Viola Zulian: in punta di piedi nel mondo degli obesi

La dottoressa Zulian pur essendo un chirurgo, ha deciso di uscire dalla sala operatoria, accompagnando i pazienti nel pre/post operatorio, svolgendo una divulgazione scientifica mirata ad aiutare le persone affette da problemi con il cibo

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista televisiva

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Mi sono imbattuta nel profilo Instagram della dottoressa Viola Zulian su suggerimento di un’amica comune. Stavo attraversando uno dei miei periodi no con la bilancia, uno dei tanti, dopo aver preso la decisione di sottopormi ad una sleeve gastrectomy, e aver intrapreso il percorso ospedaliero che mi porterà all’operazione, e lei è la moglie del chirurgo, Sergio Carandina, che avrebbe “risistemato il mio stomaco”. Non starò qua a elencarvi le motivazioni che mi hanno portato ad arrivare a questa conclusione, ma ve ne parlerò una volta effettuato questo reset, anche perché sono profondamente convinta che siano scelte troppo personali per poterle suggerire ad altri, e soprattutto consapevole di non avere le competenze mediche per farlo.

Però una volta entrata in contatto con questa meravigliosa donna ho scoperto di non poterne fare a meno, le sue stories sono pillole di saggezza, le sue parole ti prendono per mano accompagnandoti in percorsi che fanno bene al cuore e alla mente, tra la ricetta di un porridge, una digressione sul decluttering o sull’epigenetica, e un video direttamente dalla sala operatoria, dove il marito opera, e lei spiega passo dopo passo quello che viene inciso, o quello che si vede attraverso il monitor, avendo tutte le carte in regola per farlo. Già perché la dottoressa Viola è anch’essa un chirurgo, solo che a un certo punto ha deciso di appendere il suo bisturi al chiodo accompagnando i pazienti nel pre e nel post operatorio, svolgendo, anche, su Instagram una divulgazione scientifica mirata ad aiutare le persone affette da problemi con il cibo, dando preziosi suggerimenti anche con la medicina dello stile di vita. In esclusiva per le lettrici di DiLei, la dottoressa Zulian.

Chi è Viola?
Sono un medico chirurgo italiano che lavora in Francia. Sono moglie di un chirurgo, Sergio Carandina e madre di due bambini, Ettore ed Enea. Mi occupo di obesità alla quale sono arrivata attraverso una fellowship in chirurgia laparoscopica a Bruxelles. Poiché il solo intervento di chirurgia bariatrica può non essere sufficiente ad aiutare i pazienti in sovrappeso, ho cominciato a studiare per completare la mia preparazione. Così ho fatto un master in “Nutrizione del paziente obeso”, uno di “Alimentazione plant -based”, una formazione sull’approccio bio-psico-sensoriale all’obesità, per finire con la lifestyle medicine. Ad oggi, sono uscita dalla sala operatoria per accompagnare i pazienti nel pre-post operatorio. Svolgo un’attività di divulgazione scientifica su Instagram mirata ad aiutare le persone affette da  problemi con il cibo. Poiché purtroppo il sovrappeso e le patologie a esso correlate sono in drastico aumento, ho cominciato a interessarmi alla medicina del lifestyle. Si ha spesso la tendenza a credere che il sovrappeso sia dovuto solo alla nutrizione. Ebbene vi sono altri fattori che compartecipano tra cui sonno, stress, relazioni e sedentarietà. Il mio obiettivo è quello di diffondere consapevolezza e di educare con grazia e gentilezza.

Un motto o citazione che ti identifica.
Frutto di anni di studio della lingua tedesca “Morgen, morgen, nur nicht heute, sagen alle faulen Leute” : non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi. Ma anche “tratta gli altri come vorresti essere trattato tu” e  “la gentilezza salverà il mondo”.

