L’Azalea della Ricerca di AIRC torna domenica 11 maggio, in occasione della Festa della Mamma. Un fiore diventato un vero e proprio simbolo della salute al femminile: solo lo scorso anno in Italia sono state stimate 175.600 nuove diagnosi nel genere femminile ma grazie ai costanti progressi della ricerca, 2 donne su 3 sono vive a 5 anni dalla diagnosi. Regalare L’Azalea di AIRC è un gesto concreto per sostenere la ricerca, per costruire insieme un futuro libero dal cancro.
I numeri dei tumori femminili in Italia
I tumori più frequenti tra le donne sono quelli della mammella (53.065 nuovi casi), del colon-retto (21.233), del polmone (12.940), dell’utero (8.652), della tiroide (8.322), del pancreas (6.712), il linfoma non-Hodgkin (5.950), il melanoma cutaneo (5.872), il cancro della vescica (5.789) e dello stomaco (5.512), secondo i dati AIOM-AIRTUM.
L’importanza della ricerca e della diagnosi precoce
Oggi in Italia 2 donne su 3 che si ammalano di tumore sono vive a cinque anni dalla diagnosi grazie ai costanti progressi della ricerca che hanno reso disponibili metodi per diagnosi sempre più precoci, approcci chirurgici meno invasivi e terapie più precise, mirate e meglio tollerate.
Esistono però da questo punto di vista notevoli differenze tra i diversi tipi di tumore: dopo un cancro al seno l’88% circa delle donne è viva a cinque anni dalla diagnosi mentre per le donne colpite da un tumore ginecologico le percentuali sono del 79% circa per il tumore del corpo dell’utero, 68% per la cervice uterina e 43% per l’ovaio.
La diagnosi precoce ha un ruolo fondamentale nell’aumentare le probabilità di superare la malattia. Nel tumore dell’ovaio, per cui ancora non esistono test specifici per la diagnosi precoce, l’80% circa dei casi viene identificato quando la malattia è già progredita, riducendo notevolmente le probabilità di guarigione. Gli scienziati stanno lavorando al miglioramento delle cure con la messa a punto di nuovi chemioterapici.

Tra i composti recenti vi sono alcuni prodotti naturali come un potente maitansinoide estratto da una pianta veicolato da anticorpi che lo concentrano nel tumore. Ed è a volte usata in seconda linea la trabectedina, di origine marina, sviluppata da Maurizio D’Incalci e dal suo gruppo, oggi presso IRCCS Istituto Clinico Humanitas, grazie al sostegno continuativo di AIRC. Inoltre si sta studiando l’introduzione di terapie a bersaglio molecolare, usate sia come prima linea di trattamento, sia in caso di recidiva. E si stanno cercando metodi innovativi per la diagnosi precoce (La fonte sui numeri di incidenza e mortalità è “I numeri del cancro in Italia 2024” a cura di AIOM-AIRTUM).
La storia di Roberta e mamma Carla
Sono sempre più numerose le testimonianze di persone che superano la malattia come Roberta, 37 anni di Rieti, alla quale nella primavera del 2010 è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin: “Ho affrontato un percorso complesso senza mai abbattermi nonostante la chemioterapia, la perdita dei capelli, il ritorno della malattia, il trasferimento a Milano e il trapianto di midollo. Ho provato sulla mia pelle l’importanza della ricerca: le mie terapie erano frutto di studi, sperimentazioni e innovazione. Sono stata seguita da specialisti di altissimo livello che mi hanno mostrato anche il lato umano di questo settore, fatto da medici empatici, vicini al letto del paziente e non chiusi nei loro laboratori”.
Accanto a Roberta c’è sempre stata mamma Carla: “La notizia della diagnosi ha fermato tutto il resto. Abbiamo attraversato insieme un lungo tunnel cercando di seguire la lucina in fondo. La cosa peggiore è la sensazione di impotenza, quella per un genitore è devastante, non ti resta che affidarti completamente ai medici e andare avanti con fiducia”.