Delitto Noventa: luci e ombre sull’omicidio

In una fredda notte del gennaio 2016 Isabella Noventa scompare per sempre e anche dopo la condanna degli autori dell'omicidio restano ancora alcuni misteri irrisolti

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Francesca Pasini

Web Content Writer

Laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vive tra l'Italia e la Spagna. Ama tutte quelle storie di personaggi e leggende, di luoghi e viaggi unici, di cultura e lifestyle, che trasforma in parole per lavoro e per passione.

Sarebbe stata una serata come tante altre, invece si è trasformata nell’ultimo capitolo della sua vita. Pensava di essere amata, invece coloro che avrebbero dovuto proteggerla e volerle bene hanno deciso di porre fine alla sua esistenza. Torniamo alla notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016, l’ultima in cui Isabella Noventa viene vista viva. Da lì parte la storia di quel femminicidio che ha preso il suo nome: il delitto Noventa.

Sono tre i responsabili della sua morte, che è stata meticolosamente architettata. Nonostante i suoi assassini, però, siano stati condannati, sono ancora diversi i misteri che avvolgono questa drammatica vicenda, a partire dal corpo mai ritrovato della donna.

La scomparsa di Isabella Noventa

È una fredda notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016, quella in cui Isabella Noventa se ne va per sempre. Il tragico racconto arriva da Albignasego, un comune in provincia di Padova. È da qui che la donna sparisce nel nulla.

La sua vita è come quella di tante altre persone. Isabella ha 55 anni, é segretaria in uno studio medico, vive ad Albignasego (in provincia di Padova) con la madre e ha un compagno, Freddy Sorgato. Secondo quanto emerso dalle prime testimonianze dell’uomo, è stato proprio lui ad averla vista viva per l’ultima volta.

La scomparsa della donna, per quanto ricca di mistero, non desta inizialmente particolari sospetti, tanto che si pensa a un allontanamento volontario. Ma in poco tempo si arriva all’ipotesi e poi alla conferma più drammatica: Isabella Noventa è stata assassinata.

La Procura di Padova, dopo soltanto una settimana dalla sparizione della segretaria di Albignasego, apre un’inchiesta contro ignoti con l’accusa di omicidio e sequestro di persona. Partono così le indagini e, ben presto, il quadro che emerge si fa sempre più agghiacciante. Viene quindi analizzata la vita privata della segretaria, la casa in cui vive e i rapporti che intrattiene. E proprio sulle relazioni sociali di Isabella si concentrano le attenzioni degli inquirenti.

Il fidanzato Freddy, all’epoca 47enne e impiegato nel trasporto di carburante, viene subito sentito e il suo primo racconto sembra credibile. Secondo la sua versione dei fatti originale, la sera del 15 gennaio 2016, intorno alle 20.00 sarebbe andato a prendere la donna con la sua auto e insieme si sarebbero diretti a Lion. Qui avrebbero cenato nella pizzeria “Est est est” e in seguito, l’uomo avrebbe accompagnato la Noventa nel centro città di Padova, precisamente in piazza Insurrezione. È qui che, sempre secondo le prime dichiarazioni di Sorgato, Isabella avrebbe detto di doversi incontrare con un’amica (non sapendo però darne il nome), attorno alle 22. Da lì, di Isabella Noventa si sarebbe persa ogni traccia.

Le indagini e la svolta

Se inizialmente il compagno di Isabella sembra essere sincero e coerente, dopo circa un mese dalla sparizione della donna i sospetti su di lui si fanno sempre più credibili ed emergono le prime contraddizioni.

La svolta nelle indagini arriva con un successivo interrogatorio, durato diverse ore, al termine del quale Freddy viene posto in stato di fermo e con lui anche sua sorella Debora Sorgato e Manuela Cacco, la donna che lavorava in un locale di cui l’uomo era proprietario (si scoprirà successivamente che era anche la sua amante). L’accusa per loro è di omicidio premeditato in concorso.

Ma andiamo con ordine. Nel nuovo interrogatorio Freddy cambia la propria versione dei fatti, parlando di un gioco erotico finito in tragedia. Si sarebbe quindi sbarazzato del corpo della donna gettandolo nel fiume Brenta. Ed è qui che succede la tragedia all’interno di quello che già era un grande dramma: durante la perlustrazione nelle acque del fiume alla ricerca del corpo di Isabella, un sommozzatore della Polizia di Stato, Rosario Sanarico, perde la vita inghiottito dalle spietate correnti d’acqua.

Del corpo di Isabella nessuna traccia e così sarà anche in futuro. Una falsa speranza di ritrovarla si è verificata anni dopo, il 30 gennaio 2023, quando a Marghera è stato ritrovato un cadavere. L’ipotesi che potesse trattarsi del corpo di Isabella Noventa, però, viene presto scartata.

Non verrà mai più ritrovata, ma diverse prove portano a confermare che sia stata uccisa e proprio per mano di quelle persone che sarebbero parse a chiunque come insospettabili e a lei vicine. Il caso, reso complicato dall’assenza del cadavere della Noventa e dalla mancanza dell’arma del delitto, ha trovato una soluzione sia nelle testimonianze contradditorie dei tre accusati, sia in alcuni messaggi telefonici intercorsi tra Freddy e Manuela Cacco, dai quali sarebbe emersa la loro relazione clandestina e il loro risentimento nei confronti della vittima.

I processi e le condanne

Prima in Corte d’assise, poi in appello e infine in Cassazione: il delitto Noventa, che porta con sé ancora alcuni misteri mai risolti (come quello che riguarda il corpo della vittima e l’arma del delitto) per la giustizia ha tre responsabili: Debora Sorgato, il fratello Freddy e Manuela Cacco. A confermarlo sono i giudici che hanno analizzato la versione degli inquirenti e le prove raccolte, ricostruendo meticolosamente il piano criminale degli imputati.

Cosa è successo in quella fredda notte d’inverno del 15 gennaio 2016? Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dalla cena in pizzeria tra Freddy Sorgato e Isabella Noventa, che sarebbe realmente avvenuta. Ma terminata l’uscita, i due si sarebbero recati a Sabbioni (Ferrara) a casa di lui.

In quella casa però non erano soli, perché ad aspettarli ci sarebbe stata Debora Sorgato (la sorella di Freddy). Quest’ultima avrebbe colpito la vittima in testa utilizzando un martello, chiudendo poi attorno al suo collo un sacchetto per contenere il sangue.

La terza responsabile del delitto, Manuela Cucco, sarebbe intervenuta solo dopo l’occultamento del corpo della vittima. Il suo ruolo sarebbe stato quello di depistare le indagini sulla scomparsa della donna. Come? Secondo il verdetto, la Cucco avrebbe indossato il giubbino bianco di Isabella fingendosi lei per far credere che si trovasse in centro a Padova in quella notte.

Ma non è tutto, perché non si sarebbe trattato di un gesto d’impeto, bensì di un omicidio premeditato e studiato nei minimi dettagli: dalle perlustrazioni attorno alla villa svolte dai due fratelli Sorgato ne giorni precedenti alla scomparsa, passando per il giubbino bianco indossato da Manuela con l’intenzione di far credere che Isabella si fosse allontanata volontariamente, fino ai messaggi eloquenti scambiati tra gli imputati.

Debora Sorgato, Freddy Sorgato e Manuela Cucco, delitto Noventa
Fonte: Marco Rossetto / IPA
Debora Sorgato, Freddy Sorgato e Manuela Cucco

Il movente dell’omicidio

Ma perché uccidere Isabella Noventa? Per gelosia, rancore ed “esasperazione“. Gelosia e rancore da parte delle due donne, Manuela Cucco (che sarebbe stata invidiosa del suo rapporto con Freddy) e Debora Noventa (che avrebbe avuto il timore che la donna facesse spendere troppi soldi “di famiglia” al fratello), “esasperazione” per Freddy, per non saper probabilmente gestire i propri rapporti con le donne che facevano parte della sua vita e per essere facilmente manipolabile. La Sorgato sarebbe stata l’ideatrice di questo piano criminale e gli altri due l’avrebbero seguita per architettare e mettere in atto questo gesto atroce.

Ma nonostante lo studio minuzioso di ogni dettaglio del piano criminoso, il trio ha lasciato comunque alcune tracce, rivelatesi utili a incastrarli senza ombra di dubbio. Nel secondo grado di giudizio (il 9 ottobre 2018) e poi anche nella sentenza definitiva della Cassazione (il 18 novembre 2020), vengono confermate le condanne del primo grado per i tre fautori del delitto Noventa: 30 anni di carcere per Freddy e la sorella Debora e 16 anni e 10 mesi per l’amica-amante Manuela Cucco.

Sul delitto Noventa si è quindi fatta luce sul movente e sui protagonisti del femminicidio, ma rimangono ancora irrisolti alcuni aspetti, che confermano una volta in più la premeditazione dell’omicidio: dove è stata gettata l’arma del delitto? E, soprattutto, che fine avrà fatto il corpo di Isabella Noventa? Tante le ipotesi, ma nessuna conferma, probabilmente destinate a rimanere tali per sempre.