Diabete: cos’è, cause, sintomi e conseguenze

Il diabete è una malattia cronica che può dipendere da diversi fattori: scopri quali sono le cause, i sintomi e le conseguenze

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Quando parliamo di malattie croniche, il pensiero si ferma subito su una delle più comuni, il diabete, caratterizzato da livelli alti di glucosio nel sangue. Sì, proprio i dolcissimi e irresistibili zuccheri, protagonisti indiscussi degli alimenti da sempre più amati e desiderati, ma da consumare con parsimonia: i dolci.

Quando si altera la quantità e la funzione dell’ormone insulina, il glucosio inizia ad accumularsi nel sangue ed ecco il diabete, che si divide in differenti tipologie.

Quali sono i sintomi, le conseguenze e le cause del diabete? A queste e ad altre domande risponde la Dottoressa Silvia Pasquini, Medico chirurgo, Specializzata in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, con cui abbiamo approfondito l’argomento.

Che cos’è

«Il diabete mellito è una delle patologie croniche più diffuse al mondo. Solo in Italia riguarda più di 4 milioni di individui e si stima che almeno 1 milione e mezzo di persone siano affette da diabete senza saperlo.

La parola viene dal greco dia-baino e significa “passare attraverso, fluire” e fa riferimento ad uno dei sintomi principali, ovvero la quantità abbondante di urina prodotta, mentre l’aggettivo “mellito” rimanda al “miele”, proprio per l’eccesso di zuccheri che caratterizza questa malattia.

In condizioni di normalità, il nostro pancreas produce insulina per tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue (ovvero glucosio, o glicemia). Questi zuccheri, se presenti in quantità eccessive e per lunghi periodi, possono provocare dei danni a diversi organi, causando le cosiddette “complicanze croniche” del diabete, tra cui:

  • problemi di vista/cecità;
  • insufficienza renale;
  • piede diabetico;
  • neuropatia (ndr. ovvero la disfunzione di uno o più nervi periferici che causano dolore, debolezza, alterazioni della sensibilità);
  • ictus;
  • infarto.

Valori di glicemia a digiuno misurati su prelievo venoso maggiori o uguali a 126 mg/dL sono indicativi di diabete mellito», spiega la dottoressa.

Tipi di diabete

«Esistono diversi tipi di diabete mellito, le forme più frequenti sono:

Diabete mellito tipo 2

È la forma più frequente e spesso si inserisce in un quadro che viene denominato “sindrome metabolica”, in cui coesistono pressione alta, ipercolesterolemia o ipertrigliceridemia, sovrappeso/obesità, con prevalenza del grasso addominale. In questo caso il pancreas produce insulina, ma questa insulina non funziona come dovrebbe, ovvero le cellule del nostro organismo sono resistenti alla sua azione (insulino-resistenza) e il risultato è l’iperglicemia. Questa forma di diabete è piuttosto “subdola” perché spesso fa danno prima di diventare sintomatica.

Diabete mellito tipo 1

È più raro del tipo 2 (circa il 5-10% della popolazione diabetica) e colpisce per lo più i giovani; in questo caso il pancreas non produce più insulina, che deve quindi essere somministrata dall’esterno, più volte al giorno, cercando di riprodurre ciò che il pancreas non è più in grado di svolgere in autonomia.

Diabete mellito gestazionale

È un tipo di diabete che insorge durante la gravidanza, con un meccanismo molto simile al diabete tipo 2, ovvero l’insulino-resistenza: la diagnosi si esegue mediante curva da carico per il glucosio eseguita tra la 16esima e la 18esima settimana (se la donna è ad alto rischio) oppure tra la 24esima e la 28esima. Nella maggior parte dei casi, dopo il parto si risolve, lasciando però un alto rischio di sviluppare il diabete in futuro.

Prediabete

Esiste poi una condizione ad alto rischio, quella che un tempo veniva chiamata “prediabete”, in cui la glicemia si trova in una zona a metà tra la normalità e il diabete. In questo caso è bene prendere i dovuti accorgimenti e seguire specifiche precauzioni per evitare che questa condizione diventi diabete.

Sintomi

«Va precisato innanzitutto che nella maggior parte dei casi, soprattutto nelle fasi iniziali (e questo vale senza dubbio per il diabete tipo 2) il diabete mellito è totalmente asintomatico.

Laddove presenti, in caso soprattutto di scompenso glicemico, i sintomi che devono farci sospettare il diabete sono principalmente:

  • molta sete;
  • necessità di urinare, spesso e in grandi quantità;
  • aumento incontrollato dell’appetito;
  • stanchezza;
  • perdita di peso (ma solo in alcuni casi, di solito nel diabete tipo 1);
  • visione offuscata;
  • aumentata frequenza di infezioni, soprattutto genitali o fungine», precisa l’esperta.

In generale, la diagnosi di diabete arriva con il riscontro, in almeno due occasioni, della presenza di valori glicemici a digiuno (da almeno 8 ore) ≥ 126 mg/dl o di sintomi (come quelli descritti sopra) associati a un valore casuale di glicemia ≥ 200 mg/dl.

Cause

«A diversi tipi di diabete corrispondono anche cause diverse. Il diabete tipo 2 dipende da una condizione di insulino-resistenza, ovvero l’insulina viene prodotta dal pancreas ma non funziona. Questa malattia dipende da molti fattori, ma (cercando di semplificare una patogenesi ben più complessa) i più importanti sono la familiarità, cioè si eredita la “predisposizione” ad averlo, ed i fattori ambientali, come uno stile di vita caratterizzato da sedentarietà, alimentazione scorretta (particolare predilezione degli zuccheri semplici o eccessivo introito di carboidrati e grassi, non bilanciati da una quantità adeguata di fibre), ma anche da comportamenti a rischio come l’assunzione eccessiva di alcool o il fumo di sigaretta.

Il diabete tipo 1 invece, non dipende da stile di vita e alimentazione, ma è una patologia su base autoimmune, ovvero il sistema immunitario, che di solito è impegnato a combattere contro gli agenti esterni, inizia ad attaccare le cellule beta del pancreas che producono insulina, creando uno stato di infiammazione locale, fino ad arrivare alla loro distruzione. Il risultato è una carenza assoluta di insulina.

Il diabete gestazionale ha in comune con il diabete tipo 2 l’insulino-resistenza: in gravidanza l’insulino-resistenza è utile a fornire più nutrimento al bambino, ma ad un certo punto, proprio per una predisposizione della donna o per profilo a rischio, questa situazione di equilibrio si rompe, la glicemia aumenta troppo, diventando dannosa per la mamma e per il bambino».

Quali sono i trattamenti

«Anche le terapie sono diverse in base alla tipologia di diabete. Per il diabete mellito tipo 2 i punti cardine della terapia, prima ancora dei farmaci, sono degli accorgimenti in termine di dieta e stile di vita. Ovvero, una dieta equilibrata, priva di zuccheri semplici, con predilezione di carboidrati a ridotto indice glicemico, avendo cura di non abbinare più fonti di carboidrati ai pasti principali (es. pane/pasta/patate vanno intercambiati), ricca di fibre e povera di grassi.

Lo stile di vita deve essere il più possibile attivo, con esercizio fisico quotidiano e regolare, preferibilmente aerobico. Laddove lo stile di vita non sia sufficiente, o i valori di esordio siano già particolarmente elevati, o siano già presenti complicanze (ad esempio cardiologiche) si ricorrerà ad una terapia farmacologica, solitamente con farmaci a somministrazione orale. Per il diabete tipo 1 l’unica terapia è l’insulina, che può essere considerata un farmaco salvavita per questi pazienti, somministrata attraverso 4 o più iniezioni giornaliere oppure attraverso dispositivi tecnologici, i “microinfusori”. Il diabete gestazionale viene in prima istanza trattato con la dieta, ma, laddove ciò non basti a garantire un adeguato controllo, si ricorre tempestivamente all’insulina, con un numero variabile da 1 a 4 somministrazioni al giorno», conclude l’esperta.

Come abbiamo visto, il diabete è una patologia (molto diffusa) che può essere provocata da diversi fattori, alcuni legati alle nostre abitudini di vita, altri invece a fattori ambientali e genetica. Seppur sia asintomatico, in alcuni casi possiamo avere dei segnali della sua presenza (come spiegato sopra). Resta il consiglio di monitorare regolarmente i livelli di zuccheri nel sangue e di mantenere uno stile di vita il più sano possibile.