Cosa fare dei vestiti dei bambini, quando non si usano più

Non sai cosa fare del vestitino di tua figlia, quando non le entra più? Ecco quali sono i canali per vendere i vestitini dei bambini, quando non vengono più usati.

Foto di Giorgia Marini

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Il mercato dell’usato, comunemente chiamato anche second hand, e che fa parte della più ampia green economy, il cui scopo è quello di fare scelte più consapevoli per rispettare l’ambiente, in Italia è sempre più sviluppato. I vestitini dei bambini, e tutto quello che gira intorno all’infanzia, rientrano prepotentemente in una filosofia ispirata alla sostenibilità. L’attenzione all’ambiente, attraverso un’economia circolare, passa anche attraverso i vestiti ed i giocattoli che i bambini non usano più, crescendo velocemente, e che possono trovare nuova vita nella cameretta o nell’armadio di un altro bimbo.

Per buona pace di noi mamme, immolate allo shopping compulsivo per i nostri figli, al posto di quello vecchio e caro dedicato solo a noi, tutto quello che compriamo ai bambini ha, inevitabilmente, una brevissima vita. E, se non ci sono fratellini e sorelline o cuginetti, a cui passare scarpe e vestiti come un testimone, un po’ ci piange il cuore per tutti i soldi spesi sulla scia emotiva di “Oh, come è carino, non posso non comprarlo!”.

Cosa fare, dunque, dei vestitini dei bambini, quando non si usano più?

Grazie ad un florido mercato degli abiti (e non solo) di seconda mano, anche i vestiti dei nostri bambini possono entrare a far parte di un virtuoso modo di fare economia. Per chi li vende e per chi li compra, in un’ottica green, ma anche per un risparmio e un guadagno reciproco.

Il mercato di seconda mano, in generale

Che sia nei negozi fisici, on line, o attraverso canali più informali, la cosiddetta second hand è una filosofia di vita. In Italia ha raggiunto grandi numeri, tante sono le realtà nate attorno a questo business, a dimostrazione del fatto di quanto sia sentito il tema della sostenibilità ambientale. Un modo per non lasciare morire, in fondo al nostro armadio o al garage, ciò che ancora può essere indossato o usato. Ovviamente, il tema della convenienza, in questo momento storico, difficile per molte famiglie, è ugualmente importante.

Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy, condotto da BVA Doxa per Subito, “Velocità, accessibilità, semplicità e convenienza sono le motivazioni principali alla base della scelta dei consumatori per la compravendita online, insieme ad una più generale attenzione alla sostenibilità, al riuso e al risparmio”.

Ben il 75% delle giovani famiglie si rivolge sempre più spesso al mercato dell’economia dell’usato.

Secondo i dati Doxa, nel 2019 il valore generato dal mercato dell’usato è stato pari all’1,3% del Pil italiano. “Tra coloro che nel 2019 hanno acquistato o venduto oggetti usati, il 58% ha scelto di farlo attraverso l’online, considerato il canale privilegiato.

Gli italiani hanno comprato online nel 2019, prodotti appartenenti alle seguenti categorie: arredamento e casalinghi, libri e riviste e informatica ed abbigliamento e accessori.

La second hand economy è quindi sempre più una scelta sostenibile (44%), intelligente e attuale (40%), ma anche un modo per dare valore alle cose (37%)”.

Seconda mano e Covid

Il mercato di seconda mano, soprattutto on line, vede certamente nella crisi sanitaria che abbiamo e stiamo attraversando, un nuovo motivo di crescita. L’impoverimento di alcune categorie di lavoratori, inevitabilmente, fa nascere una nuova esigenza di risparmio che ci spingerà, anche nei prossimi anni, a fare acquisti più morigerati e consapevoli. Dalle ricerche è risultato che esso sia un ottimo strumento per risparmiare per ben il 47% degli intervistati.

