Allattamento e lavoro: continuare ad allattare una volta ritornate al lavoro

Come organizzare l’allattamento, in base all’età del bambino, quando si torna a lavorare: ecco alcuni consigli

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Dopo aver partorito, per la mamma e per tutta la famiglia, sarà necessario ritrovare un nuovo equilibrio, che verrà nuovamente destabilizzato con il rientro della mamma al lavoro. Quando quest’ultima rientra al lavoro, infatti, se il nuovo ritmo fosse troppo faticoso, incalzante, potrebbe capitare che la mamma rinunci ad allattare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sensibilizza l’importanza dell’allattamento almeno sino ai sei mesi di vita del neonato, fino a quando la mamma ed il bambino stesso vogliano continuare, perciò il rientro in ufficio non deve segnare la sua fine. La mamma, con una buona organizzazione, e con la collaborazione dell’intera famiglia, può trovare il modo di allattare anche quando rientra a casa dal lavoro.

Spesso, il ritorno al lavoro può essere un momento difficile da affrontare, sia per la mamma che per il bebè. L’allattamento al seno però non va interrotto perché, soprattutto se sono passati pochi mesi dalla nascita, il bambino ha bisogno della mamma, e non c’è miglior modo, per recuperare il tempo passato lontani, col contatto e l’allattamento una volta tornata a casa.

Ci sono mamme che rientrano al lavoro prestissimo, altre che riescono (o che vogliono) stare più tempo a casa, ed ovviamente la gestione dell’allattamento sarà diverso a seconda dei casi. Ci sono donne che fanno molte trasferte di lavoro o che hanno, per i ruoli di responsabilità che ricoprono, per il tipo di lavoro o per la distanza da casa, orari molto complicati, a dispetto di altre che passano meno tempo in ufficio e più a casa. Tutti questi fattori influiscono anche sulla durata stessa dell’allattamento.

Allattamento e lavoro: continuare ad allattare una volta ritornate al lavoro, ecco come organizzarsi, base all’età del bambino.

Dai 6 ai 9 mesi: allattare quando si rientra dal lavoro

In questo periodo il bambino inizia lo svezzamento,  provando la prima pappa a pranzo. La mamma può continuare ad allattarlo negli altri momenti della giornata, quando è presente. Quando invece non è presente, può utilizzare il tiralatte, così da mantenere la produzione di latte costante, mentre qualcun altro nutre il bambino con il biberon. L’’ideale sarebbe tirarlo il giorno prima, sempre nello stesso momento della giornata, e conservarlo in frigo.

Bisognerebbe evitare di far coincidere lo svezzamento con il rientro al lavoro, in quanto troppe novità tutte insieme potrebbero destabilizzare il bambino e rendere ancora più duro il cambiamento per entrambi. Alle volte, un po’ come il pannolino, se il mese di nascita lo permette, si tende ad iniziare lo svezzamento con il periodo delle vacanze estive o con altre vacanze che diano la possibilità alla mamma di stare a casa, mentre il bambino cominci questa nuova esperienza.

Per quanto riguarda l’allattamento, è sempre importante trovare il proprio spazio, comodo, intimo, che rilassi anche la mamma. Se la mamma, dopo essere tornata dal lavoro, riprende le sue forze, con un piccolo snack e dell’acqua, se ha il tempo di cambiarsi, per essere può comoda, ed ha possibilità di ritrovare la calma dopo l’eventuale corsa per rientrare a casa in tempo per allattare, sicuramente sarà più felice e serena di nutrire il proprio bimbo più a lungo.

Allattamento
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Come allattare quando si torna a lavorare

Dopo i 9 mesi: allattare tra nutrimento e coccola serale

Il bimbo dovrebbe già avere iniziato anche con la pappa serale. La mamma quindi potrà continuare ad attaccarlo al seno quando torna a casa (se non influisce sugli orari delle pappe). Può continuare ad attaccarlo anche la sera, prima di andare a letto: sappiamo quanto sia rilassante e quanto concili il sonno. La sera, i bambini hanno bisogno di avere una routine che li rassereni, leggere qualche fiaba, fare un bagnetto rilassante con qualche massaggio, fanno parte di quei gesti che lo accompagnano al sonno.

Per quanto riguarda la notte, spesso può diventare pesante conciliare l’allattamento notturno con il riposo necessario per poter affrontare la giornata lavorativa successiva. Il consiglio è di tenerlo nella culletta di fianco in modo da non interrompere troppo il sonno e comunque continuare a soddisfare le sue necessità. Il sonno è importante per la mamma, spesso, dormire poco e male causa conseguenze negative non sono a livello fisico ma anche psicologico, per questo, ancora una volta, pur essendo la mamma ad allattare, è importante che il partner si assicuri che lei stia sempre bene ed abbia a disposizione quanto le serva anche per la notte (dall’acqua, al cuscino dell’allattamento e così via). La mamma allatta, ma il partner che si gira dall’altra parte, quando il bambino piange, pensando che il responsabile del suo ristoro sia solo la donna, fa andare in crisi molte coppie, oltre a poter essere causa di interruzione dell’allattamento.

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Come allattare quando si torna a lavorare

Dopo i 12 mesi: si continua ad allattare fin quando si vuole

Dopo l’anno il bambino può continuare ad essere allattato al seno fino a quando lo desiderano sia lui che la mamma. Ovviamente tutto ciò deve essere fatto se sentito dalla mamma: non deve essere un dovere forzato altrimenti l’allattamento perde tutto il suo significato che va oltre la nutrizione vera e propria.
Man mano che il bimbo cresce si autoregola da solo e la produzione del latte si adegua alla richiesta. Avendo quindi una continua richiesta, il latte continuerà ad esserci ma in quantità diversa. Purtroppo capita che i bimbi, quando vengono allontanati dalla mamma, anziché diminuire le poppate, le aumentino. Non è altro che una richiesta di maggiore attenzione e una necessità di maggiore contatto, e non bisogna scoraggiarsi di fronte a questa possibilità.

È sempre necessario ricordare che la donna deve fare quello che sente essere meglio per lei, soprattutto in una fase nella quale il latte non è più il nutrimento unico per il bambino. Se se la sente, ogni tanto, può attaccarlo per fare una coccola, ma se questo non la fa più stare bene, è giusto che smetta. Per ogni donna, tornare al lavoro, è se un lato è fonte di stress, dall’altro è soprattutto il modo in cui si rimette in gioco, ritrovando se stessa, con nuove gratificazioni oltre quelle familiari, per cui è necessario che non faccia nulla che possa impedirne la sua soddisfazione personale. Una donna (ma anche un uomo) gratificata, serena, sarà sempre una mamma che riuscirà a donarsi con maggiore felicità.

Consulenza scientifica di Loredana Miola, Doula professionista