Platinette si racconta dopo l’ictus: “Paralizzato”

Mauro Coruzzi ha parlato per la prima volta dopo l'ictus, dalla paura alla voglia di rinascere: come sta Platinette oggi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Il 14 marzo Mauro Coruzzi, in arte Platinette, è stato colpito da un ictus ischemico. La notizia è stata diffusa alcuni giorni dopo, quando le condizioni del famoso personaggio televisivo e conduttore radiofonico erano già stabili, fortunatamente.

A parlarne è stato il suo agente, che ha sottolineato l’importanza del soccorso tempestivo ricevuto. Come nel caso dell’infarto subito da Jerry Calà, questa prontezza ha evitato danni ulteriori. Per la prima volta da quei momenti di terrore, Mauro Coruzzi ha deciso di parlare di quanto gli è accaduto. Intervistato da Il Gazzettino di Parma, ha svelato le sensazioni di quei giorni, le paure e i desideri per il futuro.

Mauro Coruzzi “Platinette”, la paura dopo l’ictus

Platinette è ancora in ospedale ma ha la forza di raccontare cosa gli è accaduto e come abbia rischiato la vita. Colpito da ictus ischemico, percepisce ancora quella profonda paura che gli consente d’apprezzare la vita ancor più di quanto facesse in precedenza. Non ha intenzione di perdere neanche un momento, il che lo porta quasi ad avere una sorta di repulsione per il sonno. Restare lì, steso e inerme, non si sposa bene con la nuova vita che gli è stata donata dai medici che lo hanno salvato.

Dormire sarà un lusso o uno stato che mi resterà estraneo. Non ho intenzione di perdermi neanche un istante del vivere”. Attualmente Mauro Coruzzi è ancora in ospedale, presso il Niguarda di Milano, come confermato ai suoi fan su Instagram. Le cose sarebbero potute andare molto peggio e invece è qui a tirare un sospiro di sollievo, a ringraziare e sottoporsi alla riabilitazione.

Parlando della paura provata durante l’ictus ischemico subito, Platinette ha spiegato a suo modo le sensazioni percepite: “Mi sono sentito bloccato in un fermo immagine. Paralizzato tanto dall’incapacità quanto dalla sorpresa di non riuscire ad avere reazioni”. La sua più grande fortuna? Non era solo. Insieme a lui il suo fisioterapista, che ha rapidamente allertato i soccorsi.

Come sta Platinette: la riabilitazione in ospedale

Il tempo della paura è già passato e Platinette non intende lasciarsi andare nell’abbraccio di sentimenti negativi. Vuole combattere e ripartire, ma ciò può avvenire soltanto compiendo un passo alla volta. Lentamente la situazione cambierà e per questo gode di ogni piccola vittoria ottenuta con la riabilitazione che sta svolgendo in ospedale a Milano.

Per il momento questa è la sua attività più importante, l’unica che davvero conti nelle sue giornate: “Passano i giorni e sento che qualcosa si muove e altro no“. Citando Fabrizio De Andrè (“dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”), ha spiegato come soltanto ritrovandosi in un mare di guai, si riceve quella spinta necessaria per ritornare a galla, raggiungendo la superficie e ripartendo con la propria vita.

Fa tesoro di questa drammatica esperienza che, se è vero che segnerà la sua vita per sempre, vuole lo faccia in maniera propositiva. Tutto ciò si traduce in queste parole: “Non permettete che vi venga strappata la speranza, per voi e per chi vi è accanto, per un dopo che può soltanto migliorare”.