Celiachia, i segni su pelle e denti da non sottovalutare

La celiachia è scatenata da una proteina estranea all’organismo. I sintomi atipici che possono ritardare la diagnosi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Macchie sui denti oppure sulle unghie, lesioni e bolle sulla pelle in corrispondenza di gomiti e ginocchia, piccole chiazze di alopecia oppure di vitiligine. A prima vista, mai e poi ma si penserebbe che questi segnali possono essere correlati alla celiachia. Eppure, soprattutto nei bambini e nei giovani, può essere così. E purtroppo la carente capacità di collegare manifestazioni di questo tipo con la patologia può diventare una delle concause che fanno arrivare tardi con la diagnosi, con conseguenti possibile ripercussioni sullo sviluppo dei bambini.

A dirlo sono i risultati preliminare dell’iniziativa “Conoscere e riconoscere la celiachia a scuola” promossa su iniziativa di Regione Liguria, IRCCS Giannina Gaslini, Università degli Studi di Genova, Ufficio Scolastico Regionale Liguria del MIUR. Ma a cosa bisogna prestare attenzione? E perché parlarne con il pediatra per eventuali approfondimenti?

Il rischio di non fare diagnosi

Stando a quanto riferiscono gli esperti, l’attenzione a questi segnali “visibili” rappresenta un fattore da non sottovalutare. Pelle, denti, unghie e altro, infatti, andrebbero studiati con attenzione. Possono infatti essere sedi di manifestazioni atipiche della patologia e vanno posti sotto la giusta attenzione visto che in alcuni casi possono aiutare a riconoscere il quadro.

Essere consapevoli che possono insorgere può stimolare l’attenzione dei giovani, specie delle adolescenti se si tratta di quelli “estetici” – le donne affette da celiachia sono quasi tre volte più degli uomini – proprio perché incidono sul loro aspetto fisico. La difficoltà ad individuare i sintomi “estetici” della celiachia, insomma, è tra le numerose cause del ritardo di diagnosi attuale che può alterare la crescita psicofisica del bambino e provocare altre problematiche di salute.

“La difficoltà a riconoscere la celiachia può essere dovuta all’assenza di sintomi, anche in gruppi a rischio, come i soggetti affetti dal diabete oppure familiari di primo grado di persone celiache – spiega Angela Calvi, Responsabile del Centro Regionale di riferimento per la celiachia dell’IRCCS G. Gaslini di Genova. Vi sono poi sintomi “atipici”, come alterazioni dello smalto dentale con facilità a sviluppare carie, piccole chiazze di alopecia oppure di vitiligine, macchie sulle unghie, fino a lesioni cutanee spesso misconosciute. Molti di questi sintomi rappresentano il quadro classico della dermatite erpetiforme – una condizione associata alla celiachia – caratterizzata da papule (lesioni) e vescicole pruriginose sui gomiti, ma possibili anche su ginocchia, a livello del sacro, delle natiche e dell’occipite”.

Per quanto riguarda le statistiche la celiachia secondo le stime interessa circa una persona su cento, ed in diversi casi non viene scoperta. La presenza di sintomi non chiaramente correlati al benessere intestinale, come appunto quelli sulla pelle, sulle mucose o sui denti, pare esserci in circa un paziente su dieci.

Di cosa si tratta?

La celiachia, in termini generali è scatenata da una proteina estranea all’organismo. Ma l’origine della patologia è autoimmune. L’organismo sbagliando si scatena contro elementi che normalmente non creano alcun problema. Interessa soprattutto l’infanzia, ma può anche manifestarsi in età adulta. Colpisce prevalentemente l’intestino tenue, cioè quella lunga matassa Cdi anse intestinali entro cui avviene la maggior parte dell’assorbimento dei cibi.

In genere la malattia è legata all’intolleranza al glutine, una particolare proteina strutturale del frumento, dell’orzo, della segale e dell’avena. Alla base della malattia ci sono due elementi: uno esterno, il glutine, e l’altro correlato alla predisposizione genetica a sviluppare intolleranza nei confronti della componente alimentare.

Il glutine raggruppa una famiglia di proteine vegetali, le poliammine, contenute nel frumento (gliadine), nell’orzo (ordeine), nella segale (secaline) e probabilmente nell’avena, sotto forma di avenine. Sul fronte del sistema immunitario dell’individuo, recenti ricerche hanno dimostrato che alcuni frammenti dell’alfa-gliadina (una particolare proteina) sarebbero in grado di innescare le risposte immunologiche che portano ai sintomi.

Ciò avverrebbe però in presenza di specifiche caratteristiche genetiche, che spiegano anche la particolare distribuzione nella stessa famiglia della celiachia. I sintomi più tipici della forma classica di celiachia si manifestano gradualmente ma tendono a progredire. In generale si tratta di diarrea cronica, steatorrea, cioè perdita di grassi non assorbiti con le feci, rallentamento nella crescita, inappetenza e vomito.

La celiachia porta all’appiattimento dei villi intestinali, i sottili filamenti che si trovano nell’intestino tenue e hanno il compito di aumentare la superficie “assimilante” del tubo digerente. Ovviamente deve essere il pediatra, se si parla di bambini, a sospettare il quadro e ad indirizzare verso i controlli necessari per arrivare ad una diagnosi.