Siete una coppia di chirurghi come Meredith Grey e Derek Shepard, come funziona la vostra vita?
Speriamo che Sergio non faccia la stessa fine di Derek. In effetti la nostra storia è cominciata durante la specializzazione, lui era lo specializzando anziano e io la giovane del primo anno. Scherzi a parte, la nostra vita è super organizzata, fino all’anno scorso non avevamo aiuti e gestivamo casa e bambini da soli in un Paese straniero. Lavoriamo entrambi moltissimo ma il pregio della libera-professione è che si possono plasmare gli orari a seconda dei bisogni. Sergio è un padre magnifico che non si è mai rifiutato di alzarsi la notte per cambiare un pannolino. Anche  se in casa c’è una suddivisone dei ruoli, non gli impedisce di pulire la cucina o stendere una lavatrice. Sono una donna emancipata che lavora sodo e lui è il mio primo sostenitore. Condividendo molti pazienti e lavorando nello stesso ambulatorio, parliamo spesso di lavoro, ma l’abbiamo sempre fatto e non sentiamo la necessità di aver dei limiti. Cerchiamo di porli, ma sappiamo benissimo che quando si ha un problema con un paziente l’uno è il consigliere dell’altro. Non c’è competizione ma c’è molto sostegno. Il fatto di conoscere le scarpe che indossiamo ci permette di non doverci scusare se facciamo tardi, se dimentichiamo questo o quest’altro. Abbiamo avuto periodi della vita in cui lavoravamo entrambi 90 ore a settimana in due paesi diversi. Ma la lontananza si sa, è come il vento.

Parliamo di lifestyle medicine, cos’è ?
La maggior parte delle volte che andiamo dal medico di base, ci andiamo per una patologia cronica. Queste malattie, sono malattie non trasmissibili che si sviluppano per una concomitanza di fattori genetici, ambientali e dello stile di vita. Per capire di cosa parliamo, elenchiamo diabete, malattie cardio-vascolari come l’infarto e l’ictus, l’ipertensione, la sindrome metabolica, il cancro e l’obesità. Ogni anno circa 15 milioni di decessi sono riconducibili ad una di esse. La lifestyle medicine interviene a questo punto per trattare le cause della maggior parte delle malattie moderne, prevenendole o invertendone il decorso. Agendo sullo stile di vita si possono modificare fattori sfavorevoli come la sedentarietà, la carenza di sonno, lo stress e la cattiva alimentazione. L’obiettivo non è quello di boicottare il sistema farmacologico del quale si riconosce i benefici, ma di aiutare a capire che cambiando alcune abitudini possiamo migliorare la nostra salute. Siamo figli di una rivoluzione industriale che ha regalato molto alla nostra epoca, ma come ogni momento storico, anche questo porta con sé le sue malattie: obesità, stress, malattie cardiovascolari , diabete, non erano inesistenti qualche secolo fa ma ora sono epidemiche. È per questo motivo che riprendere le redini del nostro stile di vita, ha come obiettivo, quello di aiutarci a vivere pienamente dei vantaggi del progresso senza doverli pagare a scapito della nostra salute.

La dottoressa Zulian (foto Instagram)

Perché la chirurgia bariatrica?
Non siamo stati noi a sceglierla, ma lei che ha scelto noi. Entrambi siamo partiti per Bruxelles con l’obiettivo di imparare la chirurgia laparoscopica. Nella European School of Laparoscopic Surgery facevano prevalentemente chirurgia bariatrica e il suo fondatore, il Prof Cadière, è stato uno dei padri della chirurgia bariatrica europea. Volenti o nolenti ci siamo ritrovati a trattare questa malattia. Parlo per me dicendo che nonostante tutto, la chirurgia non è sufficiente a curare il paziente. Il percorso da fare è un cammino lungo e olistico per accompagnare il paziente a rivedere giustamente, come dicevamo, il suo stile di vita. È per questo motivo che lentamente mi sono allontanata dalla sala operatoria perché volevo offrire al paziente una visione più completa che spesso era carente e deficitaria. Per questo stesso motivo ho continuato a studiare e ad ampliare I miei orizzonti. Le stime prevedono che nel 2030 il 70% della popolazione sarà in sovrappeso. Anche se adesso stiamo vivendo un’epidemia infettiva epocale, purtroppo non è la sola e avremmo bisogno sempre di più di medici che sappiano trattare l’obesità. Ovviamente non siamo tutti nati con lo spirito di Don Chisciotte, per questo è auspicabile che le organizzazioni come la WHO e la FAO, continuino e aumentino la loro capacità di intervenire a livello politico su larga scala.

Sfatiamo un mito la chirurgia bariatrica preventiva.
La chirurgia bariatrica è un intervento che viene riservato a soggetti con BMI (body mass index) superiore a 35 kg/m2. L’indice di massa corporea è il rapporto tra il peso in kg e il quadrato dell’altezza espresso in metri. Considerando i rischi e i benefici le società internazionali si sono accordate per permettere l’accesso all’intervento in due casi:

  • Con BMI > 35 kg/m2 associato ad una comorbidità legata al sovrappeso come ipertensione, diabete, syndrome delle apnee del sonno o problemi osteo-articolari ;
  • Con BMI > 40 kg/m2 anche senza le suddette patologie.

