L’amore si manifesta attraverso forme sconosciute, spesso anche incomprensibili agli occhi di guarda da fuori. E chi siamo noi per giudicare chi sceglie con coraggio di seguire il cuore? È una cosa, questa, che mi impongo da sempre tutte le volte in cui mi trovo davanti a scelte sentimentali che sono molto lontane dalla mia personale idea di amore. Perché poi la tentazione di puntare il dito verso ciò che non conosciamo e che non consideriamo familiare, diventa sempre forte.
“Non giudicare”, ho ripetuto tra me e me quando guardando il programma televisivo “Io e la mia Ossessione” ho scoperto che da qualche parte nel mondo esiste un uomo innamorato della sua bicicletta e un altro fidanzato con la sua macchina. E non sono gli unici.
Ed l’ho fatto anche quando ho letto la storia di Akihiko Kondo, un uomo giapponese che non solo si è innamorato di un ologramma, ma ha scelto addirittura di sposarlo. Secondo gli esperti, Akihiko, e tutti quelli che provano sentimenti verso chi non esiste, hanno abbracciato la fictosessualità. E no, se ve lo state chiedendo, non si tratta di una patologia.
La storia di Akihiko Kondo
Il mondo è bello perché è vario, e così anche l’amore. Una verità, questa, dovremmo sempre tenere a mente anche quando ci troviamo davanti a scelte che proprio non riusciamo a comprendere. Perché poi, in effetti, riuscire a capire come mai alcune persone scelgono di donare il cuore a chi non esiste, non è proprio semplicissimo.
Affascinanti, folli o coraggiose? Possiamo definirle come vogliamo, del resto l’unico scopo di queste persone è quello di coronare i loro sogni d’amore, anche se questi sono popolati da personaggi fittizi e immaginari. Loro si definiscono fictosessuali, un termine che sta spopolando sui social, sul web e nella letteratura scientifica negli ultimi tempi, e che indica tutti gli individui che hanno scelto di amare e condividere la quotidianità con entità irreali.
Per capire chi sono davvero i fictosessuali, e come si comportano quando si impegnano sentimentalmente, possiamo ripercorrere la storia di Akihiko Kondo.
L’uomo, un giapponese di 39 anni, ha scelto di condividere la sua vita e di promettere amore eterno alla sua compagna Hatsune Miku. Si tratta di una cantante pop che ha una folta chioma azzurra, che ama fare musica e dedicarsi ai videogame. C’è solo un piccolo dettaglio che forse in molti ignorano, e cioè che Hatsune non esiste, ma è stata creata al computer.
Dopo 10 anni di fidanzamento, Akihiko Kondo ha deciso di sposare la sua fidanzata, organizzando un matrimonio non ufficiale a Tokyo nel 2018. Nessuno dei suoi parenti ha partecipato alla cerimonia, al contrario però molti fictosessuali si sono ritrovati sul web per assistere al coronamento di quel sogno.
I motivi che hanno spinto l’uomo giapponese a sposare una donna che in realtà non esiste, li ha spiegati lui stessi al New York Times. Reduce da diversi fallimenti sentimentali, e da una depressione a causa del bullismo subito, Akihiko Kondo ha trovato finalmente la serenità che cercava proprio nella cantante inesistente.
Per sentire più vicina la sua presenza, l’uomo collezionato diverse bambole che imitano le sue fattezze estetiche, così da poterla stringere ogni giorno.
Insieme, i due, condividono la quotidianità, proprio come tutte le coppie del mondo. Mangiano insieme, guardano i film e commentano i fatti di cronaca. La sera condividono lo stesso letto e non discutono mai. Non ci saranno tradimenti e crisi di coppia, né tanto meno cuori infranti. Ed è questo, forse, quello che Akihiko Kondo più ama della sua Hatsune Miku, la serenità che lei riesce a darle.
“Non è reale” – ha ammesso l’uomo al New York Times consapevole delle sue scelte – “Ma lo sono i miei sentimenti. È reale come mi sento io quando sono insieme a lei”.
Cos’è la fictosessualità
La storia Akihiko Kondo, e del suo matrimonio con un personaggio immaginario, ci permettono di delineare il chiaro profilo di tutte quelle persone che sono considerate fictosessuali.
Si tratta di individui che nutrono dei sentimenti reali, con tanto di attrazione sentimentale e sessuale, nei confronti di chi non esiste. Ma le loro non sono solo fantasie del momento, alle quali nessuno è immune, ma si trasformano in un vero e proprio impegno nei confronti di quello che viene scelto come partner.
Akihiko Kondo non è l’unico fictosessuale del mondo, anzi. Secondo il New York Times ci sono migliaia di persone che hanno scelto di impegnarsi sentimentalmente con chi non esiste. Una vera e propria comunità che trova confronto sul web e che spesso sceglie come partner protagonisti di videogiochi o manga.
A soddisfare il loro desiderio di intessere relazioni più reali che mai ci ha pensato anche Gatebox, un dispositivo che consente di interagire con personaggi immaginari in versione ologramma. L’azienda che ha prodotto questo strumento, inoltre, ha messo a disposizione anche certificati di matrimonio simbolici per chi vuole passare allo step successivo. L’avvento delle intelligenze artificiali, poi, ha permesso ai fictosessuali più strumenti a disposizione per creare i propri partner dei sogni.
La fictosessualità, questo è bene precisarlo, non è una malattia, né è considerata un disturbo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta piuttosto di un orientamento che, secondo gli esperti, può essere categorizzato nelle tendenze sessuali.
Fatto sta che sono tante le persone che oggi si considerano fictosessuali. Ce ne sono in tutto il mondo, anche se il Giappone resta la patria di queste relazioni con personaggi fittizi, al punto tale che nel Paese sono nati tantissimi servizi proprio rivolti a queste coppie. Alcune strutture ricettive, per esempio, propongono tariffe speciali e tutta una serie di servizi offerti proprio a chi vuole trascorrere momenti romantici con il proprio partner immaginario. Anche i matrimoni non ufficiali, con persone che non esistono, sono in costante aumento.
Come abbiamo anticipato, non è nostro il compito di giudicare le scelte sentimentali delle persone, anche se queste sono intelligibilmente incomprensibili. Certo è che la storia di Akihiko Kondo, e quelle degli altri fictosessuali, ci fanno riflettere e aprono tutta una serie di domande che inevitabilmente ci poniamo.
Cosa spinge le persone a rinunciare ai rapporti reali a favore di relazioni immaginarie? Perché preferiscono un ologramma al calore umano e all’intensità della passione? È forse per paura di soffrire? O per sopperire ai vuoti incolmabili che creano le mancanze? Domande e ipotesi, queste, alle quali è difficile dare una risposta unica, ma che ci fanno capire che il bisogno di essere amati è tanto.