Gene Gnocchi: “Dio, il politicamente corretto e Simona Ventura”

Gene Gnocchi è a teatro con "Se non ci pensa Dio ci penso io". E in tv fa di nuovo coppia con Simona Ventura: "Tra noi una bella sintonia"

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Gene Gnocchi non ha bisogno di presentazione. Oltre a vederlo in tv in Citofonare Rai 2 con Simona Ventura e Paola Perego, dal 5 al 15 ottobre è al Teatro Golden di Roma con lo spettacolo, Se non ci pensa Dio ci penso io, scritto e diretto da lui e da Marco Posani, insieme a Luca Fois, Massimo Bozza e Cristiano Micucci.

Gene Gnocchi, con la sua comicità stralunata e raffinata, porrà a Dio quelle domande scomode che tutti noi vorremmo fargli per capire perché accadono certe cose.

Debutti a teatro con Se non ci pensa Dio ci penso io: com’è questo rapporto tra te e Dio? Alla fine c’è un vincitore?
Non c’è un vincitore… nel senso che non voglio spoilerare il finale. Tutta la vicenda infatti si basa sul fatto se Dio mi risponderà o meno. Siccome ho saputo che Dio è una frequenza quantistica, ho deciso di volerlo interrogare e assoldo un elettricista che attraverso una vecchia radio mi dovrebbe mettere in contatto con Dio. Il punto è: Dio risponderà alle mie domande? Questo è il leitmotiv dello spettacolo. Ovviamente tutto è svolto in chiave comica.

La comicità è allora lo strumento giusto per dire le cose che non vanno?
Assolutamente sì. Infatti il tema dello spettacolo è che Dio deve rispondermi sul cose scomode. Ad esempio mi deve dire perché ci vogliono 8 mesi per fare una TAC, perché ci sono i rincari, perché i monopattini o il dilagare di trasmissioni di cucina ecc. Certo, tutto è declinato in chiave divertente ma le domande che pongo sono vere e serie. Alla fine la gente si chiede: ‘Dio dovrebbe essere interpellato di fronte a certe cose, Lui sa tutto, prevede tutto e però sembra non dare l’apporto che dovrebbe dare per risolverle’.

Come è nata l’idea di Se non ci pensa Dio ci penso io?
È nata per idiosincrasia. Appunto ci sono delle cose che non ti stanno bene e ti viene la voglia di rivolgerti al Supremo. Nello spettacolo io lo interpello via radio, Lui cerca di rispondere e le sue risposte sono molto divertenti perché si fa vivo ma a modo suo.

Debutti al Teatro Golden di Roma, ma poi porterai lo spettacolo in tutta Italia?
Sì, ci sono dieci recite a Roma e poi l’idea è di girare per l’Italia.

È cambiato oggi il modo di fare comicità rispetto ai tuoi esordi?
Da quando ho cominciato, parliamo di un’era preistorica, quasi 40 anni fa, ci sono delle varianti che hanno un po’ condizionato questa professione, soprattutto il politicamente corretto. Ricky Gervais ha dedicato quasi la metà del suo spettacolo, Humanity, a questo tema. Il politicamente corretto è quasi angosciante per chi fa questa professione. Adesso quando fai una battuta, devi pensare chi potrebbe risentirsi, chi potrebbe offendere. Questo è estenuante rispetto al nostro lavoro, la situazione sta diventando eccessiva o meglio assurda. In realtà, dovremmo tirare dritto senza pensarci e la discriminante dovrebbe stare sul piano penale, se c’è diffamazione o meno.

