Discopatia: cause, diagnosi e cure

La discopatia è una patologia degenerativa che colpisce i dischi intervertebrali, causando dolore e limitazioni nella mobilità

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Pubblicato: 6 Maggio 2024 09:38

Quando si parla di discopatia si fa riferimento alla degenerazione di uno o più dischi intervertebrali, posti tra le vertebre nella colonna vertebrale. Questi dischi hanno la funzione di ammortizzare i carichi a cui è sottoposta la colonna vertebrale durante il normale movimento, oltre ad armonizzarne il movimento. Il deterioramento di questa funzione dei dischi, dovuto principalmente a usura e invecchiamento, genera appunto la discopatia che viene classificata in 4 livelli di compromissione e gravità progressiva: lieve, moderata, grave e severa.

Solitamente, i segmenti della colonna vertebrale più soggetti ad alterazione sono il tratto cervicale della colonna cervicale e la zona lombo-sacrale. Questo perché sono i punti della colonna maggiormente soggetti allo stress da movimento, e, nel caso della zona lombo-sacrale, più stressati dal peso del corpo stesso.

Sebbene è possibile riscontrarla anche in soggetti in giovane età, la discopatia è una condizione che coinvolge principalmente la popolazione anziana.

Nel 75% dei casi si risolve spontaneamente entro quattro settimane e nel 95% dei casi entro sei mesi. Tuttavia, il tasso di ricaduta arriva al 60% nel corso dei due anni successivi.

Quali sono i sintomi della discopatia

Il sintomo principale della discopatia è un dolore più o meno intenso al collo oppure alla schiena, a seconda che si tratti rispettivamente di discopatia cervicale o lombare. Talvolta, insieme al dolore cervicale può comparire un dolore al braccio (cervicobrachialgia) mentre al dolore alla schiena si può associare un dolore alla gamba (lombosciatalgia).

Oltre al dolore, possono sovrapporsi problemi funzionali come il formicolio o l’intorpidimento degli arti inferiori con difficoltà nella deambulazione (nel caso di discopatia lombare), o degli arti superiori con alterazione della destrezza delle mani (nel caso di discopatia cervicale).

Nei casi più gravi possono verificarsi delle vere e proprie deformità della colonna vertebrale, con evidenti danni e compressioni di radici nervose e midollo spinale che possono quindi provocare gravi conseguenze neurologiche, come perdita di forza e di sensibilità agli arti superiori e inferiori.

Cause della discopatia

La discopatia è causata dall’usura del disco, che può verificarsi con l’avanzamento dell’età e quindi in un certo modo è considerata parte del un normale processo di invecchiamento. Ogni disco intervertebrale ha forma appiattita e ovalare, ed è formato da due strutture concentriche: un nucleo polposo al centro, circondato da un anulus fibroso esternamente. Composto per l’88% da acqua, il nucleo polposo deve rimanere idratato per mantenere il suo spessore e la sua elasticità. Tuttavia, con l’età o anche con particolari sforzi ripetuti e prolungate posizioni statiche, il disco può disidratarsi e degenerare. Questo determina un avvicinamento delle vertebre che, sfregando, trasmettono stimoli dolorosi alle strutture nervose.

Anche posture scorrette e movimenti errati o improvvisi con il corpo possono indebolire il disco, causandone la sua degenerazione. Meno frequentemente, la causa dell’indebolimento può anche essere un processo infettivo.

Posto che si tratta di processo tipico della popolazione anziana, in alcuni soggetti può verificarsi in età giovanile e in modo anche piuttosto grave. Le ragioni sono spesso legate ad un eccessivo peso corporeo, attività lavorative troppo usuranti, vita troppo sedentaria, dieta poco equilibrata povera in frutta e verdura, uso eccessivo di alcolici, fumo o attività sportive agonistiche prolungate nel tempo e che richiedono eccessivi carichi e torsioni sulla colonna.

