“Il Cattivo Poeta”, la storia vera degli ultimi anni (e amori) di Gabriele D’Annunzio

Anni difficili e ricchi di avvenimenti storici in cui D'Annunzio venne assorbito: una storia oscura e ricca di emozioni

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Giorgia Prina

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Gabriele D’Annunzio inedito e avvincente: il film Il Cattivo Poeta, in onda venerdì 7 giugno su Rai 3, è tratto da una storia vera. Si tratta infatti del racconto degli ultimi tre anni di vita del poeta “Vate”. Anni difficili e ricchi di avvenimenti storici in cui D’Annunzio venne assorbito e trascinato. Il film è del 2021 ed è diretto da Gianluca Jodice. Nei panni del poeta uno straordinario Sergio Castellitto. Al centro della trama anche i disturbi fisici di Gabriele D’Annunzio, che visse i suoi ultimi anni condizionato da un problema all’occhio causato da un incidente in idrovolante, nel 1916, che lo rese fotofobico. Trascorse quei tempi avvolto dalle tenebre delle sue stanze, con le tende che impedivano al sole di entrare nella sua camera come si può vedere ancora oggi se si visita il Vittoriale. Anche le amanti venivano accolte nella penombra, per evitare di mostrare il più possibile, a quanto si dice, la visione del suo corpo invecchiato.

“Il Cattivo Poeta”: una storia vera

Gabriele D’Annunzio, poeta e scrittore fra i più apprezzati d’Italia, autore di libri entrati nella storia della letteratura, come Il piacere e La figlia di Iorio, e di poesie celebri, come La pioggia nel pineto, fu sicuramente un personaggio straordinario: un grande poeta e scrittore, militare, politico, patriota e giornalista.

Nacque a Pescara, il 12 marzo del 1863, e morì a Gardone Riviera il 1° marzo del 1938. La causa della sua morte fu un’emorragia cerebrale, che lo sorprese durante il lavoro. Sul suo scrittoio fu ritrovato il Lunario Barbanera con una frase sottolineata in rosso che annunciava di fatto la sua morte. Il regista del film Gianluca Jodice specificò: “Un poeta che aveva anche perso la sua penna, una specie di Nosferatu che ha subito una damnatio memoriae come pochi altri nel novecento, un personaggio contraddittorio, scomodo, complesso e dalle mille vite che però il cinema non aveva mai raccontato”.

Gli ultimi anni della sua vita furono dolorosi e trascorsi tra droghe e sofferenze, ma il film di Jacono è in grado di mostrare anche un altro lato della sua esistenza, ricca di passione, di amicizia e di emozione.

Gabriele D’Annunzio: gli amori del poeta

Si discute e si scrive molto sugli amori di Gabriele D’Annunzio, la letteratura trabocca di pubblicazioni di grande e comprensibile interesse al riguardo. Tante passioni e storie fuori dall’ordinario. Anche perché, nell’abbondante e vario carteggio lasciato dal “Vate” nel Vittoriale, affiorano accenni di passioni e amanti anche negli ultimi anni della sua vita.

Dal 1919 a stare al suo fianco fu la pianista Luisa Baccara, detta “Smikra“, che rimase con lui fino alla morte. Ma è lungo l’elenco di donne che D’Annunzio frequentò durante il corso della sua vita e tra queste la più famosa fu Eleonora Duse. Un’attrice teatrale italiana nata a Vigevano il 3 ottobre 1858 e morta a Pittsburgh il 21 aprile 1924. Soprannominata la divina e ritenuta la più grande attrice teatrale della Belle Époque, Eleonora Duse è stata un “mito” del teatro italiano a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.

La leggenda narra di un romantico incontro nelle calli di Venezia tra lei e lo scrittore più celebre del tempo, il poeta Gabriele d’Annunzio. La città, del resto, è stata la cornice della loro storia d’amore, tormentata e ricca di ambiguità. Quando iniziò a frequentare D’Annunzio, l’attrice era già una celebrità in Europa e in America. E fu lei a portare sulle scene i testi teatrali di D’Annunzio: Il sogno di un mattino di primavera, La Gioconda, Francesca da Rimini, La città morta, La figlia di Iorio, finanziandone più volte le produzioni. Sono in molti a sostenere che il Vate si servì di lei non solo per la sua fama e bellezza, ma anche per pagare i tanti creditori. Dalla storia con il poeta, la Duse uscì tradita, sentimentalmente, ma anche lavorativamente parlando. Infatti, la leggenda natta che Gabriele D’Annunzio collezionò circa 4000 amanti (forse una cifra esagerata, ma sicuramente rende l’idea) e nel 1896 le preferì l’attrice Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese de La ville morte. Nonostante le turbolente difficoltà, trascorsero insieme una decina di anni di passione e rotture, liti e tradimenti, ma anche di reciproca ispirazione artistica.