Covid, variante JN.1: cosa ne sappiamo e cosa dobbiamo temere

JN.1, la nuova variane Covid, è in crescita in termini di contagi: sintomi e caratteristiche

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Sembra quasi di essere entrata in una saga di famiglia. Generazione dopo generazione, si pongono nuovi problemi e si rappresentano nuovi bisogni. Così, seppur con un parallelo davvero ardito, si può descrivere quanto sta avvenendo con il virus Sars-CoV-2, responsabile di Covid.

Se sul fronte “macro”, ovvero sul numero dei casi, siamo sostanzialmente in una crescita che si intravvede dietro la sottostima dei casi, è in termini di caratteristiche e varianti del virus che sale la preoccupazione. Perché siamo di fronte ad un nemico molto contagioso, che quindi tende a diffondersi. E che sta assumendo caratteristiche diverse, per la crescita dei casi legati alla variante JN.1, “figlia”, in termine di saga virale della variante Pirola. Cosa significa? E cosa ci dobbiamo aspettare?

Un mutante che preoccupa

La variante JN.1 è stata individuata ad agosto. E sta crescendo in termini di numeri. Lo segnala l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Stando a quanto riporta l’OMS “al 2 dicembre BA.2.86 e i suoi lignaggi discendenti, incluso JN.1, rappresentavano il 17% delle sequenze disponibili in Gisaid (una banca dati dedicata), oltre la metà delle quali erano JN.1″. sempre dagli esperti dell’Organizzazione arriva un altro monito che crea un pizzico di ansia e reclama attenzione.

“La variante di interesse BA.2.86, il cui primo campione è stato raccolto a luglio 2023, presenta 36 sostituzioni di aminoacidi rispetto a XBB.1.5”, anche in “siti antigenici chiave nella proteina Spike  scrive l’OMS”. La versione JN1, rispetto a BA.2.86, ha una sostituzione aggiuntiva nella proteina Spike e questo crea un pochino di timore. Capitolo sintomi: in genere il quadro ricorda quello dell’influenza con febbre che dura per qualche giorno, mal di testa costante e raffreddore con mal di gola e tosse.

Le caratteristiche di Pirola

Da tempo l’attenzione dei ricercatori e degli enti di controllo si è concentrata sulla variante BA.2.86, o meglio Pirola. JN.1 rappresenta la più recente variante in lista. Pirola, in generale, presenta molte mutazioni rispetto al ceppo che sta circolando da tempo, ovvero Omicron. Particolare attenzione è dedicata alla proteina Spike, quella che per il virus appare fondamentale sia per determinare l’infezione sia soprattutto per favorire la risposta del sistema immunitario.  Dopo essere stata identificata in Danimarca verso la fine di luglio la variante è ora stata riconosciuta in diversi Paesi.

Secondo quanto riportano gli esperti c’è da attendersi che anche questa variante giungerà dalle nostre parti con una caratteristica specifica. Rispetto ad Omicron, che in molti casi provoca un’infezione che decorre in modo quasi asintomatico, per Pirola come per altre delle varianti apparse più recentemente è difficile attendersi un quadro clinico del tutto insignificante. È molto più facile che si possa andare verso sintomi che ricordano quelli dell’influenza, con febbre, mal di testa, tosse e simili. In questo senso, JN.1 s comporta esattamente come atteso.

Che differenza c’è tra Pirola ed Eris

La variante Eris, di cui molto si parla, è più “antica” rispetto a Pirola e si può considerare come una discendente diretta di Omicron. Viene segnalata con la sigla EG.5. Rispetto a Pirola, come detto, appare molto più simile al ceppo Omicron che con le sue varianti sta dominando il quadro epidemiologico. Sembra però altamente contagiosa e si diffonde a grande velocità tanto da essere divenuta dominante negli USA in poco tempo. Sul fronte dei sintomi, Eris sembra mantenere le caratteristiche di omicron, ovvero indurre disturbi simili a quelli del raffreddore.

Fonte bibliografica

Organizzazione Mondiale della Sanità