In alcuni casi, può essere anche la conseguenza di una lesione alla schiena.

Si possono quindi riassumere le cause della discopatia in:

  • Traumatiche, a seguito di uno sforzo eccessivo e ripetuti
  • Degenerative, a causa dell’età
  • Infettive, per infezioni come lo stafilococco, lo streptococco e la tubercolosi
  • Infiammatorie, a seguito della presenza di sostanze irritanti

Fattori di rischio della discopatia

Alcuni fattori predisponenti, come la presenza di disco con fragilità intrinseca o malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, aumentano le probabilità di incorrere in una discopatia.

In caso di progressione, la discopatia può generare un dolore molto fastidioso e pericoloso, che può influire sullo stile di vita e limitare l’attività lavorativa del paziente, rendendo talvolta difficili e dolorose anche le comuni attività della vita quotidiana.

A causa di queste limitazioni, il soggetto potrebbe essere portato a usare in modo eccessivo e prolungato farmaci analgesici ed antinfiammatori, che possono determinare danni ed effetti collaterali anche gravi a reni, fegato, tratto gastro-intestinale, aumentare la pressione arteriosa e favorire il diabete, oltre a peggiorare altre patologie di cui il paziente può risultare affetto.

Come diagnosticare la discopatia

Per diagnosticare la discopatia è opportuna una visita medica con un esame obiettivo particolarmente attento alla ricerca di segni e sintomi a collo, schiena e arti, che possano orientare il medico, il quale potrà poi richiedere specifici esami diagnostici per confermare il sospetto. Nella prima visita il medico valuta la flessibilità e l’ampiezza del movimento della schiena e la presenza di determinati segni sulla colonna vertebrale. Potrebbe rendersi necessario valutare la resistenza dei muscoli e i riflessi, al fine di esaminarne la funzionalità.

Durante l’esame obiettivo per la diagnosi di discopatia il medico può anche eseguire diversi test clinici, tra cui i noti segni di Lasègue e di Fajersztajn. Il test di Lasègue consiste nel sollevare passivamente l’arto inferiore del paziente disteso, mantenendo la gamba estesa. Se la manovra provoca dolore irradiato lungo il decorso del nervo sciatico al di sotto del ginocchio, il test è considerato positivo, suggerendo un’irritazione o compressione radicolare, spesso dovuta a un’ernia discale lombare. Il segno di Fajersztajn, o test del sollevamento dell’arto contro resistenza, viene eseguito chiedendo al paziente di sollevare l’arto inferiore mentre è supino, offrendo una resistenza al movimento. La comparsa di dolore o l’aumento del dolore sciatico esistente può indicare la presenza di un’ernia discale. Questi test, assieme ad altri esami neurologici e all’analisi dei sintomi, contribuiscono a formulare la diagnosi, che può poi essere confermata da studi di imaging.

Il primo esame solitamente prescritto dal medico è poi una Radiografia del rachide seguita, se il caso specifico lo richiede, da una TAC ed una Risonanza Magnetica del tratto di colonna interessato.

La Risonanza Magnetica è l’esame che meglio di tutti riesce a “fotografare” lo stato del rachide e a fornire le informazioni più precise per una corretta diagnosi: evidenzia l’ernia discale, le strutture nervose ed il loro rapporto con le strutture ossee.

Discopatia cervicale

La discopatia cervicale si manifesta con dolore al collo e intorpidimento e/o debolezza irradiate a spalle, braccia e mani. É causata da un’alterazione di uno o più dischi intervertebrali posti tra le vertebre cervicali.

Queste discopatie sono caratterizzate da altri sintomi tipici, come dolore e rigidità dei muscoli cervicali, mal di testa, vertigini con senso di sbandamento, nausea o vomito e rigidità o difficoltà a ruotare la testa.