Per il momento non si parla di chirurgia preventiva e non penso che ce ne siano le basi etiche e scientifiche. Solo una piccolissima parte della popolazione soffre di un’obesità puramente di origine genetica. La maggior parte delle problematiche ereditarie sono monogenetiche, riguardano un deficit della trasmissione del messaggio di sazietà attraverso la leptina. Più spesso l’obesità prevede un interessamento poligenico con una forte partecipazione dei fattori ambientali. Per questo stimo sia più interessante un lavoro di educazione e prevenzione alla chirugia bariatrica estesa su larga scala.

Spieghiamo perché è meglio prevenire.
Ogni intervento chirurgico, anche un appendicectomia, è gravato da complicanze più o meno gravi. Per questo motivo quando si tratta di aiutare a prendere una decisione sul fare o meno l’intervento, faccio fare al paziente l’esercizio della bilancia mettendo per iscritto i pro e i contro. A livello della politica sanitaria, la proposta all’intervento si fa perché è più conveniente proporre al paziente un intervento come la sleeve o il by-pass gastrico piuttosto che pagare le medicine a vita. Allo stato attuale non credo sia vantaggioso per nessuna delle parti, di farsi operare senza rientrare nei requisiti precedentemente elencati. In Gran Bretagna si sta cercando di estendere l’indicazione a pazienti diabetici con BMI tra 30 e 35 kg/m2, ma ancora una volta, comporta una comorbidità molto difficile da trattare se non con dei farmaci a vita, quindi alla fine dei conti potrebbe risultare vantaggioso.

L’intervento è una scorciatoia?
Purtroppo questo pensiero è molto condiviso ma non è assolutamente così. Non dico che tutti i pazienti che si sottopongono a un intervento del genere lo facciano in scienza e coscienza, ma i pazienti vengono preparati ed edotti, non sono operati allo sbaraglio. Il percorso è svolto a diversi livelli ed è per questo che è bene farlo in centri specializzati con un’equipe pluridisciplinare composta da professionisti specializzati nell’obesità. Forse sì, qualcuno cerca la facilità, ma ben presto si rende conto che il percorso di preparazione è molto lungo e che richiede di rimettere in discussione tutte le abitudini e il vissuto che l’ha portato a prendere peso. Talvolta può essere estremamente doloroso. Come dico sempre, l’intervento non è una baguette magique, ma può dar luogo a delle vere e proprie rinascite. Purtroppo, anche le persone che si sottopongono a intervento, hanno un tasso di recidiva che varia tra il 30 e il 50% a seconda degli studi scientifici. È per questo che è importante affidarsi all’equipe scelta e continuare a farsi seguire. Dopo l’intervento bariatrico si vive quella che noi definiamo una luna di miele che dura circa un anno e mezzo. Durante questo periodo, il paziente perde quasi sicuramente peso grazie agli effetti metabolici e ormonali dell’intervento. Terminata questa fase, il risultato duraturo dipende da esso stesso e dalla sua costanza a farsi seguire dai professionisti che l’hanno accompagnato: chirurgo, dietologo, medico nutrizionista, coach sportivo, psicologo, diventano il fan club personale del paziente. Considerando il lavoro interiore e profondo che il paziente obeso deve fare sul lungo tempo, su sé stesso e sulle sue abitudini, oserei definirlo un ultra-trail piuttosto che una scorciatoia.

Quale consiglio dare?
Il mio consiglio è quello di scegliere un centro specializzato, in Italia andando sul sito della SICOB (Società italiana della Chirurgia dell’obesità) si possono facilmente trovare i centri d’eccellenza. Una volta individuato il centro, bisognerebbe sentire un buon feeling con il chirurgo e la sua equipe, dando fiducia e soprattutto permettendo di farsi aiutare. I professionisti dell’obesità possono essere più o meno competenti, ma le caratteristiche che non devono mancare sono l’empatia e l’assenza di giudizio. Se le sentite , avete fatto bingo e avete trovato la vostra squadra. I vostri professionisti sono la migliore garanzia assicurativa per la riuscita dell’intervento. Purtroppo l’intervento di chirurgia bariatrica non vi protegge dagli sgambetti della vita, ma il fatto di acquisire una nuova fiducia in sé permette di affrontarli con una forza interiore diversa nel futuro.