Il principe azzurro è una grossa balla

Perché nessuno verrà a salvarti. Quello lo dovrai fare da sola. Ma ne sarai capacissima, ne sono sicura

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Alessandra Del Re

Giornalista esperta di Costume&Società

Scrive per necessità e passione. Ama le storie degli altri, famosi e non, leggerle e raccontarle

Figlia mia,
volevo dirti che il principe azzurro non esiste. Io pensavo che non sarebbe stato necessario spiegartelo, nell’occidente in cui viviamo, nell’epoca in viviamo, ma guardandomi intorno purtroppo ho capito che questa precisazione la devo fare, e la devo fare perché non è una cosa scontata.

Nelle fiabe animate che guardi tu, come quelle che guardavo 30 anni fa, e in quelle di 50 anni fa andando ancora più indietro, alcune eroine sono cambiate, è vero: e hanno imparato a prendere in mano la spada, salire a cavallo, attraversare fiumi e tirarsi fuori dai guai. Ma ce ne sono altre che se ne stanno ancora lì, rinchiuse tutte sole nella loro torre invalicabile ad aspettare che un ragazzo in calzamaglia, che non è Roberto Bolle, si arrampichi per portarle in salvo dal loro triste destino.

Ebbene, no, le cose nella vita non funzionano così. Perciò se quando sarai più grande ti insegnerò a seguire la tua strada e raggiungere l’indipendenza economica, oggi che sei ancora così piccola devo distruggerti fin da subito la romantica idea che Azzurro ti trarrà in salvo senza che tu faccia un bel nulla, solo stando lì seduta ad aspettarlo mentre di controlli le doppie punte.

A me personalmente sembrava una storia antiquata quella del principe, e da piccola non ci ho mai dato peso. Sarò una pecora nera, ma io non ho mai sognato di varcare la navata di una chiesa avvolta in un abito bianco, per quanto mi piacciano le spose. Oggi mi accorgo che nel tuo presente sei ancora circondata da inutili e anacronistiche principesse delle fiabe, e da mamme che parlano del compagniuccio di scuola carino come “il principe azzurro di mia figlia”. Beh, lo trovo triste.

Ti auguro di trovare un fidanzato, un marito, un convivente, l’anima gemella, chiamala come vuoi. Qualcuno che renda la tua vita più bella, che la arricchirà. Qualcuno che camminerà al tuo fianco, insieme a te, che amerai e ti amerà, che ti sosterrai e che ti sosterrà. Insomma, quello che si chiama un compagno di vita, non qualcuno “che ti salvi”.

Perché nessuno verrà a salvarti. Quello lo dovrai fare da sola.
Ma ne sarai capacissima, ne sono sicura.

Firmato la tua mamma