Luisa Baccara, la musa e l’amante di Gabriele D’Annunzio

Era soprannominata la Signora del Vittoriale. Era una grandissima pianista e una donna affascinante e carismatica. E fu lei a stregare il grande D'Annunzio

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sembra essere sempre lo stesso quel destino che tutte le donne innamorate di uomini illustri e celebri condividono e subiscono, quello di trascorrere la loro vita nell’ombra di quelle figure che hanno segnato, in un modo o nell’altro, secoli, epoche e storia.

Così è stato anche per Luisa Baccara, musa e amante di Gabriele D’Annunzio. Il suo profilo biografico è meno conosciuto e corposo rispetto a quello dell’uomo simbolo del decadentismo. Tuttavia, ciò che conosciamo di colei che stregò lo scrittore, ci restituisce il profilo di una donna forte, talentuosa e carismatica che merita di essere raccontato. Questa è la sua storia.

Chi era Luisa Baccara

Sono poche le foto presenti negli archivi nazionali che ritraggono Luisa Baccara, ma quelle bastano a far emergere il fascino enigmatico che gli apparteneva. Le fonti storiche, invece, raccontano di una pianista di origini veneziane che conquistò, letteralmente, il panorama musicale dell’Italia del ‘900.

Probabilmente, in tempi moderni, Luisa sarebbe stata una star della musica. Ma lei rifiutava le etichette, e si limitava solo a seguire quella passione che si era trasformata in una vocazione. La stessa che però scelse di abbandonare per seguire il cuore.

Nata a Venezia da una famiglia di origine borghese, Luisa Baccara era una bambina prodigio. Aveva iniziato a suonare il pianoforte ancora prima di imparare a leggere e a scrivere, e a vent’anni era già la protagonista assoluta del Conservatorio veneziano Benedetto Marcello. Ed è stato proprio vedendola seduta davanti a un pianoforte che Gabriele D’Annunzio rimase stregato da lei.

La Signora del Vittoriale

Era più grande di lei di circa trent’anni, Gabriele D’Annunzio, quando vide Luisa per la prima volta. Lei era una bravissima pianista, forse ancora sconosciuta, ma destinata a fare grandi cose. Lui, invece, non aveva bisogno di presentazioni perché aveva già conquistato la scena letteraria italiana. Si trovavano nella casa di un’amica in comune quando, per la prima volta, i loro occhi si incrociarono. Fu amore a prima vista, almeno da parte del Vate, che dopo quel primo incontro iniziò a corteggiarla.

Amava già tutto di lei, e desiderava solo trascorrere la sua vita insieme a quella giovane pianista. Neanche il matrimonio dello scrittore, alla fine, riuscì a tenerli lontani, e poco dopo il primo incontro i due divennero una coppia, seppur con la scarsa approvazione degli altri. Perché per gli altri, Gabriele e Luisa erano solo amanti. Per lui, però, lei era la sua “Smikrà” (“piccola” in lingua greca).

Nel 1920, Luisa Baccara e Gabriele D’Annunzio divennero una coppia a tutti gli effetti, e decisero così di trasferirsi insieme al Vittoriale, la casa museo sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Gli anni che seguirono, però, non sembravano affatto felici agli occhi degli altri che vedevano lo scrittore sempre più chiuso in se stesso e solitario. Sono gli stessi anni in cui D’Annunzio diventò protagonista di un episodio tragico, quello di una caduta accidentale dalla finestra della dimora che gli provocò gravi ferite.

Per gli amici di sempre, e anche per i figli del Vate, non si trattava di un semplice incidente. Secondo loro era stata Luisa, la Signora del Vittoriale, la donna che lo voleva tutto per sé e che forse, proprio a seguito di una scenata di gelosia, lo aveva spinto dalla finestra. Eppure, indipendentemente da ciò che successe davvero quel giorno del 1922, Gabriele D’Annunzio non mise neanche per un istante in dubbio l’amore che provava per Luisa. A lei lasciò il suo testamento, allontanando i suoi figli. E sempre a lei, che era ormai diventata la sua musa, scrisse lettere e sonetti, più di 1000.

Luisa, d’altro canto, aveva rinunciato a tutto per quell’amore grande che sarebbe durato per sempre. Aveva lasciato la musica, la carriera e la sua amata città per rifugiarsi in quella casa bellissima, della quale ne era diventata “La Signora”. E proprio in quella lo scrittore le aveva riservato la “stanza della musica”, dove poteva continuare a suonare il suo amato pianoforte.

Restarono insieme, Gabriele D’Annunzio e Luisa Baccara, nonostante i complotti, i pettegolezzi e le male lingue. Lo fecero fino alla morte dello scrittore, nel 1938, quando Luisa lasciò il Vittoriale e tornò nella sua adorata Venezia.