Le cause più frequenti di discopatie cervicali comprendono:

  • i cosiddetti “colpi di frusta“;
  • problemi mandibolari o malocclusione;
  • sedentarietà (ad esempio lavori d’ufficio che richiedono di mantenere a lungo la stessa posizione, con le braccia appoggiate sulla scrivania per digitare sulla tastiera del computer, provocando il sovraccarico dei muscoli cervicali);
  • ansia (le persone ansiose tendono ad avere abitualmente una respirazione “corta”, toracica e superficiale, che impegna i muscoli cervicali).

Se il nucleo polposo crea sintomatologia radicolare, si può affrontare il problema con trattamenti fisiochinesiterapici mirati, agopuntura a scopo antalgico e/o decontratturante, esercizi posturali per contrastare l’atteggiamento scorretto della colonna che può aver causato il problema, eventuali infiltrazioni a scopo antalgico, ozonoterapia intradiscale oppure si può arrivare all’intervento chirurgico di laminectomia decompressiva o stabilizzazione vertebrale, a seconda del danno al disco.

Per mantenere in salute il collo ed evitare l’insorgere di una discopatia cervicale è consigliabile fare esercizio fisico regolarmente (secondo le proprie capacità) e stare attenti alla postura, mantenendo sempre il collo dritto e la schiena ben sostenuta.

Trattamenti e cure della discopatia

In fase iniziale di diagnosi della discopatia, bisogna procedere con un trattamento conservativo che prevede l’utilizzo di:

  • farmaci analgesici ed antinfiammatori (cortisonici e non cortisonici);
  • miorilassanti somministrati per via topica, orale, intramuscolare o per via intradermica;
  • terapia infiltrative locali (come l’Ozonoterapia);
  • infiltrazioni profonde con cortisonici;
  • fisioterapia;
  • terapie fisiche come Tecar, Laser, US, Ionoforesi.

Insieme al riposo fisico, i trattamenti di questo tipo si dimostrano quasi sempre efficaci. Quando le terapie conservative falliscono, il medico può considerare l’idea di intervenire con la chirurgia. Gli interventi chirurgici possibili oggi prevedono tecniche poco invasive che consentono però al chirurgo di riparare, ricostruire e rinforzare interi tratti di colonna vertebrale danneggiati dalla discopatia.

Sono tre gli interventi chirurgici possibili:

  1. Stabilizzazione dinamica: intervento chirurgico a invasività minima con spaziatore interspinoso che può rimanere in modo permanente oppure può anche essere rimosso successivamente. Non viene esportato nessun osso strutturalmente importante, lo spaziatore interspinoso offre al paziente e al chirurgo la possibilità di valutare a posteriori eventuali ulteriori trattamenti nel caso in cui il paziente dovesse andare incontro a un peggioramento della condizione vertebrale.
  2. Discoplastica: i dischi artificiali sono protesi che vanno a sostituire il disco malato, che viene rimosso dalla colonna, garantendo però il movimento e la flessibilità.
  3. Chirurgia di fusione spinale: intervento chirurgico che prevede l’utilizzo di innesti ossei e strumenti, come piastre metalliche e viti, in modo da fondere due o più vertebre adiacenti.

L’importanza della prevenzione

La colonna vertebrale va mantenuta in salute e dato che la discopatia diventa molto comune con l’avanzare dell’età è importante adottare degli accorgimenti per evitarne la comparsa o almeno posticiparla il più possibile. Prima di tutto, praticare attività fisica regolare permette di rinforzare la muscolatura di tutto il corpo, in particolare i muscoli definiti “posturali”. Una persona con stile di vita sedentario potrebbe andare a camminare due volte durante la settimana e una volta nel weekend: la cosa importante è prendere un impegno e mantenerlo.

Inoltre, limitare lo stress e adottare un’alimentazione corretta contribuiscono a fare corretta prevenzione. Infatti, è fondamentale tenere a bada il proprio peso per non sovraccaricare i dischi intervertebrali.

Fonti bibliografiche: