avevano promesso di starci accanto hanno in comune, nonostante tutto, la medesima conseguenza, quella di provocare in noi stati d’animo di infelicità e tristezza. Le reazioni di ognuno di noi, poi, sono completamente differenti, ma è giusto che sia così.

C’è chi il dolore lo affronta, a volte persino annegandoci dentro, chi, invece, indossa una maschera anche con se stesso per pur di non cedere alla sofferenza, chi cade negli eccessi, chi si butta nella mischia per dimenticare. Ma c’è una cosa che tutte queste persone condividono oltre allo stato d’animo, ed è quella di cercare conforto nelle canzoni tristi.

E lo sappiamo che è successo a tutti perché funziona esattamente così: trascorriamo le nostre giornate con il desiderio di ascoltare le canzoni più deprimenti della nostra playlist. Ma perché lo facciamo? Una scelta masochistica del nostro inconscio? Un desiderio inspiegabile di farci del male? In realtà, a fare chiarezza su questa inclinazione ci ha pensato la scienza e quello che è emerso è sorprendente.

Se è vero che quando proviamo dolore, il primo desiderio è quello di allontanare la tristezza e affaccendarci per dimenticare, è altrettanto vero che nella realtà andiamo alla ricerca delle canzoni più struggenti mai realizzate che, inevitabilmente, ci rendono ancora più tristi.

Uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha collegato l’ascolto di canzoni deprimenti alla necessità di piangere e liberarci dal dolore. In questo caso, i brani scelti, si trasformano in una sorta di spalla sulla quale le nostre lacrime possono scendere, assolvendo il ruolo di quell’amico con il quale non eravamo riusciti a sfogarci.

Anche Emmanuel Bigand, ricercatore in psicologia cognitiva, conferma questa scelta funzionale attribuendo alle canzoni drammatiche il potere di provocare l’effetto catarsi, una strategia terapeutica che ci libera dal dolore, che lo trasforma. Ascoltare musica triste, quindi, non c’entra con il masochismo personale, quanto più con il desiderio di liberarsi da quel fardello che portiamo dentro.

Pensate che, ascoltare musica deprimente, può persino essere piacevole per le stesse motivazioni elencate sopra. Con l’ascolto riusciamo a entrare in empatia con quelle note così struggenti e le canzoni si trasformano in dolci e confortanti compagne del dolore.