Tra gli orrori di Kabul sei nata tu. Benvenuta al mondo piccola Maryam

Così sei venuta al mondo in una safe house. Quella in cui mamma e papà si sono rifugiati per proteggersi dalle persecuzioni, per proteggere te. E tu non lo sai, ma hai già vinto

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Non sei nata in una grotta a Betlemme, anche se di Maryam Baouardy, figlia della Galilea, porti lo stesso nome. E chi sa se di quella donna, canonizzata anni fa da Papa Francesco, erediterai il coraggio, la forza. La fede. Non possiamo sapere chi sceglierai di diventare, né quali cose sei destinata a fare. Quello che sappiamo con certezza è che anche nostro il compito di preservare i tuoi sogni e i tuoi desideri, di garantirti una vita straordinaria.

Perché vedi, piccola Maryam, tu non sei solo il tesoro prezioso di mamma e papà, ma rappresenti la speranza per migliaia di donne e uomini che ogni giorno combattono affinché la tua vita, e quelle delle altre bambine, un giorno torni a essere normale. Anche se è doveroso da parte nostra dirti che con quel concetto di normalità ti scontrerai più e più volte.

Perché crescendo capirai l’utilizzo di determinate parole non è altro che un infimo tentativo di tenere in piedi una società basata sugli stereotipi, sui giudizi, sulle differenze di genere e sull’annullamento dei diritti umani. E purtroppo tu, piccola Maryam, in quella società ci sei nata.

Perché il tuo destino non è stato quello di nascere a Betlemme, ma in una Safe House. La tua prima casa, quella in cui mamma e papà si sono rifugiati per fuggire dagli orrori di Kabul, per proteggersi. Per proteggere te.

Un giorno qualcuno ti racconterà di tutto questo, dalla tragedia di una guerra dalla quale abbiamo il dovere proteggere te e chi è rimasto intrappolato in quell’inferno, colpevole solo di essere nato nel posto sbagliato.

E sai, anche se ne sei totalmente inconsapevole, anche tu hai fatto la tua parte. Lo hai fatto nel momento stesso in cui sei nata e Pangea, proprietaria di quella casa rifugio a Kabul dove mamma e papà ti hanno portata, ha detto al mondo che esisti.

E non sei nata silenziosamente no, ma lo hai fatto con quel rumore di cui il mondo ha bisogno per non smettere di lottare. Lo hai fatto per ricordare che il tuo destino non è quello di essere perseguitata solo perché sei nata donna. Lo hai fatto perché le cose, per te e per le altre, devono essere diverse. E lo hai fatto perché sei una guerriera, perché hai già vinto venendo al mondo, quello del quale ti proteggeremo per renderlo degno di te. Perché tu ci hai ricordato che l’amore, in qualsiasi forma, è più forte della violenza e degli orrori della guerra.