Perché siamo tutte un po’ Cenerentola

Non aspettiamo il principe azzurro che viene a salvarci, né tantomeno crediamo nel lieto fine, perché non vogliamo essere Cenerentola. Ma forse già lo siamo

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 25 Dicembre 2022 09:00

Ci hanno insegnato a essere indipendenti e autonome, a inseguire i nostri sogni e a perseguire gli obiettivi, a non rinunciare mai alla libertà. Ci hanno anche insegnato a cavarcela da sole perché nessun principe azzurro sarebbe arrivato in sella a un cavallo bianco a salvarci. E hanno fatto bene, perché è questo del resto che ci rende orgogliose di ciò che facciamo ogni giorno e di chi siamo diventate.

E così lo abbiamo capito tutte, chi prima o chi dopo, che le favole della buonanotte nelle quali amavamo rifugiarci quando eravamo solo delle bambine, erano destinate a restare confinate solo in un immaginario pressoché fantascientifico, e non sicuramente applicabile alla nostra quotidianità.

Insomma, il principe azzurro non esiste, così come non esiste il lieto fine. A inseguire il cuore, poi, ci si rimette soltanto. E le principesse sono diventate in assoluto il modello meno esemplare per le giovani donne di oggi, i personaggi che più si allontanano dal nostro modo di essere. Ma siamo davvero sicure che sia così?

C’era una volta Cenerentola

Una delle fiabe più famose di sempre è quella di Cenerentola e come succede con tutte le cose più celebri, ci si ritrova spesso a pagare lo scotto di tanta popolarità. Così ha fatto anche la protagonista di questo racconto, trasformandosi in quell’ideale di donna in cui nessuna vorrebbe riconoscersi mai. Capelli biondi e occhi azzurri, volti a definire una bellezza standardizzata, un principe azzurro che la salva dalla sua vita disastrosa e un lieto fine garantito. No, nessuna vuole più essere Cenerentola. E i motivi sono anche comprensibili.

La storia di Cenerentola conosce tantissime versioni, alcune più fortunate di altre. La versione più celeberrima, quella che è arrivata fino ai nostri giorni grazie anche alla popolarità della pellicola Disney, è quella che narra le vicissitudini di una donna, giovane e bellissima, che vive insieme a suo padre e che dopo la morte della madre si ritrova ad aver a che fare con una matrigna tutt’altro che premurosa. La donna, una vedova con due figlie, si trasferisce nella casa di Cenerentola e inizia ad escluderla dalla famiglia, fino a relegarla nel ruolo di serva.

La vita della ragazza però cambia all’improvviso quando grazie all’aiuto della fata madrina riesce ad andare al ballo organizzato dal re. È in questa occasione che Cenerentola conosce il principe azzurro, suo futuro sposo. Da quel momento in poi, quello delle nozze, sappiamo che tutti vissero felici e contenti, tranne la matrigna e le sorellastre ovviamente, perché il karma esiste anche nelle favole.

Non è difficile capire perché, crescendo, abbiamo rifiutato di immedesimarci in Cenerentola. Nessuna di noi vorrebbe trasformarsi in una figlia ripudiata da un padre solo per compiacere sua moglie, così come nessuna vorrebbe mai diventare la serva delle proprie sorellastre e vedersi storpiare il nome solo per cattiveria. E che dire della fata madrina? Ci hanno insegnato a cavarcela da sole, in ogni momento e in ogni circostanza, figuriamoci se abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a vestirci per un ballo. Riguardo al principe azzurro, e a quel colpo di fulmine che si trasforma nel grande amore, ci hanno pensato le nostre esperienze a ricordarci che i primi non metterebbero mai in subbuglio un regno intero solo per trovarci, e che i secondi si trasformano troppo velocemente in fuochi di paglia.

Perché siamo tutte un po’ Cenerentola

Eppure, a voler indagare un po’ di più il personaggio che si nasconde dietro a Cenerentola, non ci sembra così lontano da tutti quei modi di fare che ci appartengono, e neanche a quelle scelte che nella vita abbiamo fatto, almeno una volta. Non riusciamo comunque a identificarci in lei perché non la consideriamo un’eroina, quanto più una vittima degli eventi e delle persone che lei ha incontrato nella vita, prima la matrigna e poi il principe azzurro. Ma chi non lo è stato almeno una volta nella vita? E soprattutto, siamo davvero sicure che Cenerentola non sia un’eroina?

Forse noi abbiamo reagito, abbiamo combattuto e ci siamo ribellate. Ma anche Cenerentola lo ha fatto, utilizzando però al contrario un’arma gentile di cui spesso ci dimentichiamo di esserne in possesso anche noi: la speranza. “Lei ha avuto la fata madrina”, qualcuno potrebbe obiettare, e avete ragione. Ma chi di noi non ha una fata madrina nella vita? Sono gli amici, la famiglia, le sorelle e tutte quelle persone che restano nella nostra vita quando tutti gli altri vanno via, le stesse che scelgono di accompagnarci anche quando non sappiamo dove stiamo andando.

Riguardo all’amore forse è vero che nessun principe arriverà nella nostra vita a salvarci. Ma in realtà neanche Cenerentola, quando ha incontrato il suo, ne stava cercando uno. Il suo unico obiettivo di quella sera era di uscire fuori dal suo mondo per esplorare quante infinite possibilità c’erano anche per lei. Arriva al castello da sola, mentre tutte le altre sono accompagnate, e cambia così il suo destino. Non sono gli altri a farlo, ma lei, con la sua forza d’animo e il suo coraggio, con la sua curiosità.

E che dire riguardo al lieto fine? Anche se abbiamo smesso di crederci da tempo, in realtà, tutte ne abbiamo avuto uno, anzi più di uno. Solo che a differenza delle favole la strada da percorrere non era solo una, e non sempre così facile. Perché noi quella matrigna cattiva, le sorellastre e il gatto Lucifero li abbiamo incontrati più volte nella vita, e probabilmente li rincontreremo ancora. E proprio come Cenerentola continueremo a cavarcela.

Forse non indosseremo mai le scarpette di cristallo perché troppo scomode, e neanche quel sontuoso abito azzurro donato dalla fata madrina. Sicuramente non ci innamoreremo di un principe azzurro e non tutto si risolverà superando il primo ostacolo, perché molti altri si presenteranno lungo il camino. Ma ci salveremo, ancora e ancora, grazie alla forza interiore che ci appartiene, grazie al coraggio di uscire dalla comfort zone e, soprattutto, grazie alla speranza. L’amore, e tutte le cose belle che arriveranno, saranno solo la nostra ricompensa per non aver smesso di crederci e di lottare a modo nostro.

Forse non andrà bene al primo colpo, anzi sicuramente sarà così, e la nostra vita non assomiglierà mai a quella di una favola. Eppure non possiamo negare che c’è una piccola Cenerentola dentro di noi, sicuramente imperfetta, ma forte e coraggiosa, e un po’ più moderna di quella che conosciamo.