Raul Gardini, luci e ombre di una vita “vissuta fino in fondo”

A 30 anni dal suicidio di Raul Gardini, la docufiction della Rai ci restituisce il ritratto di un imprenditore visionario che ha cambiato la storia d'Italia

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sono passati anni da quel 23 luglio del 1993, il giorno in cui l’Italia intera ha dovuto dire addio a uno dei personaggi più affascinanti e controversi della nostra storia: Raul Gardini. Imprenditore visionario, e uomo dalle mille risorse, l’ex dirigente italiano si è suicidato con un colpo di pistola all’interno del suo appartamento in piazza Belgioioso a Milano.

Proprio in occasione dei 30 anni esatti da quel drammatico epilogo, la Rai ha deciso di omaggiare la vita dell’imprenditore con una docufiction che andrà in onda il 23 luglio del 2023 su Rai1. Diretta da Francesco Miccichè, e interpretata da Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Raul Gardini, la serie racconterà la vita dell’ex presidente della Ferruzzi finanziaria e della Montedison attraverso documenti d’archivio e testimonianze di chi lo conosceva bene, portando sul piccolo schermo un’avventura straordinaria fatta di luce abbagliante, ma anche di tante ombre. Ripercorriamola insieme.

Chi era Raul Gardini

Raul Gardini nasce a Ravenna il 7 giugno del 1933 da una famiglia di imprenditori. I nonni materni, infatti, sono i proprietari di una fonderia mentre suo padre, Ivan, possiede diversi terreni agricoli sul litorale romagnolo. È lui stesso, in quegli anni, a partecipare in prima persona alla bonifica della valle paludosa intorno a Ravenna.

Il destino di Raul sembra già scritto. Toccherà a lui prendere in carico l’eredità del padre e della famiglia un giorno. Consegue così il diploma di perito agrario a Cesena e si iscrive alla facoltà di Agraria all’Università di Bologna. Ma Raul è un ragazzo irrequieto, dinamico, desideroso di scoprire il mondo qui fuori. Dopo pochi esami – gli sarà conferita la laurea honoris causa in agraria solo nel 1987 – inizia a lavorare all’interno dell’azienda Ferruzzi, gruppo agroalimentare fondato da Serafino Ferruzzi.

Le cose cambiano velocemente, non solo Raul fa carriera, ma si innamora di Idina, figlia di Serafino, con la quale convola a nozze nel 1957. Passano vent’anni e una tragica notizia sconvolge il destino dell’azienda. Serafino Ferruzzi muore a causa di un incidente aereo e i suoi figli, eredi del patrimonio e della compagnia, scelgono di delegare a Raul l’intera operatività del gruppo.

Inizia così non solo la scalata di successo di Gardini, ma anche una nuova epoca per l’intera azienda che assume, per la prima volta, un assetto industriale grazie a diverse acquisizioni che portano la Ferruzzi ad avere il controllo dei maggiori produttori di zucchero in Italia. Vengono aumentati i capitali e le società appartenenti al gruppo entrano nel mercato finanziario internazionale: Raul Gardini diventa un vero e proprio mentore del settore.

Suo anche il merito di aver investito nel Centro di ricerca e tecnologia della Ferruzzi, il Fertec. Grazie a quella intuizione, l’uomo simbolo dell’azienda, riesce a commercializzare prodotti chimici green realizzati con materie di origini agricole, i primi nel settore con un così basso impatto per l’azienda.

La scalata e il fallimento

Chi conosce Raul sa che l’uomo è destinato a fare grandi cose. E in effetti, l’ascesa all’interno dell’azienda Montedison degli anni ’80 lo conferma. Sono gli stessi anni in cui l’imprenditore realizza insieme a Eni una nuova compagnia: l’Enimont. I successi ottenuti garantiscono a Gardini un posto privilegiato all’interno del gruppo dei grandi imprenditori del nord Italia, ma non tutti sono d’accordo con la sua scalata.

Iniziano infatti i primi problemi, molti dei quali causati proprio dalle divergenze di pensiero tra Raul e gli eredi di Serafino Ferruzzi. All’inizio degli anni ’90 il fallimento della Enimont segna un punto di non ritorno: i rapporti in famiglia si inaspriscono e la frattura, è evidente, è insanabile. Gardini lascia tutte le cariche all’interno del gruppo, delegando quella di presidente a suo figlio Ivan, ancora 21 enne.

Proverà più volte a ricucire il rapporto, almeno quello professionale, trovando però sempre un muro dall’altra parte. Alla fine Gardini sceglie di lasciare il gruppo e di divorziare da sua moglie Idina.

La Coppa America e Il Moro di Venezia

Non si dedica solo al lavoro Raul. L’uomo ha anche una grandissima passione, quella per la vela. Inizia a frequentare questo mondo quando è ancora un bambino e non lo lascia più. Con la sua imbarcazione Naso Blu vince diverse regate internazionali, ma non si accontenta di navigare il mare, l’imprenditore vuole conquistarlo.

Così inizia a dedicarsi alla realizzazioni di imbarcazioni con un approccio innovativo, nei materiali e nel design, e con l’impiego di tecnologie sempre più avanzate. Nel 1973, con la sua Orca, vince il Campionato del Mediterraneo, la Middle Sea Race e la Settimana delle Bocche.

Ma è del 1988 la sua grande impresa, l’ennesima destinata a cambiare la storia. Con il suo yacht Il Moro di Venezia, costruito 10 anni prima e finanziato dalla Montedison, decide di prendere parte alla competizione più celebre e antica del mondo: la Coppa America. La barca di Gardini diventa così la prima italiana a vincere la Louis Vuitton Cup, la  gara nautica legata alla America’s Cup.

La morte

Gli anni ’90 cambiano per sempre il destino di Raul Gardini, prima con la frattura con la famiglia Ferruzzi e poi con lo scoppio dell’inchiesta giudiziaria Mani Pulite, meglio conosciuta come Tangentopoli. Gli inquirenti indagano su un sistema di corruzione che coinvolge sia la politica che le aziende di spicco dell’imprenditoria italiana, tra queste c’è anche Enimont.

Anche Gardini viene coinvolto nell’inchiesta, ma più volte proclama la sua innocenza. “Quando ho lasciato l’azienda, la situazione finanziaria era tutt’altro che compromessa”, scriverà l’imprenditore in una lettere al Sole 24 Ore. Eppure, in quella battaglia contro tutti, non trova il supporto di nessuno.

Alla fine Gardini sceglie di risolvere le cose a modo suo, come aveva sempre fatto nel corso della sua vita. Questa volta, però, lo fa con una decisione drammatica e senza ritorno. La mattina del 23 luglio del 1993, dopo aver ritirato caffè e giornale, Raul si suicida con un colpo di pistola all’interno del suo appartamento a due passi dal duomo. “Era l’unica via d’uscita, non poteva fare altrimenti visto il suo modo di pensare”, dichiarerà il suo portavoce Stefano Roberti all’indomani del drammatico epilogo.

Personalmente sono dell’idea che la vita debba essere vissuta fino in fondo e non per finta, anche se talvolta c’è da farsi venire il mal di stomaco (Raul Gardini)