Più che una puntata, un romanzo d’appendice con microfoni sparati e pailettes taglienti. Il Serale di Amici, lo sappiamo bene, è un giro sulle montagne russe tra urla, risate, scenate e standing ovation. E qualche sbadiglio.
Due eliminazioni, un guanto che esplode prima ancora di essere lanciato, e un Malgioglio in stato di grazia. I protagonisti sono sempre loro: professori in guerra fredda (davanti alle telecamere), allievi che si prendono la scena a costo di saltare sul vuoto, e una Maria De Filippi che orchestra il tutto senza mai perdere il filo del microdramma settimanale. Ecco le pagelle: che spettacolo sia.
Cristiano Malgioglio in versione deluxe. Voto: 7,5
Malgioglio si presenta con l’abito che avrebbe voluto indossare a Sanremo, ma che “non ha fatto in tempo a mettere”. Il look è un’esplosione di teatralità malgiogliana: brillante, spiazzante, dichiaratamente fuori scala. Ma il vero colpo di scena arriva quando deve sciogliere il nodo lasciato in sospeso: l’eliminazione tra Chiara e TrigNO. Cristiano va in modalità confessionale e si concede un momento di rara trasparenza, parlando di senso di colpa e di quanto gli sia costato scegliere.
Poi arriva il momento di stuzzicarsi con Lorella Cuccarini, ormai una tradizione del sabato sera. Lei, elegantemente velenosa, nota: “Quando dai il punto a noi chiedi scusa alla Celentano, quando lo dai a loro no”.
Cristiano, teatrale come una romanza di fine atto, schermisce: “Scusami, scusami, amore, ma guarda che io chiedo scusa quando voglio”. Risate in studio, standing ovation del pubblico, e sipario su una dinamica che funziona perché nessuno finge. C’è solo un atteggiamento passivo-aggressivo.
Occhiali da vista d’ordinanza, trucco impeccabile, toni tra il melodrammatico e l’esilarante: Malgioglio resta quello che trasforma ogni apparizione in un quadro vivente con sottofondo musicale a scelta tra il tango e l’elettronica.
Maria De Filippi, guida silenziosa ma decisiva. Voto: 8
Maria De Filippi non entra. Appare. Maria è Amici. Ma attenzione: non è seriosa, non è distante. È l’unica capace di tenere insieme lacrime e leggerezza, drammi e battute. Ed è anche l’unica che dà lo spazio ai ragazzi.
Quando Chiara viene eliminata, la richiama in studio con un cenno asciutto, e le spalanca un futuro internazionale: contratti, borse di studio, inviti in ogni fuso orario. Pilsen, Pechino, standing ovation compresa. Ma le dice anche: “Fai questa esperienza all’estero… e se poi vorrai tornare, qua c’è sempre spazio”. L’allusione è chiara: Chiara potrebbe rientrare da professionista.
La voce è quella bassa di sempre, decisa quanto basta, carezzevole quando vuole. Maria osserva tutti, interviene solo quando serve. E quando decide che è il momento di chiudere il cerchio, lo fa punto e basta. Dove gli altri alzano la voce per farsi notare, lei si fa sentire abbassandola. E funziona ogni volta.
Anna Pettinelli, Madonna col carro armato. Voto: 7,5
Goffa, sì. Ma perfettamente consapevole. Anna Pettinelli si lancia in un Vogue tutto suo, una versione caricata e sbilenca ovviamente studiata a tavolino per far ridere senza perdere la faccia. Viene sollevata, trascinata, ribaltata dai ballerini con la grazia di un totem da sagra paesana e il cuore di una stuntwoman.
Non ride ma provoca una standing ovation. Pettinelli si gode l’esibizione, sbandando con stile, tenendo botta, e lasciando il pubblico in piedi a spellarsi le mani.
Amadeus la scambia per un manichino: “Pensavo fosse finto, poi ho visto che si muoveva”. Cristiano Malgioglio teme che a un certo punto si spezzi: “Questa creatura me la strapazzano da tutte le parti, prima o poi la rompono”. Elena D’Amario, più seria, la consacra con un complimento che sembra una diagnosi: “Genio borderline con la follia”.
Anna incassa tutto, si gode ogni secondo e conclude con un inchino da star di Las Vegas. Il punto va a Lorella, ma l’applauso più lungo è per lei. Perché non serve vincere un guanto per mangiarsi la scena.
Amadeus, giudice zen. Voto: 7
Equilibrato, pacato, osservatore. Apprezza Francesco, incoraggia Jacopo, vota con coerenza. Ha il ritmo televisivo nel sangue e il tempismo del conduttore che sa esattamente quando infilare il commento giusto.
La sua cifra è l’eleganza silenziosa che arriva al momento giusto, senza sbavature. Amadeus è l’unico in giuria che riesce a smontare la tensione con una frase e a farlo senza diventare protagonista. E infatti, lo è.
Elena D’Amario, madrina del ballo. Voto: 7,5
Celebra i ballerini con lo sguardo di chi la sala l’ha vissuta, consumata, sudata. Quell’edizione di Amici anche Maria l’ha nel cuore. Elena D’Amario premia Francesco e Daniele con parole precise, tagliate su misura, e quando si commuove per davvero, nessuno ha più voglia di fare ironia.
Elena non urla, non sgomita, ma si fa sentire con quel tono fermo da chi ha ballato per davvero, senza bisogno di effetti speciali. In questo, ricorda Maria: presenza solida, voce controllata, rispetto assoluto per il palco e per chi lo abita. Non impone autorità, la esercita con naturalezza, perché chi ha vissuto la fatica della danza non ha bisogno di teatrini.
Lorella Cuccarini, la macchina del tempo. Voto: 8,5
Lorella Cuccarini porta il sabato sera dentro il sabato sera di Amici. Balla sulle note delle gemelle Kessler e lo fa con quella leggerezza anni Sessanta che nelle sue gambe non è mai andata via. Il numero è ispirato a Canzonissima, ma il ritmo lo dà lei, che non sbaglia un passo e trasforma lo studio in un varietà d’altri tempi, senza un filo di polvere.
Conquista pubblico, giudici e persino Malgioglio, che le sussurra: “Se fosse nata in America, avrebbe già una stella sulla Walk of Fame”. Una soubrette nel senso più pieno del termine: presenza scenica, ironia, precisione e memoria storica. Nessuna nostalgia triste, solo spettacolo fatto bene. Il punto va a lei. E se lo prende.
Alessandra Celentano ed Emanuel Lo, il duello che incendia lo studio. Voto: 5
Il vero dramma della serata è tutto loro. Il guanto latino-americano tra Francesco e Alessia non si fa, e il palco esplode. Alessandra Celentano si scaglia contro Emanuel Lo: “Hai paura di schierarlo”. La frase è tagliente, la voce fredda, lo sguardo da fucilazione. Emanuel prova a restare calmo, ma il siluro è partito. Celentano lo inchioda: non stai proteggendo il tuo allievo, lo stai nascondendo.
“Francesco vuole fare tutto”, ripete lei come un mantra. E ha ragione. Francesco è lì che ascolta, con la giacca ancora addosso e il cuore in gola. Avrebbe accettato, avrebbe ballato, si sarebbe buttato. “Mi dispiace perdere a tavolino”, sussurra. Lo studio rumoreggia, i giudici si dividono, Maria osserva. Il pubblico prende posizione.
Emanuel, fermo come una diga, difende la scelta: “Non è paura, è protezione”. “È una valutazione tecnica”, insiste. Ma la Celentano non ci casca, e non ci passa sopra.
Il guanto salta. Il punto va. Ma il teatro lo fanno loro. Due idee della danza che non si parlano, due scuole che si guardano con sospetto. In mezzo, un ragazzo che avrebbe voluto combattere. La performance più potente della serata è quella che non ha mai avuto la sua musica.
In tutto questo turbinio di professori protagonisti, il paradosso è servito: i ragazzi, quelli veri, passano in secondo piano. Chi canta, chi balla, chi si gioca settimane di lavoro in un minuto e mezzo resta spesso schiacciato tra guanti rifiutati, dichiarazioni incendiarie e teatrini tra adulti in cerca di ragione.
Eppure sono loro a rischiare davvero, a perdere “a tavolino”, a chiedere solo di potersi esprimere. Ma quando gli insegnanti litigano per tre blocchi di fila e lo spettacolo ruota attorno a chi lancia il guanto e chi lo rifiuta, qualcosa si sposta. La scena cambia centro. E chi dovrebbe brillare, resta ai margini con il microfono in mano e un numero che nessuno vedrà.