Quali sono i fruitori della second hand

Come dicevamo, sono proprio le giovani famiglie ad essere più coinvolte dal mercato di seconda mano, con un’età media fra i 35 ed i 44 anni, soprattutto attraverso il canale on line. “La principale motivazione che spinge questo segmento a puntare sull’economia dell’usato, è la necessità di liberarsi di oggetti che non si usano più, seguita dalla possibilità di risparmiare e di guadagnare qualcosa, soprattutto in vista dell’ampliamento della famiglia o di cambiamenti lavorativi. Il 56% delle giovani famiglie crede nel riuso e si dichiara contro gli sprechi”.

Vestitini bambini

Cosa fare dei vestiti dei bambini, quando non si usano più

Dopo aver visto come, per chi e perché il mercato dell’usato si stia sviluppando sempre di più, possiamo spostare la nostra attenzione sul mondo della prima infanzia. Quel mondo fatto di tutine, body, lenzuolini, seggioloni e tutto quello che ruota intorno ai nostri piccoli fagottini.

Quando i vestitini dei bambini non vanno più bene ai nostri figli, perché le loro misure non risultano più adeguate, tanti sono i canali che permettono di liberarcene, guadagnando qualcosina in primis, ma anche comprare altro, risparmiando.

Canali da usare per vendere i vestiti dei bambini

I canali on line, in costante crescita, come abbiamo visto usati in modo preferenziale, sono tanti. Ecco i principali: Subito ed Ebay, sono i più noti e quelli che vantano più offerte; poi c’è Vinted, arrivato in Italia recentemente ma giù leader mondiale; Greenchic, sito italiano e più attento alla sostenibilità;  Baby Bazar e Seconda Manina, nati come negozi fisici, si sono sviluppati anche on line.

Non tutti gli operatori però si muovono allo stesso modo, ma cercano di differenziarsi anche creando nuovi modelli di scambio. Greenchic, per esempio, fa un passo in più: permette di vendere sulla propria piattaforma i vestitini dei bambini, purché rispondano ad una serie di criteri, in grado di garantire la qualità e la buona fattura, facendo acquisire dei crediti da usare per comprare sulla medesima piattaforma. Una forma di baratto evoluto, sofisticato, potremmo dire, per dare vita nuova ai vestiti migliori dei nostri figli, poco usati o comunque ben tenuti. In alcuni casi, noi genitori dobbiamo amaramente ammetterlo, anche mai indossati.

Ma anche Facebook può esser usato per dare nuova vita ai vestiti dei nostri bambini, non solo nella sezione appositamente dedicata, conosciuta come Marketplace. Sono tanti i gruppi, sia pubblici che privati, su questo social, nati per scambiare e regalare oltre che vendere i vestitini dei bambini e tutti quegli oggetti che hanno una vita brevissima.

Oltre a questi grandi nomi, veri e propri colossi della second hand, non è raro trovare piccole realtà locali che seguono questo filone.

Il mercato green è il nostro futuro, dovrà esserlo, per assicurare una vita più rispettosa dell’ambiente, in grado anche di cambiare i processi di produzione. Molti noti marchi,  come ad esempio H&M, incentivano, anche con buoni sconto, il riuso, riportando in negozio abiti che non si usano più, per realizzare poi, con i medesimi materiali e tessuti nuovi capi.

Fino ad ora, abbiamo parlato di vendita o acquisto ma non dobbiamo mai dimenticare che i vestiti dei nostri bambini, quando non li usano più, come anche i loro giochi, possono far felici altre famiglie o arricchire ambienti che non ne sono mai sufficientemente provvisti. Informarsi su quali ospedali o reparti pediatrici, case-famiglia, associazioni e persone indigenti siano vicine a noi, cui poter donare, è sempre una buona scelta.

Un ultimo pensiero va dedicato a noi donne. Se, con l’arrivo dei bambini, nonostante le nostre più agguerrite intenzioni, è più probabile tornare a casa con l’ennesimo pigiamino nuovo che con un accessorio per noi, comprarci un bel capo vintage può donarci un sorriso nei momenti mammeschi più complicati, spacciandoci come paladine dell’ambiente!