La Tachipirina® e il Moment® sono due fra i medicinali più diffusi nelle case degli italiani, ma è essenziale prestare molta attenzione a non confonderli. I due, infatti, contengono principi attivi completamente diversi e hanno un funzionamento differente. Il primo contiene il paracetamolo, mentre il secondo l’ibuprofene, due molecole utilizzate per trattare piccoli fastidi come febbre, cefalea, dolori articolari o dolori mestruali.
Entrambi possiedono proprietà antipiretiche e analgesiche e sono farmaci da banco, che possono essere acquistati senza presentare la ricetta del medico: rientrano tra i farmaci di automedicazione definiti OTC (Over The Counter) o SOP (senza obbligo di prescrizione). Nonostante ciò, devono sempre essere assunti seguendo attentamente le indicazioni di un medico di fiducia.
Dato che agiscono sull’organismo in modo completamente diverso uno dall’altro, prima di assumerli è bene avere chiaro cosa sono e a cosa servono queste due sostanze.
Indice
Il paracetamolo e l’uso della Tachipirina®
Il paracetamolo, o acetaminofene, è tra o principi attivi più utilizzati per trattare la febbre o gli stati influenzali. Il farmaco probabilmente più famoso e utilizzato con questo principio attivo è la Tachipirina®, tanto che è comune usare, per antonomasia, il nome commerciale di questo medicinale per riferirsi in modo generico al principio attivo in esso contenuto.
Si tratta di un farmaco che garantisce molti benefici ed è considerato tra quelli più sicuri in commercio. Agisce rapidamente e non ha significativi effetti a livello gastrointestinale (tanto che può essere assunto anche a stomaco vuoto).
Tale principio attivo è reperibile sul mercato sotto forma di
- sciroppo
- compresse
- supposte
- gocce
- bustine orosolubili
Essendo un antipiretico, ne viene di solito consigliata l’assunzione in caso di febbre, ma è sempre opportuno ricorrere al paracetamolo solo quando la temperatura corporea supera i 38,5°, poiché la febbre è un importante strategia di strategia di difesa del sistema immunitario contro batteri o virus.
Il farmaco svolge anche la funzione di antidolorifico, ma non si tratta, però, di un antinfiammatorio: oltre che per trattare gli stati febbrili, è utile anche in caso di dolori di tipo non infiammatorio, come mal di ossa, mal di denti, cefalee muscolo tensive, dolori post-operatori e malesseri causati da influenza e raffreddore.
Il dosaggio
Somministrato per via orale o rettale, il paracetamolo negli adulti dovrebbe essere assunto in quantità massime di 500-1000 mg di farmaco, 3 o 4 volte al giorno, rispettando intervalli di almeno quattro ore tra una somministrazione e l’altra. Ovviamente, le quantità variano a seconda della gravità dei sintomi, dell’età del paziente, delle condizioni cliniche del soggetto e così via.
Nei bambini generalmente vengono somministrate dosi dai 120 ai 500 mg, sempre ponderati in base al peso del bambino e dalla sua età (anche la frequenza di somministrazione si stabilisce in rapporto a questi elementi). In fase neonatale si possono usare dai 40 ai 120 mg, stando particolarmente attenti a rispettare la posologia consigliata dal pediatra.
In generale, su tutta la popolazione un sovradosaggio potrebbe essere rischioso per il fegato ed è particolarmente pericoloso per i soggetti che soffrono di malattie epatiche. Non assumere mai il paracetamolo senza aver consultato il tuo medico o pediatra di fiducia.
L’uso del paracetamolo in gravidanza
La Tachipirina® viene utilizzata anche nelle donne in gravidanza, sotto controllo medico. Nei soggetti che non presentano allergia al principio attivo o agli eccipienti, si può assumere sia durante la gestazione sia durante l’allattamento. È sempre opportuno chiedere il parere dello specialista o del proprio medico di medicina generale prima di procedere.
L’uso del paracetamolo in età pediatrica
In età pediatrica il paracetamolo è considerato sicuro ed è un valido supporto per ridurre i dolori causati da otiti e mal di denti, traumi ossei e tensioni muscolari. Ovviamente è il farmaco d’elezione anche per l’efficace trattamento della febbre e degli stati di raffreddamento.
Controindicazioni del paracetamolo
Quando usato nelle dosi consigliate e per un breve lasso di tempo, il paracetamolo non provoca effetti indesiderati significativi e ha un ottimo profilo di sicurezza. Ovviamente, le dosi massime raccomandate non devono mai essere superate, poiché l’assunzione di quantità di paracetamolo eccessive, così come l’introduzione del principio attivo per lunghi periodi di tempo, può portare a gravi disturbi a carico del fegato, del sangue e dei reni.
