Appendicite: cos’è e quali sono sintomi, cause e diagnosi

Un dolore forte nella regione inferiore dell’addome può essere sintomo di un’infiammazione dell’appendice. Scopri quali sono le cause e i trattamenti dell’appendicite

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Non è inusuale che un amico o un familiare ci raccontino della loro esperienza con l’appendicite, spesso descritta come dolorosa e “improvvisa”, in quanto i sintomi si manifestano nel giro di poche ore. Ad essere interessata è proprio l’appendice, un organo cavo e vermiforme posizionato nella regione inferiore destra dell’addome. Larga meno di 1,3 cm e lunga tra i 5 e i 10 cm, origina dalla parte iniziale dell’intestino cieco. La posizione dell’appendice non è uguale in tutti gli individui e questo può comportare differenze nella manifestazione sintomatologica di un’infiammazione a suo carico.

Che cos’è l’appendicite

Si parla di appendicite quando si verifica un’infiammazione acuta dell’appendice. Può colpire uomini e donne senza distinzioni e a qualsiasi età; possiamo però affermare che si manifesta per lo più in un’età compresa tra i 5 e i 45 anni con un’età media di 28 anni. I maschi hanno una predisposizione maggiore rispetto alle donne, seppur lieve.

Si tratta a tutti gli effetti di un’urgenza medica, poiché se non si agisce in breve tempo può portare a complicazioni, anche importanti. Non sono ancora del tutto note le funzioni dell’appendice, tuttavia la sua rimozione sembra non provocare conseguenze rilevanti all’organismo.

Si può fare una distinzione tra:

  • appendicite non complicata, ovvero quando l’organo presenta l’infiammazione;
  • appendicite complicata, quando invece si assiste a un ascesso o alla perforazione dell’organo.

Sintomi dell’appendicite

In base alla grandezza e alla posizione dell’appendice, la sintomatologia può essere più o meno evidente. Il sintomo principale è il dolore improvviso sul lato destro dell’addome inferiore, in una regione chiamata fossa iliaca. Il dolore risulta essere lieve in una prima fase, ma tende ad intensificarsi nelle ore successive, anche quando si tossisce, si starnutisce, si cammina. Il dolore può essere avvertito in prossimità dell’ombelico e dello stomaco per poi farsi sentire proprio dove è ubicata l’appendice. In altri casi, potrebbe manifestarsi fin da subito nella parte destra dell’addome o anche in tutto l’addome. Quest’ultima situazione potrebbe indicare una possibile rottura dell’organo, con un coinvolgimento delle altre strutture addominali.

Altri sintomi che possono verificarsi sono:

  • febbre lieve (può arrivare anche oltre i 38° in caso di peritonite);
  • nausea/vomito;
  • gonfiore dell’addome;
  • perdita di appetito;
  • diarrea o stitichezza;
  • dolore alla gamba destra.

Alcuni pazienti riferiscono di essersi svegliati nel mezzo della notte, lamentando dolore nella zona in cui è localizzata l’appendice. Il decorso temporale della sintomatologia è variabile, in genere va dalle 12 alle 24 ore, fino ad arrivare alla perforazione dell’organo che può avvenire dopo 48 ore. Di solito, vista l’entità del dolore forte e persistente, i pazienti colpiti si presentano all’attenzione del medico entro le 24 ore dal momento in cui sono iniziati a manifestarsi i sintomi.

Cause dell’appendicite

Generalmente, la principale causa da attribuire allo sviluppo dell’appendicite è la sua ostruzione a causa della presenza di muco, feci, residui alimentari o parassiti intestinali che restano bloccati nella cavità presente nell’organo. Queste sostanze, restando intrappolate per molto tempo, fungono da terreno di coltura per i batteri, normalmente presenti nell’organismo, provocando un rigonfiamento, la formazione di pus, uno stato infiammatorio e una distensione dell’organo. Con l’aumentare della distensione, i vasi sanguigni dell’appendice si chiudono provocando la necrosi del tessuto dell’organo. La pressione che viene a crearsi all’interno del viscere, e la debolezza delle sue pareti data dalla necrosi, può causarne la rottura.

Complicazioni dell’appendicite

Questa serie di eventi può portare a delle complicanze, anche gravi, che possono insorgere in breve tempo, prima fra tutte la peritonite. L’organo, intatti, può perforarsi provocando la fuoriuscita di quanto presente al suo interno. Questa situazione può portare a una diffusione dell’infezione al sacco peritoneale (il rivestimento dell’addome) e anche ad altri organi presenti nella cavità addominale. Tra i segnali a cui prestare attenzione ci sono:

  • battito cardiaco accelerato;
  • difficoltà nella respirazione;
  • febbre alta;
  • dolore addominale forte e persistente;
  • addome gonfio.

In questo caso, è necessario intervenire immediatamente a livello chirurgico rimuovendo l’appendice e ripulendo la cavità addominale. Diversamente, si può andare incontro a problemi a lungo termine o al decesso del soggetto.

Un’altra possibile complicazione è la formazione di un ascesso, con la formazione, intorno all’organo, di una sacca di pus. L’ascesso può essere trattato tramite una terapia antibiotica; altre volte però può essere indispensabile intervenire chirurgicamente, per drenare i liquidi infetti.

