Artrosi cervicale: sintomi, cause e cura

L'artrosi cervicale è una degenerazione delle articolazioni e dei dischi intervertebrali nel tratto cervicale della colonna vertebrale, caratterizzata da dolore al collo, rigidità, mal di testa e talvolta sintomi neurologici come formicolio e debolezza nelle braccia

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Carlotta Casiraghi

Medico chirurgo

Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università dell'Insubria, attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.

L’artrosi cervicale è una malattia degenerativa che comporta cambiamenti alle ossa, ai dischi intervertebrali, alle articolazioni e alla cartilagine (la pellicola protettiva che riveste le estremità delle ossa) del tratto cervicale, la parte superiore della colonna vertebrale.

È legata alla normale usura dovuta all’invecchiamento: con l’età, infatti, esattamente come il resto del corpo, anche queste strutture degenerano lentamente. In particolare, con l’invecchiamento i dischi del rachide cervicale si danneggiano, perdono liquidi e diventano più rigidi. Come risultato di questo processo, sulle ossa del collo possono formarsi speroni o escrescenze anomale chiamati osteofiti.

Queste escrescenze possono anche causare il restringimento del canale vertebrale, il canale in cui scorrono il midollo spinale e le sue terminazioni nervose, una condizione correlata detta stenosi spinale cervicale, che può provocare dolore al collo e rigidità. Ci sono comunque altri fattori, oltre all’invecchiamento, che contribuiscono alla comparsa della malattia. In tutti i casi, è possibile adottare alcuni accorgimenti e ricorrere a determinati trattamenti per migliorare la situazione. 

Nella maggior parte dei casi di spondilosi, tuttavia, si tratta di fenomeni totalmente silenti, soprattutto nei più giovani.

Artrosi cervicale, cenni di anatomia

La colonna vertebrale è composta da 24 ossa, chiamate vertebre, che sono impilate l’una sull’altra. Queste ossa si collegano per creare un canale che protegge il midollo spinale, la struttura che ha sede nella colonna vertebrale (passa anche a livello cervicale) e che ha il compito di trasmettere gli stimoli nervosi a tutto l’organismo.

Lo fa attraverso i nervi: cavi “elettrici” che viaggiano attraverso il canale spinale, appunto, portando messaggi dal cervello ai muscoli e viceversa. Le radici nervose si diramano dal midollo spinale attraverso aperture nelle vertebre (forame). Le sette piccole vertebre che iniziano alla base del cranio e formano il collo costituiscono il rachide cervicale.

Fra una vertebra e l’altra ci sono dei cuscinetti: i dischi intervertebrali, strutture di forma circolare costituite da un nucleo gelatinoso centrale, il nucleo polposo, e da un guscio esterno di fibre elastiche intrecciate, l’anulus. 

Che cos’è l’artrosi cervicale 

L’artrosi cervicale compare quando i dischi intervertebrali del tratto cervicale vanno incontro a un progressivo assottigliamento e la cartilagine si consuma. Come risultato di questo processo, le due vertebre vicine sfregano fra di loro, usurandosi, provocando la formazione di becchi ossei e ostacolando i movimenti. La parte colpita da artrosi perde così la sua funzionalità, diventa rigida, scricchiola e può apparire ingrossata. 

I segmenti più colpiti risultano essere quelli tra la sesta e la settima vertebra cervicale.

Cause dell’artrosi cervicale

L’artrosi cervicale è un normale segno dell’età: difficile che una persona anziana non ne soffra. Nella maggior parte degli individui di età superiore ai 50 anni, i dischi tra le vertebre diventano meno spugnosi e forniscono meno supporto. Inoltre, ossa e legamenti diventano più spessi, invadendo lo spazio del canale spinale. Tuttavia, il grado di degenerazione varia da soggetto a soggetto: se in alcuni casi è accentuato, in altri è lieve. La ragione è che in questo processo degenerativo possono intervenire vari fattori che possono aggravarlo. Ecco i principali:

  • il sesso femminile: le donne sono più vulnerabili al disturbo;
  • la sedentarietà: meno ci si muove e più ci si immobilizza. Per questo, la sedentarietà peggiora la contrazione muscolare e la rigidità articolare;
  • l’obesità: comporta un sovraccarico a livello articolare, di conseguenza, le ossa e le cartilagini sono costrette a sopportare molto più peso di quanto dovrebbero;
  • la componente genetica: le persone con altri casi in famiglia sono più predisposte all’artrosi cervicale della media;
  • fumo di sigaretta: tende ad accentuare il processo di usura e i sintomi;
  • precedenti traumi e/o lesioni alla zona e malattie ossee: modificano l’equilibrio della struttura scheletrica, favorendo lo sviluppo della malattia;
  • determinate occupazioni o attività, che stressano la zona del collo e richiedono molti movimenti ripetitivi del collo;
  • le alterazioni della postura e la scoliosi: obbligano i dischi a sopportare pesi in un atteggiamento non naturale, facilitando la comparsa dei processi degenerativi. 

Come si manifesta l’artrosi cervicale

Spesso l’artrosi cervicale è una malattia silenziosa, specialmente nelle fasi iniziali. Quando si manifesta, lo fa soprattutto con i seguenti sintomi:

  • dolori al collo più o meno intensi, dovuti all’usura dei dischi e allo sfregamento delle vertebre. A volte i dolori peggiorano guardando in alto o in basso o facendo attività in cui il collo viene tenuto nella stessa posizione per un periodo di tempo prolungato, come guidare o leggere un libro;
  • rigidità della parte;
  • dolore alle spalle o alle braccia
  • incapacità di girare completamente la testa o di piegare il collo, che a volte interferisce con la guida;
  • rumore o sensazione stridente quando si gira il collo

I sintomi meno comuni o “atipici” includono vertigini, mal di testa, palpitazioni, nausea, fastidio all’addome o al sistema gastrointestinale, visione offuscata, problemi di memoria (ipomnesia). In alcune occasioni, i pazienti hanno manifestato anche dolore alla mandibola o al petto, con la cosiddetta angina da dolore cervicale.

Le possibili complicanze dell’artrosi cervicale 

Se l’artrosi cervicale provoca una pressione sul midollo spinale (stenosi cervicale), può subentrare una condizione chiamata mielopatia cervicale. I sintomi di questa patologia includono: formicolio; intorpidimento e/o debolezza a braccia, mani, gambe o piedi; mancanza di coordinazione e difficoltà a camminare; riflessi anormali; spasmi muscolari; perdita di controllo su vescica e intestino (incontinenza).

Un’altra possibile complicazione dell’artrosi cervicale è la radicolopatia cervicale, che compare quando gli speroni ossei premono sui nervi che fuoriescono dalle ossa della colonna vertebrale. Il dolore che colpisce una o entrambe le braccia è il sintomo più comune, con anche coinvolgimento delle dita, principalmente le prime tre. Questa condizione è chiamata cervicobrachialgia.

Talvolta, l’artrosi cervicale può associarsi a un’ernia, cioè la fuoriuscita del nucleo morbido del disco intervertebrale. Questa protrusione può comprimere e infiammare le radici nervose della zona e il midollo spinale, causando dolore e debolezza al collo, che si irradiano al braccio. 

A differenza dell’artrosi, tuttavia, l’ernia è una condizione più tipica del giovane lavoratore. È una situazione estremamente diffusa, ma, in molti casi, totalmente asintomatica: non tutte le ernie provocano dolore o altri segni neurologici (come il deficit di sensibilità); inoltre, nella maggior parte dei casi, regrediscono spontaneamente.

Diagnosi dell’artrosi cervicale

In presenza di sintomi sospetti, è bene rivolgersi al medico, che potrebbe inviare dallo specialista ortopedico. Per diagnosticare l’artrosi cervicale, per prima cosa il medico effettua un’approfondita anamnesi, chiedendo al paziente di descrivere i sintomi avvertiti e il suo stato di salute e di raccontare la sua storia clinica personale e famigliare.

Seguirà un esame fisico del corpo, con un particolare focus su collo, schiena e spalle. È anche probabile che il medico esamini i riflessi e la forza delle mani e delle braccia, controlli la perdita di sensibilità e osservi la persona mentre cammina. Il medico può anche premere delicatamente sul collo e sulle spalle, cercando punti trigger (sensibili) o ghiandole gonfie. 