Da Zelig a Quelli del calcio, ne hai fatte di trasmissioni cult: ci racconti qualche aneddoto divertente?
Di aneddoti ne ho tanti. In questo lavoro ho conosciuto persone fondamentali. Una è sicuramente Teo Teocoli con cui ho fatto Mai dire gol, Vicini di casa, Scherzi a parte, Il gioco dei Nove. Lui ha un talento esagerato e il nostro è stato un sodalizio meraviglioso. L’altra è Simona Ventura con cui ho fatto per 8 anni Quelli del calcio e adesso collaboriamo di nuovo insieme in Citofonare Rai 2. Nonostante sia stata giudice di X Factor, Simona Ventura di musica non capisce niente. Allora quando facevamo Quelli del calcio avevamo spesso come ospiti cantanti molto importanti. Lei si fidava di me, però aveva sempre paura che causassi l’incidente diplomatico. Una volta venne David Bowie e io volevo fargli un paio di domande. Simona mi ha riempito di raccomandazioni. Io chiesi a David: ‘So che sei arrivato da Londra, hai trovato traffico?’. Vidi la Ventura sbiancare perché pensava che Bowie si arrabbiasse e lasciasse magari lo studio. Ma prima che di lasciarlo rispondere gli feci capire che sapevo di musica, che ero interessato ai suoi lavori e quindi si è tranquillizzata. Ma all’inizio ho visto Simona raggelarsi.

A proposito di Simona Ventura, ti abbiamo visto in Citofonare Rai 2 nella tua rubrica “L’ufficio digene”: ma è davvero un lavoro così usurante?
[Ride ndr]. Sì certo, io l’ho fatto per quello. Devo arrivare alla pensione, a quota 100 e l’unico modo è fare questi nove mesi a Citofonare Rai 2. In realtà mi sto divertendo molto e poi ritornare con lei è una bella cosa, perché c’è un’alchimia e una sintonia che si trova con poche persone.

Poi vedremo come andrà con Ballando con le stelle, giusto?
Certo. Io non vedo l’ora di vedere Simona a Ballando, perché così potrò sbizzarrirmi.

Il calcio è ancora una tua grande passione?
Sì, ormai è 15 anni che scrivo sulla Gazzetta dello Sport. Mi occupo di calcio, ho giocato e mi piace sempre. È un po’ meno divertente rispetto al passato, perché è diventato più un fatto di business che di sentimento. Ha perso un po’ la magia che aveva un tempo.

Come lo vedi il campionato?
L’anno scorso il Napoli ha fatto la cavalcata in solitaria, mentre quest’anno tra Juve, Milan, Inter, Atalanta, Lazio c’è un bel numero di squadre che possono competere.

Come trascorri il tuo tempo libero? Tra l’altro sei diventato nonno qualche mese fa
Gioco a tennis. Ovviamente cerco di vedere mio nipote che è troppo simpatico. Purtroppo è distante da me, lui abita a Monza e io a Faenza. Allora io cerco delle scuse per andare a trovarlo. Ad esempio faccio la pubblicità per il montascale di un’azienda in Lombardia, questo lavoro  mi serve anche per andare a vedere mio nipote che è veramente un dono del cielo.

Se non ci pensa Dio ci penso io, trama

Dopo aver saputo che Dio è una frequenza quantistica, Gene ingaggia un tecnico, pensando sia esperto in materia di quanti, per parlare con l’Assoluto attraverso una vecchia radio e farsi spiegare da Lui il perché di tante cose che succedono sulla Terra e che non lo convincono. In attesa di un contatto con l’Altissimo, il protagonista, che lavora direttamente per Suo conto come capufficio, comincia a elencare una serie di fatti da lui protocollati e che Dio, nella sua onniscienza, avrebbe già da tempo dovuto sistemare per il bene dell’umanità e in particolare del nostro piccolo povero Paese: l’Italia.

Dalla radio arrivano voci e informazioni che invece di risolvere il problema lo complicano. Questi inconvenienti rendono il rapporto tra Dio e Gene sempre più difficile, al punto tale che, con un colpo di scena, le parti si invertono. E ogni sera questo conflitto esplode, lasciando allo spettatore la libertà di scegliere chi ha ragione tra i due.

Lo spettacolo va in scena al Teatro Golden di Roma dal 5 al  15 ottobre.