Re Carlo, visitatori ingannati a Buckingham Palace: la delusione dei turisti

Un'immagine generata dall'IA ha ingannato decine di turisti: l'incredibile caso del finto mercatino natalizio alla residenza reale

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

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Buckingham Palace, la maestosa residenza londinese di Re Carlo con le sue 775 stanze, rappresenta una delle attrazioni più visitate della Capitale Britannica. Attualmente oggetto di imponenti lavori di ristrutturazione dal valore di 369 milioni di sterline, il Palazzo continua ad attirare migliaia di visitatori ogni giorno. Eppure, proprio questa settimana, numerosi turisti hanno vissuto un’esperienza decisamente spiacevole, cadendo vittime di un inganno digitale che ha lasciato tutti con l’amaro in bocca.

La vicenda ha assunto contorni surreali quando un’immagine generata dall’intelligenza artificiale, di origine ancora sconosciuta, ha iniziato a circolare sui social media mostrando uno spettacolare mercatino natalizio allestito proprio davanti alla residenza Reale. L’illustrazione, estremamente realistica, raffigurava bancarelle decorate, luci scintillanti e un’atmosfera festosa che avrebbe fatto invidia ai più rinomati mercatini europei. Peccato che si trattasse di una completa finzione.

L’amara scoperta dei visitatori

Secondo quanto riportato dalla BBC, decine di turisti si sono presentati davanti ai cancelli del Palazzo dove risiede Re Carlo con Camilla con aspettative ben precise, salvo scoprire che del promesso mercatino non esisteva traccia alcuna. “Siamo venuti per un mercatino di Natale che non c’è!”, ha dichiarato con evidente disappunto uno dei visitatori intervistati. Un altro ha aggiunto con amarezza: “Tutti sono cascati in questa pubblicità generata dall’intelligenza artificiale”.

Le reazioni sono state molteplici: mentre alcuni hanno manifestato frustrazione per il tempo e il denaro spesi inutilmente, altri hanno tentato di minimizzare l’accaduto cercandone il lato ironico. Sui social media, il video che documentava la delusione dei turisti ha scatenato un acceso dibattito, dividendo l’opinione pubblica tra chi esprimeva solidarietà verso le vittime dell’inganno e chi si interrogava sulla mancanza di verifiche preliminari.

“Di solito non mi faccio mai ingannare dall’intelligenza artificiale, ma in realtà mi sono lasciato conquistare da questa”, ha ammesso candidamente un utente di Facebook, aggiungendo di essere fortunato a non aver pianificato alcun viaggio. Al contrario, un altro commentatore si è dimostrato meno comprensivo: “Mi sembra assurdo che nessuno abbia cercato su Google la conferma dell’esistenza del mercato. E poi si chiedono come facciano le fake news a diffondersi così rapidamente”.

Il fenomeno crescente della disinformazione digitale

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio e preoccupante. Una ricerca condotta dall’Alan Turing Institute nel 2024 ha evidenziato come l’adozione diffusa dei social media, unita all’ascesa delle nuove forme generative di intelligenza artificiale, abbia reso incredibilmente semplice la diffusione di contenuti fuorvianti. La facilità con cui oggi è possibile replicare e condividere materiali di ogni tipo ha moltiplicato le possibilità di creare e propagare disinformazione.

L’istituto sottolinea come questa tendenza risulti “particolarmente preoccupante in un anno di elezioni in tutto il mondo”, alimentando timori concreti sulla possibilità che la fiducia del pubblico possa essere compromessa ed erosa. Per contrastare questo fenomeno, diventa sempre più urgente sviluppare negli utenti che sappiano distinguere tra contenuti veri e quelli generati artificialmente, ed è proprio su questo fronte che l’istituto sta concentrando i propri sforzi attraverso esperimenti mirati.

L’episodio di Buckingham Palace rappresenta dunque un monito da tenere sempre presente: nell’era digitale, anche le informazioni apparentemente credibili necessitano di verifiche accurate prima di essere considerate attendibili.