La notizia che tutti aspettavano (e che in molti già sussurravano da mesi) è diventata ufficiale: Jonathan Anderson è il nuovo direttore creativo di Dior. Ma non solo. Per la prima volta dalla scomparsa di Monsieur Christian Dior, sarà un unico stilista a guidare tutte le linee della Maison: uomo, donna e haute couture. Un evento storico che riporta al centro un nome già amatissimo nell’industria del lusso. Ma chi è davvero Jonathan Anderson? E perché il mondo della moda sta guardando proprio a lui con così tanta attesa?
Chi è Jonathan Anderson: dall’Irlanda a Parigi
Classe 1984, nato a Magherafelt, in Irlanda del Nord, Anderson cresce tra due mondi opposti: la campagna irlandese e l’isola di Ibiza, dove la famiglia ha una seconda casa. Questo dualismo – radici solide da un lato, spirito libero dall’altro – sembra averlo accompagnato da sempre. Il suo primo sogno? Fare l’attore. A 19 anni si trasferisce negli Stati Uniti per tentare la carriera teatrale, ma si innamora di tutt’altro: i costumi, le forme, i materiali. Il teatro lascia il posto alla moda.
È a Londra che inizia a costruire la sua carriera, prima lavorando per Prada e poi lanciando la sua linea JW Anderson nel 2008. I primi anni non sono semplici: una piccola attività, poche risorse, tante idee. Ma è nel 2013 che esplode mediaticamente con una collezione uomo che mescola senza paura codici maschili e femminili. Gonne, ruches, stivali da equitazione. La stampa inglese grida allo scandalo, ma la moda capisce subito: è nato un nuovo linguaggio.
Dalle polemiche al trionfo: un’estetica fuori dagli schemi
Jonathan Anderson non ha mai seguito le regole. Ha preferito romperle con grazia, costruendo nel tempo una visione estetica personalissima: genderless, artigianale, fluida e radicalmente moderna. Le sue sfilate – sia per JW Anderson che per Loewe, la Maison spagnola del gruppo LVMH che ha diretto dal 2013 fino a marzo 2025 – sono sempre state un mix di dramma teatrale e rigore sartoriale.
Uno dei suoi momenti cult? Il cardigan patchwork indossato da Harry Styles, diventato virale su TikTok e talmente iconico da finire al V&A Museum di Londra. Ma anche l’abito rosso di Rihanna al Super Bowl o i look architettonici visti ai Met Gala, sempre firmati da lui. Anderson ha una capacità rara: trasformare un capo in un racconto, un’emozione, un punto di vista.

Una nomina storica (e un po’ strategica)
Dior ha deciso di puntare tutto su di lui. Dopo l’addio di Maria Grazia Chiuri e Kim Jones, è stato scelto proprio Jonathan per unificare l’intera visione creativa della Maison. E non è una scelta da poco: è il primo a detenere il pieno controllo stilistico del marchio dai tempi di Christian Dior. A crederci è Delphine Arnault, presidente e CEO di Dior, che lo definisce “il designer più talentuoso della sua generazione”.
Il suo debutto come direttore creativo uomo è previsto per il 27 giugno 2025, durante la Paris Fashion Week. La collezione donna arriverà a settembre, mentre l’haute couture slitterà a gennaio 2026, con un’eccezione storica: per la prima volta in 78 anni Dior salterà la sfilata couture di luglio, per dare ad Anderson il tempo di lavorare in profondità. Se questo non è un segnale di fiducia…
Dietro il genio, un’anima fragile (e ironica)
Dietro ogni genio c’è quasi sempre una frattura, e anche Jonathan ha avuto la sua. Nei primi anni, quando ancora lavorava da solo al suo brand, ha rischiato il fallimento. Creditori alle porte, tessuti sequestrati, ordini sfumati. In un’intervista ha raccontato che quell’esperienza “quasi disastrosa” è stata la sua scuola più importante. Da allora ha smesso di bluffare e ha cominciato a costruire, con pazienza e autenticità.

Jonathan è anche uno che ride di se stesso. Una volta ha detto: “Nessuno voleva assumermi, così ho fondato un marchio”. E ci ha preso in pieno: oggi il suo nome è sinonimo di eleganza contemporanea e libertà stilistica. In privato è riservato, ma mai altezzoso. Si definisce “ossessionato dai dettagli” e ama lavorare con le mani, drappeggiare direttamente sui manichini, cercare l’emozione nel gesto creativo.
Cosa dobbiamo aspettarci ora da Dior?
L’industria lo osserva con il fiato sospeso. Riuscirà Anderson a fondere i codici della maison più romantica e strutturata della moda francese con la sua irriverenza stilistica? Secondo molti, sì. La sua attenzione per l’artigianato, la passione per la couture e la volontà di innovare senza distruggere sono perfette per un marchio come Dior.
Jonathan ha già passato settimane negli archivi della Maison, studiando silhouette, ricami, linee e fotografie d’epoca. Il suo obiettivo? “Raccontare una nuova storia, senza dimenticare chi siamo stati”. E se c’è qualcuno capace di farlo senza perdere il filo dell’emozione, è proprio lui.