#PostaDelCuore

La felicità altrui non dovrebbe mai amareggiarti

Quello che proviamo a volte non ci piace. Ma è solo ascoltandoci che possiamo imparare e migliorare

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Sto attraversando un periodo non proprio splendido della mia vita. Sono stata lasciata dal mio compagno dopo 5 anni insieme, sono stata costretta a cambiare lavoro e quello che sto facendo adesso non mi piace per niente. Lo stress mi ha portato a prendere parecchi chili, quindi per di più mi guardo allo specchio e non mi piaccio per niente. In tutto questo, una delle mie più care amiche mi ha annunciato che si sposerà. Mia sorella ha vinto una borsa di studio che la porterà a fare un dottorato all’estero. Mia madre, separata da mio padre da parecchio tempo, ha un nuovo amore che la rende felicissima e l’ha fatta ringiovanire. Circondata da tutta questa gioia e positività, mi sento una pessima persona perché… provo solo invidia.

Ci hanno insegnato, sin da bambine, a rispettare il prossimo, ad aiutarlo e a condividere con lui i momenti di successo e fallimento. Da grandi ci siamo rese conto di quanto queste lezioni, impartite dalle nostre mamme fin dai primi anni di vita, siano le virtù più belle che una donna possa avere.

E così, tra sorrisi e abbracci, accogliamo tutte le cose belle che capitano alle persone che ci circondano, perché desiderare il bene altrui è fonte di felicità. Eppure, succede a volte, che quella felicità non ci faccia gioire, non come avevamo immaginato e voluto, e ci vergogniamo per questo.

Come possiamo ammettere ad alta voce che non siamo entusiaste del successo di un amico, del nostro partner o di un parente? Vuol dire forse che siamo persone cattive, egoiste e invidiose? Prima di colpevolizzarci e di identificarci in mostri, quali non siamo, cerchiamo di capire perché siamo suscettibili a questi sentimenti, e cosa si nasconde dietro a quello che proviamo.

Partiamo dal presupposto che siamo esseri umani e che non possiamo controllare le nostre emozioni, al contrario però possiamo ascoltarle. Quando qualcuno che amiamo raggiunge un traguardo, la nostra prima reazione è quella di condividere quel momento, salvo poi sentire qualcosa dentro: i comportamenti che abbiamo non riflettono quello che proviamo, siamo davvero invidiose della felicità degli altri?

Provare felicità per i successi degli altri è un sentimento meraviglioso, che ci rende più grandi e rafforza il rapporto con le persone. Quella che sentiamo dentro, e che ci fa sentire anche in colpa, è frustrazione: forse anche noi volevamo un successo simile a quello dell’altra persona, forse non siamo soddisfatte della nostra vita, forse abbiamo perso troppe occasioni e vediamo in quell’obiettivo raggiunto i nostri fallimenti.

Ecco, ci stiamo ascoltando. Il punto quindi non è non essere in grado di gioire con e per chi amiamo, tanto più capire che c’è qualcosa che non va nelle nostre vite. E questa è una cosa che si applica a chiunque, anche a un conoscente o a uno sconosciuto: non dovremmo mai identificarci nelle altre persone o paragonare i percorsi di vita, perché ognuno ha i suoi tempi, i suoi modi e le sue esperienze.

La felicità altrui non dovrebbe mai amareggiarci, anzi. Quando questo accade, possiamo approfittare della situazione per guardarci dentro a ampliare la nostra prospettiva, e piuttosto che minimizzare un successo, potremmo prendere esempio da quello, per ritrovare la nostra forza e l’energia vitale.

Lasciamo quindi che amore, gentilezza e condivisione prendano il sopravvento sull’invidia e sulla frustrazione, individuando i motivi e lavorando su noi stesse. E a quel punto allora, nessuno più ci fermerà.