Francesco Salvi: “Villaggio, un genio. Terence, un mito. Io? Quando c’è bisogno, torno fuori”

Francesco Salvi è uscito con un nuovo brano, "Comete come te". Icona della comicità, ci ha raccontato della sua incredibile carriera

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Francesco Salvi non ha bisogno di presentazioni. È un’icona degli anni Ottanta, ha fatto la storia della comicità italiana degli ultimi quarant’anni.

Come tutti i grandi della sua generazione ha esordito al Derby di Milano, è stato tra i protagonisti di Drive In, il suo spettacolo che ha segnato un’epoca si chiamava MegaSalviShow. Ha pubblicato otto album, con cui ha vinto cinque volte il premio Disco di platino e sette volte il Disco d’oro, ha partecipato al Festival di Sanremo e C’è [sempre] una macchina da spostare.

Ha lavorato coi più grandi, da Paolo Villaggio a Lino Banfi, da Gaspare e Zuzzurro a Terence Hill, solo per fare qualche nome. E adesso Francesco Salvi è uscito con un nuovo brano, che si intitola Comete come te, scritto, cantato e composto da lui, arrangiato e suonato da Paolo Agosta e prodotto insieme a Mitch Dj, con un testo ironico e sottile, per bambini ma anche per adulti, molto suggestivo e visionario.

Francesco Salvi
Fonte: Luciano Peritore
Francesco Salvi, in versione Babbo Natale

Il tuo nuovo singolo, Comete come te, non è un semplice brano di Natale: che cosa ti ha ispirato? E qual è il messaggio che vuoi dare?
Il Natale mi ispira sempre. Ogni anno scrivo un brano e lo metto nel cassetto. Comete come te dovrebbe anticipare l’album del prossimo anno con tutte canzoni dedicate alle feste. Quello che voglio dire con questo brano è che il Natale è una cosa molto bella, divertente e che tutti dovrebbero essere buoni, però non solo in questo periodo ma tutto l’anno. Siccome è molto difficile realizzare questo obiettivo, abbiamo deciso che saremo cattivi a Natale e buoni per il resto dell’anno. Ma c’è una vocetta che dice: ‘Non si può fare’, allora non ci resta che provare a far durare la magia natalizia giusto un po’ di più, almeno fino all’Epifania.

E la macchina è sempre da spostare?
Sì certo, anche perché io non faccio niente, è lei che va da sola. Si vede che abbiamo fatto un pieno che dura parecchio, infatti è più di 30 anni che si sposta. Adesso c’è anche la versione elettrica, l’unico problema è che bisogna stare attenti al filo, altrimenti ci si inciampa nelle manovre. C’è da spostare una macchina [brano del 1989 ndr] è un pezzo che funziona sempre, ancora oggi. Per questo, Paolo Agosta e Mitch Dj, produttore anche di Comete come te, hanno deciso di uscire con una nuova versione all’inizio di quest’anno. Comunque, adesso che abbiamo pubblicato un nuovo brano – ed è sempre impegnativo farlo – e non ci ferma più nessuno [ride ndr].

Sai di essere un’icona degli anni Ottanta e un vero e proprio mito della comicità surreale: come ti senti in questo ruolo?
Mi fa piacere e mi fa ridere. Mi sono divertito a fare tantissime cose e tra l’altro nel 2023 Drive In ha festeggiato i 40 anni. Il 28 dicembre vado a Striscia la Notizia a ricordarlo insieme a Greggio e Iacchetti. E non sarò l’unico. Speriamo di avere la possibilità di riproporre uno show così, ma nuovo, perché funziona ancora e si sente la mancanza di una comicità alternativa che è sempre stata avanti coi tempi. Comunque, oggi ci sono tanti comici bravissimi quindi io posso continuare a riposarmi e appena c’è bisogno, torno fuori [ride ndr].

Passiamo alle icone cinematografiche: in Fracchia, la belva umana interpreti Neuro, che ricordi hai di quel film?
Neuro mi faceva molto ridere, perché faceva le rapine ma era buono. Si disegnava l’orologio sul polso e poi guardava che ore fossero e chiedeva alla macchina come andava: ‘Va forte, va forte!’. Era un personaggio fuori di testa. L’ho interpretato prima di Drive In ma già mostrava quella follia che spero continui ad alleggerirci le giornate. Paolo Villaggio era una persona fantastica. C’eravamo conosciuti a una rassegna di cabaret a Ischia dove lui era in una giuria e mi disse: ‘Salvi ti chiamerò per il mio prossimo film’. E così è stato e si è rivelata una bellissima esperienza. Villaggio è un genio, perché è riuscito a inventare cose sempre nuove con due personaggi, praticamente identici, cambiava solo il nome, Fracchia e Fantozzi. Ha segnato la mia adolescenza, quando ero al liceo, io e i miei compagni appena potevamo leggevamo i racconti di Villaggio che venivano pubblicati sull’Europeo.

Quindi Villaggio ti ha ispirato nel tuo lavoro di comico?
Lui, Cochi e Renato e gli altri comici di quella generazione sono stati delle guide, perché prima il varietà era un po’ noioso, fatta eccezione per pochi come Valter Chiari e Aldo Fabrizi. Invece loro erano la follia totale. Villaggio, Cochi e Renato, Jannacci, Toffolo, Andreasi si erano fatti tutte le ossa al Derby, lo stesso locale dove ho lavorato io, ma anche Antonio Ricci, Abatantuono, Teocoli… Ci è servito da trampolino, poi ha chiuso e luoghi così non ci sono più oggi.

Francesco Salvi
Fonte: Luciano Peritore
Francesco Salvi nel video “Comete come te”

Forse l’ultimo è stato il Zelig degli inizi
Sì, è venuto dopo Drive In e si è ispirato ad esso e lì hanno trovato spazio Claudio Bisio fino a Checco Zalone.

In Fracchia, la belva umana c’era nel cast anche Lino Banfi che hai ritrovato in Un medico in famiglia dove interpretavi Augusto Torello, il marito della mitica Cettina
Sul set di Fracchia non l’ho incontrato Banfi. Spesso capita che si lavori allo stesso film senza incrociarci. Quest’estate stavo girando un film con la Ramazzotti, che s’intitola Mia madre, dove recita anche la Finocchiaro. È il terzo lavoro che faccio con lei e non l’ho mai incontrata sul set, ci siamo visti alla Festa del cinema di Roma.
Con Banfi è sempre un piacere lavorare ed è stato molto bello in Un medico in famiglia. È uno della vecchia guardia, precedente alla mia generazione, ma è sempre sul pezzo. L’ho visto a Ballando con le stelle ed è sempre in forma.

A proposito di fiction, l’altro tuo famosissimo personaggio è Roccia di Un passo dal cielo
Sì è stata un’esperienza bellissima, anche perché c’era Terence Hill. Io l’avevo già incontrato in Don Matteo ed è stato un piacere ritrovarlo. Lui è un signore, una persona di una gentilezza estrema. Bravo, simpatico e un mito mondiale, sul set a San Candido c’erano turisti di tutto il mondo che venivano a salutarlo, è un idolo internazionale. È conosciuto ovunque, come Bud Spencer che purtroppo non c’è più.

Non posso non citare Joan Lui, dove hai lavorato con Adriano Celentano
Celentano è un fenomeno. Ricordo che ci ha fatto girare nuovamente una scena, che in parte è stata tagliata perché non ci stava più nel film. Ci ha fatto andare a casa sua dove c’è una sala da cinema e seduti per terra abbiamo rifatto questo movimento di persone, come se giocassimo con le figurine. Celentano è un personaggio davvero fantastico.