Dopo anni in cui si affermò tra i più talentuosi e coraggiosi artisti della musica italiana, Caparezza ha trascorso lungo tempo lontano dalle scene. Il rapper pugliese torna adesso con un doppio progetto creativo: Orbit orbit, un album accompagnato da un fumetto di cui il musicista è sceneggiatore. “Il disco è positivo, solare” sottolinea, seppur dietro la sua genesi si nasconda un profondo dolore. Una malattia all’orecchio gli ha comportato la perdita dell’udito.
Caparezza, l’acufene e la perdita dell’udito
Michele Salvemini, questo il vero nome di Caparezza, racconta degli anni passati, i più duri della sua vita. Il musicista convive da sempre con l’acufene, che chiama il proprio “compagno di vita”. A questo disturbo si è aggiunta l’ipoacusia, ovvero la riduzione o perdita dell’udito. “È stato per me un periodo di stop. – ha spiegato – Tutta la mia vita mi è sembrata un percorso che mi portasse a fare musica. Poi sono arrivati questi stop e allora non capivo più che stessi facendo”.
La sua più grande passione si è trasformata nella più grande paura: “Non mi rendeva più felice fare musica ed ascoltare dischi. Avevo paura che, sentendoli a volume sostenuto, potessi ancor di più perdere l’udito. Non ho più avuto la sensazione di dire ‘la musica è la mia vita’”. Del disturbo si è accorto tardi: “Dopo aver cominciato un po’ troppe volte a dire ‘scusa non ho capito’, il mio otorino mi ha detto che stavo perdendo l’udito” confida al Corriere della Sera.
Si tratta di disturbi comuni per i professionisti della musica, ma di cui si parla raramente. “Chi non vede bene, porta gli occhiali, e chi non sente bene, ha gli apparecchi. È la stessa cosa, anche se non ugualmente accettata” spiega Salvemini che, tuttavia, oggi si è riappacificato con l’ipoacusia: “Ho gli apparecchietti acustici, è il primo disco che voi sentirete meglio di me. Ma ci convivo e li consiglierei a chiunque fa musica”.
L’augurio ai nuovi artisti
A 52 anni compiuti, Caparezza si è aggiudicato un posto nella risma dei maestri, degli artisti della vecchia scuola, e se lo gode a pieno. “Non voglio fare il giovanilista, – specifica – ho cercato di fare un disco onesto che aderisca alla mia età. Così come trovo normale che uno di 50 anni non comprenda il linguaggio di un artista molto giovane”.
Ai nuovi artisti lancia un messaggio: “Ti auguro San Siro, ma la tua roba non la capisco”. Senza alcun amaro in bocca: “Sono contento di diventare vecchio, il segreto della vita sta nella pacificazione con la nostra età”. D’altronde, non diventa vecchio chi non smette mai di giocare con l’immaginazione. Esattamente ciò che fa con Orbit orbit, proprio il termine con cui indica il mondo creato con la fantasia: “Per me l’unica vera libertà che nessuno può toglierti è quella dell’immaginazione”.
L’immaginazione che lo ha portato a reinventarsi fumettista quando pensava di non poter più essere un musicista e che quando pensava di non poter fare più nulla, gli ha tirato “fuori il lavoro più complesso mai fatto”.
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