Diagnosi dell’appendicite

Per formulare una diagnosi di appendicite, il medico valuterà la storia clinica del paziente e i sintomi accusati. Procederà poi con un esame fisico, premendo sull’addome in corrispondenza dell’appendice, per valutare il dolore e la sua intensità. Potrebbero poi aggiungersi ulteriori test tra cui:

  • un esame del sangue, per verificare la presenza di un’infezione (che si manifesta con un aumento del numero di globuli bianchi);
  • un esame delle urine, per rilevare un’eventuale infezione al tratto urinario o la presenza di calcoli renali;
  • un test di gravidanza;
  • esami strumentali, come la risonanza magnetica, la radiografia addominale, l’ecografia addominale, la TAC addominale per confermare la diagnosi di appendicite o prendere in considerazione altre cause. La TAC presenta un’accuratezza superiore al 95% per la diagnosi di appendicite, motivo per cui viene impiegata di frequente. L’ecografia invece, pur essendo meno specifica e sensibile, è di grande utilità nelle donne in gravidanza (o sospette tali) e nei bambini, per non sottoporli alle radiazioni ionizzanti.

Sintomi dolorosi come quelli dell’appendicite possono essere correlati anche ad altre condizioni come:

Proprio per questo, è importante valutare attentamente i sintomi e avvalersi del supporto degli esami che si ritengono necessari. La tempestività con cui ci si presenta in ospedale e la corretta diagnosi sono due fattori essenziali per evitare di dover fronteggiare le complicazioni illustrate sopra.

Trattamenti dell’appendicite

Il tipo di trattamento proposto varierà in base alle condizioni di salute del soggetto, a patologie pregresse, all’età e, in particolare, alla possibilità che l’organo possa rompersi. Come abbiamo accennato, infatti, una complicazione grave di questa condizione è la perforazione. Nel caso in cui il rischio di questa evenienza sia elevato, si procede con la rimozione dell’appendice tramite intervento chirurgico, che prende il nome di appendicectomia.

È un intervento eseguito frequentemente e non presenta particolari complicazioni; al più possono presentarsi dei rischi (presenti in qualsiasi tipo di intervento) come lo sviluppo di un’infezione, la presenza di cicatrici che possono essere più o meno visibili, un sanguinamento sottocutaneo che può provocare un ematoma o la formazione di aderenze post-operatorie. Anche l’anestesia totale può avere dei rischi, ad esempio una reazione allergica. L’operazione può essere svolta in due differenti modalità:

  • laparotomia, ovvero un intervento di chirurgia aperta, in cui viene effettuato un taglio in prossimità dell’appendice. Viene impiegata anche in caso di peritonite e di ascesso, poiché il chirurgo deve procedere con la pulizia della cavità addominale;
  • laparoscopia, o chirurgia mininvasiva. In questo caso, vengono effettuate alcune piccole incisioni sulla parete dell’addome, attraverso le quali vengono inserite piccole telecamere e strumenti chirurgici per rimuovere l’organo interessato.

A differenza della laparotomia, che di solito prevede una degenza più lunga in ospedale, la laparoscopia necessita di tempi di permanenza e di recupero più brevi. È indicata, ad esempio, nelle persone anziane. Entrambe le tipologie di intervento richiedono un’anestesia generale e, quando necessario, la successiva rimozione dei punti di sutura.

Il periodo post-operatorio richiede alcuni accorgimenti, utili per favorire un recupero più veloce. Eccone alcuni:

  • sostenere l’addome quando si tossisce e si starnutisce;
  • contattare il medico se, nonostante l’assunzione di antidolorifici, non si avvertono grandi benefici;
  • evitare sforzi fisici. Il consiglio è di parlarne con il proprio medico per valutare al meglio come comportarsi, onde evitare ricadute o un ulteriore affaticamento all’organismo;
  • riprendere progressivamente le attività, comprese quelle lavorative;
  • optare per alimenti liquidi, come ad esempio verdure, zuppe, brodi ed evitare cibi difficili da digerire o che provocano la formazione di gas intestinale;
  • mantenere la ferita pulita e non farla entrare in contatto con l’acuqa. Meglio attendere per una doccia o un bagno completo e optare per una detersione senza l’immersione totale del corpo.

Come prevenire l’appendicite

L’unico accorgimento che si può seguire per evitare di sviluppare un’appendicite è quello di mantenere uno stile di vita sano, che contribuisce al benessere generale dell’organismo. Un occhio di riguardo va, anche in questo caso, nei confronti dell’alimentazione: bere tanta acqua e consumare cibi ricchi di fibre favorisce il buon funzionamento dell’intestino, tenendo così alla larga la stitichezza, un fattore che potrebbe favorire la formazione e il ristagno di feci nell’appendice.

Cosa fare se si sospetta l’appendicite?

Se i dolori persistono e peggiorano gradualmente, è bene recarsi il prima possibile in pronto soccorso per un controllo. Anche se si è tentati di ricorrere all’uso di medicinali per ridurre il dolore, è preferibile non assumerne poiché – alleviando la sintomatologia o placando l’infiammazione – si rischia di ritardare la diagnosi. Questo potrebbe causare la rottura dell’appendice e lo sviluppo delle complicanze. Inoltre, è indicato non consumare liquidi o alimenti poiché, se si tratta di appendicite, solitamente si andrà incontro ad un intervento chirurgico in tempi molto brevi.

In conclusione, quindi, l’appendicite è un’infiammazione comune che può essere trattata in modo efficace, con un trattamento conservativo o, più frequentemente, con un intervento chirurgico. A fare la differenza in questo caso è la tempestività della diagnosi e soprattutto, non sottovalutare i sintomi. Come abbiamo visto, infatti, l’appendicite evolve velocemente, potendo portare alla sua perforazione e alle condizioni cliniche ad essa associate, che possono risultare pericolose per la vita del soggetto.

 

Fonti bibliografiche: