Moda ed economia circolare: di cosa si tratta
Partiamo dal principio, cercando di semplificare. L’economia può essere di tre tipi: lineare, del riciclo oppure circolare. In un’economia lineare, un bene viene prodotto, usato e poi eliminato come rifiuto, senza preoccuparsi del suo smaltimento. Il bene viene gettato in discarica e lì termina il suo ciclo di vita.
Nell’economia del riciclo invece un bene viene prodotto e, nel momento in cui diventa un rifiuto, il materiale di cui è composto può essere parzialmente recuperato.
L’economia circolare, invece, non prevede sostanzialmente la creazione di rifiuti, se non in minima parte, in termini di scarti di lavorazione. Un bene viene prodotto e, quando è a fine vita, viene trasformato in nuova materia prima. Va da sé che, a livello ambientale, l’economia circolare è la più sostenibile in assoluto, perché non prevede l’immissione nell’ambiente di nuove materie prime, ma recupera quelle già esistenti, che altrimenti diventerebbero rifiuti.
Moda circolare: come funziona
Come si può applicare questo modello al settore moda? Purtroppo, per quanto riguarda le fibre tessili, solo una piccolissima parte, circa l’1% del totale, può essere riciclato o rigenerato. Tra questi, lana, cachemire e tela denim in cotone possono essere rigenerati, permettendo la creazione di capi nuovi da materie prime altrimenti destinate alla discarica. In Italia, abbiamo un importante polo di economia circolare nel pratese, dove un modello industriale nato, in passato, per ragioni di necessità si è trasformato oggi, grazie all’intuizione, alla passione e alla lungimiranza di giovani imprenditori, in un business che può rappresentare un punto di svolta nel settore tessile.