22 novembre 1963: l’assassinio di Kennedy e il tailleur rosa sporco di sangue

Dopo l'assassinio di suo marito Jaqueline Kennedy rifiutò di togliersi il tailleur rosa macchiato di sangue affinché tutto il mondo sapesse cosa avevano fatto al suo John

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Era uno dei loro giorni migliori, almeno è questo che pensavano e immaginavano, quello in cui tutti avrebbero ammirato e visto da vicino quella perfezione che da sempre aleggiava sui loro nomi e sulla loro immagine. Perché la loro non era una coppia qualunque e, anzi, insieme assomigliavano più a un Re e una Regina, anche se la loro dimora non era un castello delle fiabe, ma la Casa Bianca.

Ce ne erano stati altri prima di loro, di presidenti e di first lady, eppure nessuno gli somigliava. John Fitzgerald Kennedy e Jacqueline Kennedy erano belli e potenti, giovani e alla moda. E senza saperlo erano già diventati leggenda.

Lui era il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, lei era sua moglie e poi la sua vedova, ma era anche un’icona di stile apprezzata, un’influencer dei giorni moderni amata in tutto il mondo, almeno fino a quel momento in cui scelse di tradire i sogni dei cittadini americani diventando la signora Onassis, ma questa è un’altra storia.

22 novembre 1963: l’assassinio di John Kennedy

Il 22 novembre del 1963, dicevamo, si apprestava a essere un altro di quei giorni da ricordare per la coppia, quello in cui le persone avrebbe potuto ammirare la bellezza e la perfezione che sembravano appartenergli per natura. Perché perfetti, John e Jackie lo erano davvero, almeno sulla carta e durante le apparizioni pubbliche, quelle che soffocavano le rinunce, i sacrifici e il dolore del tradimento e dei problemi legati alla fertilità. Quelli c’erano, ma restavano confinati lì, tra le pareti della Casa Bianca dove nessuno poteva entrare. Fuori, invece, the show must go on, perché il mito della perfezione era già stato creato e niente e nessuno avrebbe potuto farlo crollare.

Solo la morte, sì proprio lei, avrebbe potuto mandare in frantumi quel tacito patto che si era insinuato tra le promesse d’amore pronunciate dal presidente e da sua moglie. E in effetti fu proprio lei a separarli quel giorno e per sempre a Dallas.

Arrivò all’improvviso, e senza preavviso, prepotente, folle e inattesa. Alle 11:40 John Kennedy e Jacqueline celebravano il loro arrivo nella città del Texas. Numerose le fotografie che immortalano quel momento: c’è Jackie che, sorridente, scende dall’aereo nel suo iconico tailleur rosa accompagnato da un cappellino a tamburello dello stesso colore dell’abito. Dietro di lei il suo John, abbigliato con un completo scuro, quasi a voler spostare l’attenzione dei riflettori sulla sua bellissima moglie. E in effetti bellissima Jackie lo era davvero e lo sapevano tutti. Quello che nessuno sapeva è che quel 22 novembre del 1963 quella favola d’amore si sarebbe frantumata. Qualcuno aveva deciso che per loro non ci sarebbe stato nessun lieto fine.

Saliti sulla limousine, Jackie e John si preparano ad attraversare la città per salutare le persone, per stringere idealmente la mano al loro popolo. Le strade sono fremite di gente, sono tutti lì per loro, per John e Jackie. Il presidente chiede all’autista di non alzare la capote dell’auto affinché tutti possano ammirare la bellezza della moglie, la richiesta è assecondata.

Tutto procede secondo i piani fino alle 12:30 quando, in prossimità della curva tra la Houston Street e la Elm Street, tre colpi di fucile cambiano il corso della storia. Jackie, spaventata, si guarda attorno per capire cosa sta succedendo mentre la folle spaventata si agita, ma le basta voltarsi verso il suo Jack – così lo chiamava – per comprendere tutto. “Jack! Jack, riesci a sentirmi?” chiede senza ricevere nessuna risposta. Poi si china sul marito per abbracciarlo e con sole tre parole cristallizza la fine: “Ti amo Jack”.

Jackie e John a Dallas
Fonte: Wikimedia/Walter Sisco
Jackie e John sulla limousine a Dallas

Il tailleur rosa di Jacqueline Kennedy

Dopo la sparatoria, il presidente viene portato immediatamente in ospedale, ma a nulla serviranno i tentativi per salvarlo. La ferita è mortale e i giornali si preparano ad annunciare la triste notizia: John Fitzgerald Kennedy è morto, è stato assassinato.

I telegiornali diffondono le immagini e i video in bianco e nero di quella mattina, di quella drammatica giornata in cui il presidente d’America è stato ucciso. C’è sempre Jackie con il suo tailleiur rosa, elegante, raffinato, iconico. La moglie di Kennedy, ora sua vedova, deve fare i conti con tante cose: con la disperazione di aver perso il suo grande amore, con l’angoscia di doversi occupare dei suoi bambini ancora piccoli e con la consapevolezza di dover restare forte in quel momento e nei giorni a venire.

Quella forza, però, gli appartiene, e sembra risiedere proprio in quel tailleur rosa macchiato dal sangue del suo scomparso marito. Lo tiene addosso come una seconda pelle, come se fosse una corazza nella quale nascondere il suo dolore.

Tutti si avvicinano a lei per sapere come sta, per chiederle se ha bisogno di qualcosa. L’ammiraglio George Burkley si propone di cercarle un abito pulito da indossare, lei risponde di no: “Tutti devono vedere cos’hanno fatto a John”. E tutti vedranno quel tailleur che diventerà poi l’emblema di quel 22 novembre del 1963. Jackie tiene addosso l’abito anche durante il giuramento di Lyndon B. Johnson come trentaseiesimo presidente degli Stati Uniti d’America. È lì, al suo fianco, con l’abito rosa e il sangue di suo marito addosso.

Quel tailleur rosa, dicono, era uno dei preferiti di Kennedy, e forse per questo Jackie scelse di indossarlo fino alla fine. Fatto sta che divenne storia, simbolo di un assassinio. C’è chi lo ha definito l’abito più leggendario di tutta la storia americana, chi lo ha considerato come il simbolo della fine dell’innocenza di Jacqueline e chi, ancora, lo vede come l’emblema di una favola distrutta.

Si parla molto di quel vestito, ieri così come oggi, numerose anche le controversie attorno alle origini del tailleur. Storici ed esperti di moda lo hanno da sempre considerato uno Chanel originale, ma per molti si trattava di un modello fatto su misura proprio per la first lady da Chez Ninon.

Jacqueline Kennedy si tolse il tailleur solo il giorno dopo l’assassinio. Lo piegò e lo conservò in una scatola senza mai lavarlo e lo spedì a sua madre. L’abito venne conservato nel suo appartamento e solo successivamente fu consegnato all’Archivio Nazionale dove ancora oggi è conservato in una teca. Per volere della famiglia Kennedy l’abito non è accessibile al pubblico.

Jackie e John a Dallas
Fonte: Wikimedia/Cecil William
Jackie e John a Dallas