Il mondo della musica piange la scomparsa di Sly Stone. Il leader dei leggendari Sly and The Family Stone è scomparso lunedì 9 giugno 2025 all’età di 82 anni a Los Angeles, circondato dalla sua famiglia, dopo una prolungata battaglia contro la broncopneumopatia cronica ostruttiva e altri disturbi. La famiglia ha ricordato il suo “straordinario lascito musicale”, definendolo una “figura monumentale, un innovatore rivoluzionario e un vero pioniere che ha ridefinito il panorama della musica pop, funk e rock“. Il doveroso omaggio a un’icona la cui eredità è destinata a risuonare per intere generazioni.
Sly Stone, una vita tra carriera e innovazione
Classe 1943, Sly Stone – al secolo Sylvester Stewart – era originario di Denton, in Texas. Da lì si è trasferito con la famiglia a Vallejo, in California, dove frequentò con grande assiduità la Chiesa di Dio in Cristo. Già all’età di otto anni registrava musica gospel con i suoi fratelli Freddie, Rose e Vaetta, con i quali formava The Stewart Four. Nonostante la giovanissima età, tastiere, chitarra, basso e batteria non avevano segreti per lui, un talento naturale e versatile come pochi.

L’esperienza nel gospel, genere radicato nella tradizione musicale afroamericana, ha gettato le basi per la sua carriera, capace di fondere stili apparentemente lontani. Prima di formare la sua band più celebre, Stone si è affermato come disc jockey di successo per la stazione radio R&B KSOL a San Mateo, in California. Le sue playlist includevano brani di artisti Beatles e Rolling Stones, insolito per un canale incentrato sull’R&B. Ma lui era così, eclettico e aperto a una visione “fusion” della musica.
Nel 1966 Sly Stone e il fratello Freddie hanno unito le loro rispettive formazioni per dare vita agli Sly & The Family Stone, gruppo che si è da subito distinto per la sua formazione: musicisti bianchi e neri, donne non solo come vocalist ma anche come strumentiste. Era una novità.
Come lui stesso ha scritto nella sua autobiografia Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin): “La band aveva un concetto – bianchi e neri insieme, maschi e femmine entrambi, e donne non solo a cantare ma a suonare strumenti. Era una cosa enorme allora, ed era una cosa enorme di proposito”. Questa deliberata scelta di inclusività trasformò la band in un vero e proprio manifesto sociale e politico, un’incarnazione vivente dell’armonia e dell’integrazione in un’epoca di intense tensioni razziali e sociali. La musica, come veicolo di un messaggio che andava oltre il semplice “intrattenimento”.
Sly & The Family Stone erano un sapiente mix di funk, soul, R&B, rock psichedelico, jazz, gospel e influenze latine. Dopo il debutto nel 1967, la band ha lanciato una serie di hit di successo come Dance to the Music, Everyday People, Stand!, Hot Fun in the Summertime, I Want to Take You Higher e Family Affair, diventate iconiche.

Declino e rinascita del “re del funk”
Dopo il grande successo, Sly Stone ha vissuto un momento difficile a causa dei gravi problemi di tossicodipendenza e dei conflitti interni alla band, che portarono al suo scioglimento intorno al 1975.
Negli anni ’70 la musica è cambiata, come si suol dire. Stone aveva un sound più cupo e cinico, raccontava in note la desolazione di un mondo segnato dagli assassini di figure importanti come Martin Luther King Jr. e John F. Kennedy, ma anche le tensioni razziali e la guerra del Vietnam.
Tutto questo ha avuto un peso enorme nella carriera ma anche nella stessa vita del musicista che, dopo il declino della band, ha spesso mancato l’appuntamento ai propri concerti fino al ritiro dalla vita pubblica negli anni ’80 e ’90. Stone ha affrontato diversi arresti legati alla droga, oltre a numerosi ricoveri per abuso di sostanze stupefacenti. Nel 2019, finalmente, è riuscito a disintossicarsi anche grazie al sostegno e alla vicinanza dei figli e dei nipoti.
La sua eredità è innegabile. Sly Stone sarà sempre ricordato come un visionario della musica, dotato di un carisma fuori dal comune e di capacità vocali che sono diventate emblema di uno stile e di un’epoca. La sua famiglia ha espresso la certezza che il suo “straordinario lascito musicale continuerà a risuonare e a ispirare per le generazioni a venire”.