Sarah Nile licenziata dopo la nascita della figlia: “Ho lavorato fino a due giorni dal parto”

Lo sfogo di Sarah Nile, che è stata licenziata dopo la nascita della figlia Evah: "Può una donna essere licenziata perché diventata madre?"

Foto di Serena De Filippi

Serena De Filippi

Lifestyle Editor

Lifestyle e Content Editor che scrive da tutta la vita: storie, racconti, libri, articoli, con una passione per i trend del momento.

“È giusto essere obbligate a scegliere tra l’essere madre o la carriera?”. Una domanda che nessuna di noi vorrebbe mai porsi. Non solo: una domanda che, di fatto, impedisce a molte di noi di compiere una scelta. Per paura, forse. La storia di Sarah Nile, modella ed ex concorrente del Grande Fratello, ci rimanda l’ennesimo spaccato di una società che, no, non è pronta a sostenere le madri lavoratrici. Nonostante tutte le “belle parole”, ça va sans dire.

Sarah Nile licenziata dopo la nascita della figlia Evah: lo sfogo su Instagram

Diventata mamma per la seconda volta il 19 marzo 2023 della meravigliosa Evah, Sarah Nile non sapeva ancora quello che sarebbe successo. Modella, ex concorrente del GF e moglie di Pierluigi Montuoro, con cui ha già avuto il figlio Noah, nato nel 2021, la Nile, in realtà, ha trovato il lavoro dei suoi sogni. O almeno così credeva. Perché è questa la storia che accomuna tutte le donne che si ritrovano a essere licenziate dopo la nascita di un figlio. Dopo aver lavorato duramente per sette anni nella stessa clinica, alla fine si è ritrovata con un pugno di mosche in mano: lettera di licenziamento, e via.

“Credevo che una cosa del genere potesse accadere solo in un Paese dove la donna ha zero diritti, in un ambiente di lavoro dove non esiste tutela, dove il compromesso è la regola”, così ha iniziato il suo lungo sfogo su Instagram, una riflessione che tutti, a prescindere dal genere, dovrebbero leggere, per farsi un bagno di realtà. Per capire come vanno davvero le cose, al di là della retorica sulle mamme lavoratrici e su un Paese che le sostiene apertamente.

“Negli anni ho avuto la fortuna di lavorare in un contesto a me affine, di lavorare bene e con tanta passione. Di sperimentare la massima di ‘fai ciò che ami e non lavorerai mai un giorno’ perché sì, sono passati 7 anni e ho amato tutto ciò che ho fatto ogni singolo minuto fino al 07/09/2023, giorno in cui una lettera di licenziamento, in tronco e senza preavviso, ha fatto scoppiare la bolla mentale che mi ero costruita”.

Ma la motivazione addotta – “problemi economici” – avrebbe fatto riflettere la Nile. “Non mi torna perché prima di me è stata licenziata un’altra collega che aveva appena partorito. Non mi torna perché a pochi giorni dalla raccomandata del 7 settembre anche un’altra collega è stata licenziata al terzo mese di gravidanza. E non mi torna soprattutto perché ho ricevuto la comunicazione di licenziamento a soli cinque mesi dalla nascita della mia splendida Evah, a pochi giorni dal rientro dalle ferie, e beffa del destino, mentre ero in ospedale aspettando che il mio Noah si risvegliasse da una delicata operazione”.

Sarah Nile: “Ho anteposto il lavoro a tante cose”

Alle donne, si chiede sempre di fare di più, di fare meglio. Di fare spesso in silenzio e senza programmi al di fuori del lavoro. Trovare un equilibrio tra la vita genitoriale e la carriera sembra quasi impossibile, tanto che, alla fine, o le donne rinunciano al lavoro, o vengono colpite dal burnout. O, ancora, come nel caso della Nile, nonostante gli anni dediti al lavoro, vengono licenziate. In tronco. Infrangendo così i sogni, ma non solo: con i sogni ci facciamo ben poco, perché quando ci dedichiamo anima e corpo al lavoro, quando, tra lacrime, sudore e impegno, anteponiamo proprio il lavoro alla vita privata e personale, non ci aspettiamo di certo il tradimento.

Continua Sarah Nile nel suo post: “Il lavoro che amo l’ho anteposto a tante cose, in primis a me stessa, alla gioia di vivermi un momento spensierato, a quel nono mese di gravidanza lavorato per intero e fino a due giorni dal parto, ad una gravidanza lottata e sofferta, allo sconforto sempre nascosto col sorriso perché c’erano i pazienti”.

Proprio lei, che dopo aver trovato la fama come modella e poi come concorrente al Grande Fratello, ha messo al primo posto il suo sogno di diventare nuovamente mamma, certo, ma senza mai fare un passo indietro nel luogo di lavoro, tanto da considerare i pazienti non come numeri, ma come una “Seconda famiglia che seguivo con dedizione, professionalità e soprattutto umanità”.

C’è, però, l’amarezza che a nulla sia valsa la sua “corsa”, il suo impegno, la sua dedizione. Tutto cancellato con una lettera di licenziamento. “La mia dedizione si è scontrata con regole arcaiche dove la donna, madre e lavoratrice è un ossimoro, qualcosa che non può coesistere”. E, sebbene non voglia puntare il dito contro nessuno, non possiamo fare a meno di chiederci: è così difficile vivere in una società che possa sostenere la donna come lavoratrice e madre?

O saremo per sempre costrette a compiere una scelta, a fare i salti mortali, a vivere un equilibrio precario, con la bolla che potrebbe esplodere da un momento all’altro, lasciandoci attonite e senza forze, incredule?