La cachessia consiste in un pericoloso dimagrimento che intacca non solo lo strato adiposo, ma anche i muscoli, con pesanti conseguenze.
La cachessia diventa particolarmente rischiosa in presenza di malattie che favoriscono l’inappetenza e che provocano nausee, vomito e debilitazione fisica, come il diabete di tipo 1, la sclerosi multipla o l’Hiv.
Si tratta del risultato di uno squilibrio ormonale. Potrebbe infatti essere causata da un’alterazione dei livelli di testosterone, di miostatina, dei glucocorticoidi o del fattore di crescita Igf-1 che incentiva la perdita di massa magra. Fra i responsabili di un dimagrimento eccessivo possono esserci anche le citochine, sostanze infiammatorie associate a condizioni patologiche come i tumori, che compromettono l’appetito.
La cachessia viene diagnosticata in presenza di una perdita di peso involontaria superiore al 5% del peso corporeo iniziale, di un indice di massa corporea inferiore a 20 prima dei 65 anni o inferiore a 22 dopo i 65 anni, di una quota di massa grassa minore al 10%. Sono segnali di cachessia anche l’aumento delle citochine in circolo e l’albumina in quantità superiore a 35 grammi per litro.
La cura di questo disturbo non è semplice. Per prima cosa bisogna intervenire sulla condizione patologica che l’ha scatenata. A parte questo, è utile praticare attività fisica in modo da rinforzare l’apparato muscolare, seguire una alimentazione mirata, se necessario assumere dei farmaci che stimolano l’appetito, che riducano le citochine o che agiscano sullo squilibrio ormonale presente.