Qualora si sospettasse l’assunzione eccessiva di paracetamolo, è importante rivolgersi prontamente al Pronto Soccorso, dove il personale sanitario potrà eseguire esami specifici per valutare la situazione epatica e i valori ematici del paziente.
In generale, è necessario contattare un medico se, dopo l’assunzione del paracetamolo, si verificano:
- difficoltà respiratorie;
- arrossamenti della pelle, prurito o rash cutanei;
- orticaria;
- gonfiori al viso, alla lingua, alle labbra o agli arti;
- ittero;
- dolori addominali;
- vertigini;
- segnali evidenti di shock anafilattico.
In questi casi il trattamento con il principio attivo va sospeso con effetto immediato e vanno riferiti al medico tutti i sintomi riscontrati e le esatte quantità di medicinale assunto.
Il paracetamolo non può essere assunto da alcune categorie di soggetti, quali:
- chi soffre di insufficienza renale ed epatica;
- chi soffre di etilismo, poiché l’assunzione di paracetamolo, combinata con quella dell’alcol, potrebbe scatenare reazioni tossiche a livello epatico;
- nei pazienti che hanno già manifestato segni di allergia al paracetamolo o ai componenti dei farmaci che lo contengono;
- nei soggetti che soffrono di anemia emolitica grave.
L’ibuprofene e i FANS
I farmaci come il Moment® contengono l’ibuprofene e appartengono a un gruppo di farmaci denominati FANS, che è l’acronimo di farmaci anti-infiammatori non steroidei. Oltre un effetto antipiretico e antidolorifico, tali farmaci hanno anche un’azione antinfiammatoria.
Rispetto al paracetamolo, infatti, l’ibuprofene è indicato nel trattamento del dolore infiammatorio ed è consigliato in caso di dolori causati da artriti, artrosi, spondilite anchilosante, altri problemi alla colonna vertebrale, ma anche dolori mestruali, dolore ai denti, infiammazioni non reumatiche e flogosi. Si può impiegare in caso di dolori lievi o di grave entità e consente di trattare molto più efficacemente del paracetamolo i problemi derivanti dalle infiammazioni di diversa natura.
Si tratta, come accennato, di un farmaco da banco, che si può trovare in commercio sotto forma di:
- sciroppo
- capsule masticabili
- compresse
- supposte
Agisce anch’esso piuttosto rapidamente e i suoi effetti possono manifestarsi dopo 30 minuti dall’assunzione, con una durata che raggiunge le 6-8 ore.
Il dosaggio
La dose giornaliera raccomandata di ibuprofene è di 600 mg per 2 o 3 somministrazioni a intervalli di circa otto ore. Per la durata degli effetti di questo farmaco, infatti, è sempre consigliato non assumere ulteriori dosi di ibuprofene se non sono ancora passate almeno 6/8 ore dalla precedente somministrazione, una finestra variabile rispetto alla gravità e all’intensità dei sintomi. La posologia del farmaco deve essere consigliata da personale medico qualificato e non deve eccedere le dosi consigliate all’interno del foglietto illustrativo.
La sicurezza del principio attivo è dimostrata se non si superano i dosaggi e la posologia consigliata. L’ibuprofene non è raccomandato negli adolescenti sotto i 40 kg o nei bambini che non hanno raggiunto i 12 anni di età.
Va sempre assunto a stomaco pieno, specialmente in caso di patologie gastrointestinali: in questo caso è buona norma anche prevedere l’uso concomitante di un gastroprotettore.
L’uso dell’ibuprofene in gravidanza
Al contrario del paracetamolo, l’ibuprofene non è consigliabile in caso di gravidanza, perché può inibire la produzione di prostaglandine.
L’uso dell’ibuprofene in età pediatrica
Tutti i FANS non sono indicati nei bambini, poiché potrebbero causare attacchi di asma, problemi gastrici, ulcere e complicanze a livello renale, aumentando il rischio di ipertensione.
Controindicazioni dell’ibuprofene
L’ibuprofene ha come principali effetti collaterali quelli a livello dell’apparato digerente, specialmente in caso di terapie di lunga durata. Non se ne raccomanda un’assunzione, infatti, a pazienti affetti da disturbi gastrici, ma anche a chi mostra disfunzioni epatiche, asma e altre malattie respiratorie o l’insufficienza renale.
Interagisce negativamente con i farmaci anticoagulanti e antipertensivi. In caso di sovradosaggio o di un uso eccessivamente prolungato nel tempo, l’ibuprofene può causare:
- vomito;
- tossicità renale;
- diarrea;
- crampi addominali;
- alterazioni della coagulazione;
- emorragie gastrointestinali.
Ibuprofene e paracetamolo si possono usare in contemporanea?
In alcuni casi è possibile optare per un’efficace combinazione di paracetamolo e ibuprofene, ma l’assunzione contemporanea dei due principi attivi è generalmente da sconsigliare, se non sotto strettissima sorveglianza medica. Assumere i due farmaci in maniera concomitante o alternata, infatti, aumenta i rischi di effetti collaterali, tossicità e sovradosaggio, affaticando soprattutto fegato e reni.
Sia nella popolazione adulta, sia in quella pediatrica, alcuni medici suggeriscono l’uso alternato di ibuprofene e paracetamolo, mentre altri sono totalmente in disaccordo con questa pratica. In ogni caso, se l’obiettivo è quello di far scendere la febbre, l’uso del paracetamolo è più che sufficiente per ottenere l’effetto sperato e non c’è motivo di alternare i due principi attivi, che a livello antipiretico sono sostanzialmente equivalenti.
Se, invece, si deve ridurre l’intensità del dolore, è possibile alternare ibuprofene e paracetamolo, mai di propria iniziativa, ma sempre seguendo il consiglio del medico curante (il fai da te in questi casi può essere pericoloso, se non fatale). Il paracetamolo, comunque, è spesso la scelta più gettonata, data la sua migliore tollerabilità.
Gli effetti collaterali che possono manifestarsi per l’utilizzo combinato dei due farmaci comprendono:
- sanguinamento gastrointestinale;
- insufficienza renale acuta;
- danni al fegato;
- il manifestarsi dei tipici effetti da sovradosaggio di uno dei due farmaci o di entrambi.
Cosa fare se il dolore è eccessivo: altri analgesici
Quando la finalità è quella di abbassare il livello di dolore, l’uso di paracetamolo o ibuprofene è spesso sufficiente, ma non sempre basta. Se il dolore è particolarmente intenso, è possibile ricorrere all’utilizzo di oppioidi, una tipologia di farmaci in uso da secoli e considerata sicura, sempre previa prescrizione e sotto osservazione da parte di un medico qualificato.
Queste sostanze vengono chiamate con il nome di analgesici oppioidi, morfinosimili o narcotici e sono tra gli antidolorifici più efficaci, specialmente per trattare il dolore non responsivo agli altri farmaci. Tali sostanze interagiscono con i recettori degli oppioidi che sono localizzati a livello di midollo spinale, sistema nervoso centrale e periferico: il loro effetto è simile a quello delle endorfine, sostanze prodotte naturalmente dall’organismo per contrastare il dolore, che bloccano la trasmissione degli impulsi a livello dei recettori.
Quando vengono prescritti con attenzione e dosati correttamente, possono essere utilizzati anche per lunghi periodi di tempo, senza particolari complicazioni o danni agli apparati dell’organismo deputati a smaltirli.
I principali effetti collaterali degli oppioidi sono spesso meno gravi di quelli scatenati dai FANS e possono essere:
- depressione respiratoria (soprattutto in caso di sovradosaggio);
- una marcata azione tranquillante;
- frequenti stipsi o difficoltà a urinare;
- vomito e nausea in caso di ipersensibilità.
- insufficienza epatica grave;
- insufficienza renale;
- occlusione intestinale.
Consigli ulteriori sull’uso di paracetamolo e ibuprofene
Alcuni consigli basilari per un uso sicuro di paracetamolo e ibuprofene:
- evitare il fai da te e l’automedicazione, ma consultare sempre il medico prima del loro impiego, specialmente in caso di patologie pregresse o in età pediatrica;
- se si assumono altri medicinali, verificare sempre la compatibilità con il paracetamolo o l’ibuprofene;
- interrompere immediatamente il trattamento se si nota la comparsa di effetti indesiderati;
- non prolungare eccessivamente nel tempo il trattamento con queste sostanze, ma consultare uno specialista se il disturbo da trattare non si risolve;
- in generale, non abusare dell’uso dei farmaci, ma assumerli solo quando strettamente necessario.
Fonti bibliografiche
- Antidolorifici, antinfiammatori e antipiretici: corretto uso, Federfarma
- Foglio Illustrativo Ibuprofene DOC Generici, Agenzia Italiana del Farmaco
FAQ
L’assunzione contemporanea di paracetamolo e ibuprofene è da effettuarsi solo sotto stretta osservazione medica, secondo posologie e dosaggi prescritti su misura per il paziente e la patologia da trattare.
L’ibuprofene è un farmaco dall'effetto antinfiammatorio, oltre che antipiretico e analgesico. Viene utilizzato per il trattamento di stati febbrili o dolori associati alla presenza di un’infiammazione.
Il paracetamolo è un farmaco dall’ottima azione antipiretica, che ha anche effetto antidolorifico. Va utilizzato in caso di stati febbrili, influenza, raffreddamenti e dolori non derivanti da patologie infiammatorie.
La dose per un adulto è di massimo 500 mg ogni 4 ore o 1000 mg ogni 8 ore. In età pediatrica o neonatale le quantità decrementano sensibilmente e sono sempre prescritte dal pediatra.