Influenza 2023, come proteggersi e come affrontare i sintomi

Insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio: questi i tre segnali che potrebbe trattarsi di influenza e non di Covid

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La parola d’ordine è una, almeno per le persone a rischio per età o per patologia. Vaccinazione. Anche e soprattutto parlando di influenza, alla luce della riaccensione di Covid. Perché la coesistenza e sovrapposizione dell’influenza stagionale con il Sars-CoV-2 preoccupa. Anche e soprattutto le donne.

In due casi su tre guardano con preoccupazione e ansia ai mesi che verranno, per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti e per l’impatto che i virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. A dirlo è la ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, presentata a Milano.

Cosa ci dobbiamo aspettare

Secondo Fabrizio Pregliasco, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università di Milano e Direttore sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi “La prossima stagione influenzale potrebbe essere considerata di media intensità, con un numero stimato di casi che potrebbe oscillare tra i 5-6 milioni.

Ma attenzione:  “Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus influenzali cosiddetti ‘cugini’, che possono causare sintomi simili all’influenza”. In più si dovrebbe verificare la compresenza dell’influenza e del Sars-CoV-2, una coesistenza che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, soprattutto considerando la similarità dei sintomi. Il consiglio è di rimanere all’erta: “anche se il Sars-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscerlo e rimane una malattia seria che registra dagli 8-10 mila morti a stagione – ricorda Pregliasco. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune”,

Come si riconosce l’influenza

Se Covid-19 è difficile da distinguere rispetto ad altre forme virali considerandone le varie manifestazioni e la variabilità delle stesse tra i diversi individui, l’influenza si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio (come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale). “Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone –  precisa Pregliasco”.

Perché è importante vaccinarsi

La vaccinazione è una tutela non solo per se stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili, quali bambini, anziani o persone con problemi di salute preesistenti – segnala l’esperto. Mentre i giovani possono scegliere di vaccinarsi, per i soggetti fragili e gli anziani la vaccinazione diventa una raccomandazione stringente, quasi una necessità, poiché particolarmente a rischio di gravi complicazioni legate all’influenza.” Nonostante siano in molti ad aver compreso l’importanza della vaccinazione, “ve ne sono altrettanti”, segnala Pregliasco, “che tuttavia credono che causi effetti collaterali spaventosi”.

Per questo, “Una maggiore coerenza tra le informazioni che vengono veicolate potrebbe comportare una maggiore consapevolezza dei rischi e una conoscenza più approfondita”.  Anche se in lieve calo rispetto al 2022, il desiderio di vaccinarsi contro l’influenza nella prossima stagione rimane alto, confermando un trend stabile rispetto al recente passato segnato dall’emergenza pandemica. Il 33% degli italiani ha l’intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (- 5% rispetto al 2022), con una propensione particolarmente elevata tra gli over 65, con il 56,5% intenzionato a fare il vaccino, percentuale che resta inferiore agli obiettivi prefissati dal Ministero della Salute.

Perché si sceglie di vaccinarsi

Il principale motivo che spinge gli italiani a effettuare la vaccinazione antinfluenzale è la consuetudine, seguita dalla volontà di proteggere le persone vicine e di proteggersi dai bambini, più esposti ai virus. Inoltre, il 19,6% delle persone ha iniziato a vaccinarsi durante la pandemia per garantire una diagnosi più accurata del Covid-19 e intende continuare per lo stesso motivo.

Tuttavia, tra i soggetti sottoposti all’indagine, il 48% ritiene improbabile che quest’anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l’influenza stagionale li colpisca molto raramente. Inoltre, anche se in calo, resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022).

“Per quanto riguarda l’influenza, i vaccini annuali sono già stati formulati e contengono la composizione specifica per la stagione in corso, che prevede anche la variante H1N1 – ricorda Pregliasco. Per il Covid-19, invece, sono stati sviluppati vaccini specifici per le diverse varianti, compresa l’Omicron XBB e la Pirola. I dati disponibili finora indicano che questi vaccini hanno una buona capacità protettiva nelle nuove varianti emergenti, anche se non garantiscono una protezione al 100%”.

Alcune varianti, come quelle che continuano ad emergere all’interno della famiglia Omicron, presentano caratteristiche che le rendono “immuno evasive”, ovvero possono sfuggire in parte all’immunità di soggetti precedentemente infettati o vaccinati. “Questo significa che coloro che sono già stati infettati o hanno ricevuto il vaccino potrebbero non avere una completa protezione contro tali varianti. Tuttavia, ciò che è incoraggiante rispetto al passato è che la nostra immunità ibrida, ottenuta sia attraverso l’infezione naturale che il vaccino, contribuisce a una riduzione significativa delle forme gravi della malattia”.

Come ci si comporta in caso di disturbi influenzali

In caso di sintomi influenzali, è in aumento (48,7% nel 2023 vs 45,6% nel 2022) la quota di italiani che ritiene che il comportamento più saggio sia restare a riposo, ricorrere ai farmaci di automedicazione che permettono di controllare i sintomi e, solo in caso la situazione non migliori nel giro di qualche giorno, contattare il medico.

Tuttavia, quando si manifestano i primi sintomi influenzali c’è anche ritiene che la cosa migliore sia contattare immediatamente il medico di base (19,6%), mentre il 9,5% crede che sia meglio non fare nulla, con un 3,9% che continuerebbe a fare la vita di sempre anche in caso di sintomi influenzali. L

a quota di chi pensa che l’antibiotico sia una soluzione efficace e veloce è pari al 3,8%. In tutte le misurazioni effettuate dal 2019 fino ad oggi si nota che i farmaci di rappresentano la soluzione più comune, con il 59,8% della popolazione che, nel 2023, afferma di farne uso in caso di sintomi influenzali. Sono proprio i farmaci di automedicazione che si confermano una soluzione preferita dal genere femminile.

Il 58,6% delle donne, infatti, ritiene che le scelte più sagge siano quella di adottare una strategia che includa riposo, farmaci da banco, e un eventuale contatto con il medico solo in caso di mancato miglioramento, mentre gli uomini tendono ad affidarsi immediatamente al consiglio del medico o al ricorso dell’antibiotico, che deve sempre essere prescritto dal curante.

Fonte bibliografica

Assosalute