Quali esami fare per l’artrosi cervicale

Per indagare meglio la situazione, il medico potrebbe anche richiedere test specifici, come:

  • radiografia, che fornisce immagini di strutture dense come l’osso.  Mostrerà l’allineamento delle ossa lungo il collo. Può anche rivelare cambiamenti degenerativi nella colonna vertebrale cervicale, come la perdita dell’altezza del disco o la presenza di speroni ossei;
  • risonanza magnetica, che fornisce immagini dei tessuti molli del corpo, come muscoli, dischi, nervi e midollo spinale. Una risonanza magnetica può aiutare a determinare se i sintomi sono causati da danni ai tessuti molli, come un rigonfiamento o un’ernia del disco; 
  • TAC, che può aiutare il medico a visualizzare meglio il canale spinale e gli eventuali speroni ossei;
  • mielogramma, una procedura di imaging in cui si inietta del mezzo di contrasto nel canale spinale per far apparire più chiaramente il midollo spinale e le radici nervose;
  • elettromiografia (EMG), che misura gli impulsi elettrici dei muscoli a riposo e durante le contrazioni. Può essere eseguita insieme agli studi sulla conduzione nervosa che vengono effettuati per determinare se un nervo spinale funziona correttamente;
  • esami del sangue, utili per verificare la presenza di infiammazione.

In caso di necessità, si potrebbe richiedere anche una visita neurologica.

Curare l’artrosi cervicale

L’artrosi cervicale non va necessariamente trattata: solo quando si manifesta in modo doloroso si interviene per cercare di ridurre i disagi. Il tipo di trattamento dipende dalla gravità dei sintomi e dei segni. Se non vi sono segnali di allarme (per esempio di mielopatia), l’obiettivo risiede nella riduzione del dolore, nel recupero delle funzioni pre-morbose e nel prevenire danni neurologici permanenti alle strutture coinvolte.

Ecco le tipologie di trattamento più comuni:

  • il riposo nelle fasi più acute della malattia, quando i sintomi sono molto intensi;
  • la fisioterapia: è di solito il primo trattamento non chirurgico consigliato dal fisiatra, e prevede, per esempio, sedute di rinforzo della muscolatura del collo, tramite esercizi di isometria e contro resistenza,
  • l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), antidolorifici (come il Paracetamolo), per alleviare il dolore; eventualmente, si può procedere, per brevi periodi, a trattamenti con
  • i massaggi, che possono aiutare a controllare gli episodi di dolore più intenso;
  • in alcuni casi, viene consigliato l’impiego di un collare cervicale per limitare i movimenti e fornire supporto, ma si consiglia di evitare di indossarlo per più di 10 giorni;
  • l’uso di un cuscino apposito può alleviare il dolore aiutando a mantenere la normale lordosi cervicale, distribuendo i carichi biomeccanici tra i dischi e favorendo una miglior qualità del sonno.
  • possono essere prescritte terapie fisiche come la ionoforesi, gli ultrasuoni, la tens, la terapia con il caldo. I risultati sulla loro efficacia, tuttavia, sono ancora oggetto di
  • l’iniezione di farmaci (corticosteroidi e anestetico locale) nelle articolazioni della colonna vertebrale o nell’area circostante la colonna vertebrale stessa;
  • attività fisica nei periodi non acuti. In particolare, sono consigliate le cosiddette “ginnastiche dolci”, come lo stretching, lo yoga, il nuoto, che prevedono movimenti armonici e non troppo violenti.

Quando serve la chirurgia

L’artrosi cervicale tende a essere una condizione cronica, ma la chirurgia è necessaria solo in rari casi, quando è presente una compressione del midollo e/o è subentrata una perdita di funzionalità, per esempio in caso di progressiva perdita di sensibilità e funzionalità a braccia, gambe, piedi o dita.

L’obiettivo della chirurgia è rimuovere la fonte di pressione sul midollo spinale e sui nervi. L’intervento chirurgico può includere anche l’aggiunta di stabilizzazione sotto forma di impianti o tramite fusione delle vertebre. 

Fonti bibliografiche: