I legamenti sono robuste strutture che collegano le ossa fra loro e svolgono un’importantissima funzione stabilizzatrice. Pur essendo resistenti queste strutture non sono tuttavia molto elastiche per questo, se sottoposte a stiramenti rapidi o carichi eccessivi possono subire lesioni, a partire da quelle di lieve entità fino ad arrivare ad una rottura completa.
Scopri di seguito tutto quello che c’è da sapere sui legamenti e cosa succede in caso di una loro lesione parziale o completa, quali sono i sintomi e i trattamenti possibili.
Indice
Cosa sono i legamenti e qual è la loro funzione
I legamenti sono robuste strutture fibrose che collegano tra loro due ossa oppure due parti dello stesso osso legandole tra loro e svolgendo un’importante compito di stabilizzazione e fissità delle articolazioni mobili. Non vanno assolutamente confusi con i tendini, che hanno invece il compito di collegare i muscoli alle ossa o ad altre strutture di inserzione.
I legamenti servono a guidare e limitare quei movimenti che potrebbero alterare la posizione delle strutture alle quali sono collegati, impedendo così che traumi e sollecitazioni eccessive possano arrecare danni alle articolazioni o facciano perdere la naturale connessione tra le ossa. I legamenti all’interno del corpo umano sono posizionati in modo tale da intervenire in modo attivo solo nei casi in cui il grado del movimento sia estremo, quando cioè l’integrità dell’articolazione è messa seriamente in pericolo.
Oltre quindi ad avere un’importante funzione primaria di stabilizzazione, i legamenti hanno anche un importantissimo ruolo propriocettivo. Sono infatti presenti, a livello dei legamenti, molti recettori nervosi che, in concomitanza coi muscoli, i tendini e le capsule, forniscono costantemente al sistema nervoso centrale (SNC) informazioni sulle condizioni dell’apparato locomotore, in modo che esso possa intervenire attivamente regolando il tono muscolare, correggendo la postura, l’equilibrio, la coordinazione e l’attività dei gruppi muscolari che entrano in azione a seconda delle situazioni.
Ad ogni movimento fisiologico quindi i muscoli che vengono attivati muovono le ossa che possono però eseguire solo movimenti entro i limiti consentiti dall’articolazione e dai mezzi di fissità che hanno il compito di preservare le diverse strutture anatomiche non solamente in modo meccanico, ma anche grazie al supporto del sistema nervoso centrale.
Perché i legamenti sono soggetti a lesioni
Come tutte le altre strutture del nostro apparato locomotore anche i legamenti scheletrici hanno delle caratteristiche di resistenza a traumi e sollecitazioni proprie e possono opporsi alle forze applicate solamente entro un determinato limite. La loro struttura di tipo fibroso li rende straordinariamente resistenti ma davvero poco elastici e quindi poco suscettibili alle deformazioni sotto l’azione di carichi elevati.
Così come i tendini, i legamenti sono costituiti per il circa 70%-80% da fibre di collagene di tipo I, che sono particolarmente resistenti alla trazione. La percentuale di fibre elastiche molto estensibili ma poco resistenti invece è particolarmente ridotta. L’elasticità dei legamenti può comunque aumentare, anche fino al 150%, grazie a specifici esercizi di stretching, che prevedono un carico particolarmente basso; tuttavia, a carichi elevati queste fibre possono subire una rottura improvvisa.
Lo straordinario grado di mobilità articolare che si può raggiungere con lo stretching è davvero impressionante, ma un grado simile di elasticità è comunque da considerarsi pericoloso allo stesso livello dell’eccessiva rigidezza in quanto aumenta di parecchio il grado di instabilità e di lassità articolare.
Quando le forze applicate ai legamenti superano la massima resistenza tensile delle loro fibre avvengono le cosiddette lesioni legamentose. Le fibre del legamento tendono a stirarsi in un primo momento, poi a strapparsi fino ad arrivare alla rottura completa. Quanto più velocemente viene applicata la forza ai legamenti tanto più essi sono suscettibili alle lesioni. Nei casi di traumi particolarmente lenti infatti la resistenza opposta dai legamenti è tale da staccare una piccola parte di osso a cui sono collegati procurando un’avulsione ossea.
Gradi di lesione e lesioni dei legamenti più frequenti
Quando si verifica una lesione al legamento la sua entità è proporzionata al trauma e può essere classificata in quattro diversi gradi di gravità:
- Grado 0: quando si ha un trauma articolare in cui però non si osserva alcun tipo di danno anatomico a carico dei legamenti.
- Grado 1: quando si ha un trauma di lieve entità che provoca, all’interno del legamento, una piccolissima lesione delle fibre; queste lesioni sono davvero microscopiche e, nella maggior parte dei casi, non interferiscono in alcun modo con la normale stabilità dell’articolazione coinvolta.
- Grado 2: quando si ha un trauma di media entità che causa una rottura parziale del legamento; nei casi in cui le fibre strappate sono sotto il 50% del totale si parla di lesione di II grado lieve, mentre se il numero delle fibre interrotte supera la metà si tratterà di una lesione di II livello grave. Ovviamente all’aumentare delle fibre di collagene lesionate aumenterà anche il grado di instabilità dell’articolazione.
- Grado 3: quando si ha un trauma di grave entità in cui si assiste alla rottura completa del legamento che può interessare sia la zona centrale sia a livello dell’inserzione legamentosa nell’osso.
Solitamente sono le distorsioni e le lussazioni, traumi in cui l’articolazione viene sollecitata più del limite normale di movimento o compie movimenti anormali, a causare lesioni ai legamenti. Nell’articolazione del ginocchio ad esempio il legamento più lesionato è il crociato anteriore che spesso, soprattutto nei soggetti che praticano sport, viene sottoposto a distorsioni. Il meccanismo di lesione più frequente è l’involontario movimento di valgo-rotazione esterna mentre il piede rimane bloccato al suolo.
Anche la distorsione alla caviglia è una delle lesioni legamentose più frequenti. Solitamente il legamento ad essere maggiormente colpito dal trauma distorsivo è quello peroneo-astragalico anteriore, situato nel compartimento laterale. Basta appoggiare male il piede in una posizione in cui la caviglia viene allontanata bruscamente dal calcagno, avere un forte impatto col suolo dopo un salto o cambiare rapidamente direzione per far subire alla caviglia un forte trauma in inversione e provocare una lesione al legamento.
Sintomi di una lesione al legamento
I sintomi e la loro gravità variano ovviamente in base al grado della lesione legamentosa. Nel caso di una lesione di tipo distorsivo di media o grave entità, in cui il numero di fibre strappate è molto alto o addirittura completo, il sintomo più preponderante sarà il dolore che potrà essere accentuato dalla palpazione o da particolari movimenti.
Successivamente l’articolazione si gonfierà a causa dell’emorragia nello spazio articolare e potrebbero comparire nella zona interessata dal trauma delle ecchimosi. Nel caso in cui la lesione fosse completa sarà percepibile una sensazione di lassità ed instabilità.
Nel caso in cui fosse stata una lussazione a provocare una lesione ai legamenti l’arto assumerà una sorta di atteggiamento di difesa, rendendo pressoché impossibile eseguire un qualsiasi tipo di movimento sia attivo che passivo.
Come si diagnostica una lesione a carico dei legamenti
Talvolta un’accurata anamnesi e un esame obiettivo, con test specifici e accertamenti sul meccanismo lesivo, sono più che sufficienti per effettuare la diagnosi di una lesione legamentosa. Spesso però lo specialista sceglie di avvalersi anche di tecniche diagnostiche strumentali come la radiografia, utile ad escludere la presenza di eventuali fratture o alterazioni dei normali rapporti articolari.
Nei casi più gravi, per confermare la diagnosi clinica il medico potrebbe prescrivere al paziente anche una risonanza magnetica (RM) oppure una tomografia computerizzata (TAC).
Quali sono i trattamenti della lesione al legamento
Nella fase più acuta del trauma al paziente verrà consigliato di applicare il famoso protocollo RICE:
- Rest: rimanere a riposo.
- Ice: fare impacchi di ghiaccio di 20/30 minuti ogni ora per almeno 4 ore dal trauma.
- Compression: comprimere la zona interessata per con una fasciatura per almeno 24-48 ore successive all’infortunio.
- Elevation: elevare la parte interessata dall’infiammazione, possibilmente al di sopra del livello del cuore in modo da favorire il ritorno venoso ed evitare di far accumulare ulteriormente il sangue.
Nella maggior parte dei casi le lesioni legamentose vengono trattate in modo conservativo. Questo a causa del fatto che i legamenti sono abbastanza vascolarizzati e di conseguenza possiedono una discreta capacità riparativa.
Solamente in alcuni casi particolari, e sempre dopo un’attenta analisi dello stile di vita del paziente, si ricorre ad un intervento di tipo chirurgico. Questo è il caso ad esempio di lesioni a carico del legamento crociato anteriore in quanto questo legamento non guarisce mai spontaneamente, ma tende ad accumulare lesioni fino a rompersi del tutto.
I tempi di recupero da una lesione dei legamenti sono piuttosto lunghi e vanno da un periodo di 3-4 settimane per le lesioni di tipo moderato fino a 6 o più mesi nei casi più gravi e rotture complete. Per riacquistare la mobilità e la stabilità è estremamente importante la riabilitazione, che non dovrà tuttavia interferire in alcun modo nel processo di guarigione del paziente.
Il recupero da una lesione ai legamenti è un processo meticoloso e multifase, che richiede pazienza e impegno da parte del paziente. Una volta che l’infiammazione inizia a diminuire, inizia la fase di riabilitazione che include la mobilizzazione passiva per mantenere l’ampiezza di movimento articolare. Gradualmente, i movimenti passivi lasciano spazio a quelli attivi assistiti, e si inizia a lavorare sul recupero della forza muscolare con esercizi specifici che evitano di sovraccaricare i legamenti danneggiati. Il potenziamento progressivo dei muscoli supporta il legamento lesionato durante la guarigione e aiuta a stabilizzare l’articolazione. In seguito, si incorporano esercizi di propriocezione per migliorare l’equilibrio e la consapevolezza spaziale, cruciali per prevenire future lesioni.
Questo processo di recupero può variare da qualche settimana a diversi mesi, a seconda della gravità della lesione e dell’obiettivo funzionale o sportivo del paziente. La collaborazione con fisioterapisti e specialisti è fondamentale per garantire un piano di recupero personalizzato e efficace.
Fonti bibliografiche:
- Hopkins Medicine, Ligament Injuries to the Knee
- UPMC, Tendon and Ligament Tears, Ruptures, and Injuries
- Corewell Health, Ligament Tears