Allergia da puntura di api, vespe e calabroni, come ridurre i rischi

Nei soggetti allergici, la puntura di api, vespe e calabroni può portate allo shock anafilattico con perdita di coscienza: il trattamento per ridurre i rischi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La gola che si stringe, il cuore che fatica, gli occhi che si annebbiano.  E poi, la perdita di coscienza. A volte, dopo una puntura di imenotteri, per alcune persone c’è il rischio che si scateni una reazione eccessiva, che va ben oltre il dolore e il gonfiore locale.

Chi è a rischio deve parlarne con l’allergologo, sapendo che esiste la possibilità di proteggersi con un trattamento di immunoterapia specifica. Lo ricordano gli esperti che offrono i loro consigli nella campagna “Punto nel vivo”, patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus-Federazione Italiana Pazienti.

Come proteggersi

Punture di api, vespe e calabroni, sono un problema più comune di quel che si pensa, soprattutto d’estate. In Italia, infatti, sono oltre 5 milioni le persone che ogni anno vengono punte da un’ape, una vespa o un calabrone.

A seconda dell’ambiente di vita e del tipo di attività si calcola che il 56-94% della popolazione adulta sia stata punta da un imenottero almeno una volta nel corso della vita. Le reazioni locali estese, generalmente campanello di allarme per allergia, sono le reazioni allergiche più lievi, caratterizzate da un gonfiore intenso ed esteso, con un pomfo di almeno 8-10 cm di diametro e con una durata superiore alle 24 ore. Le reazioni allergiche sistemiche possono interessare vari apparati, come l’apparato cutaneo-mucoso (es. pomfi di orticaria diffusi a tutto il corpo, gonfiore delle labbra, delle palpebre), l’apparato respiratorio (es. difficoltà di respiro, broncospasmo) fino allo shock anafilattico con perdita di coscienza.

L’unica reale terapia “salva-vita” per le persone allergiche al veleno di imenotteri è l’immunoterapia specifica. L’immunoterapia specifica per via iniettiva al momento attuale rappresenta l’unico presidio terapeutico in grado di prevenire efficacemente le reazioni allergiche sistemiche in caso di nuova puntura, con una efficacia protettiva superiore al 90% (per il veleno di Vespidi addirittura intorno al 95%). Se eseguita per un minimo di 5 anni consecutivi, mantiene la sua efficacia anche per molti anni dopo la sua interruzione. La sua importanza è tale che le Linee Guida sia Europee che Internazionali hanno confermato la necessità di proseguirla anche durante la pandemia da Covid-19.

Si può fare il vaccino per il virus Sars-CoV-2

Per chi è in trattamento la vaccinazione anti-Covid non è controindicata. “I soggetti con allergia al veleno di imenotteri possono ricevere il vaccino anti-Covid – tranquillizza Maria Beatrice Bilò allergologa e referente della campagna – perché le reazioni allergiche, anche gravi, da punture di imenotteri non costituiscono una controindicazione al vaccino.

Tuttavia, è importante sottoporre ai pazienti un questionario allergologico che aiuti il clinico a stratificare il rischio di reazione. Da un puto di vista concreto, nel caso in cui il soggetto abbia presentato una reazione allergica da puntura di imenotteri, diversa dall’anafilassi, il rischio di sviluppare una reazione allergica al vaccino anti-Covid è paragonabile a quello della popolazione generale, pertanto non è necessario attuare alcuna particolare procedura ed è sufficiente tenere il soggetto in osservazione per 15 minuti dopo la vaccinazione.”. Anche una precedente anafilassi da puntura di imenotteri non costituisce una controindicazione alla somministrazione del vaccino anti-Covid.

La vaccinazione può essere eseguita come da procedura standard (in ambiente vaccinale normale), ma con osservazione prolungata di 60 minuti. “Dal momento che esiste un’associazione preferenziale tra reazioni anafilattiche gravi da allergia al veleno di imenotteri e mastocitosi sistemica indolente – continua la Bilò – è importante, nei soggetti che abbiano manifestato una reazione anafilattica severa, escludere una possibile di malattia clonale dei mastociti. In presenza di entrambe le patologie, oltre alla osservazione prolungata, è opportuno eseguire una premedicazione con antistaminico e suggerire al paziente di portare con sé l’adrenalina autoiniettabile.”