Binti Jua salvò un bambino, con amore. Ed è una gorilla, ma questo non conta

Una storia che ci insegna che l'amore va oltre alle specie. E che dovremmo dare ai sentimenti degli animali un credito maggiore

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Redazione

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Provate a immaginare un amore puro, disinteressato, incantato. Provate a chiudere gli occhi e a dipingerlo: probabilmente tratteggerete l’amore materno, quello che più si sacrifica per darci ciò che meritiamo. Ed è proprio di amore materno che si parla quando si racconta la storia di Binti Jua.

Il suo nome è già un prezioso indizio sui sentimenti che è in grado di provare: significa figlia del sole, in lingua swahili. E nel luogo dove vive, a Brookfield in Illinois, tutti sanno quanto sia speciale, tanto che coloro che vivono a stretto contatto con lei non provarono (quasi) alcuno stupore nel vedere che, nel 1996, salvò un bambino che ha rischiato di morire.

Perché mettiamo tanta enfasi su Binti Jua? E perché ai tempi la sua storia fece il giro del mondo, finendo su tutti i giornali e sui principali notiziari del globo? Semplice: perché Binti Jua è una gorilla. E se una donna che salva un bambino è già una notizia straordinaria, il fatto che lo abbia fatto una gorilla lo è stato ancora di più, perché ci ha fatto capire che l’amore non è solo una questione umana.

L’amore è un sentimento ampio, enorme. E ciò vale ancor di più se si parla di quello che si collega strettamente all’istinto materno. Sì, perché nel 1996 (precisamente il 16 agosto), Binti Jua aveva da poco avuto la sua prima figlia e aveva già dato dimostrazione di altruismo prendendosi cura di altri gorilla, più o meno piccoli, che si trovavano nel suo recinto all’interno dello zoo di Brookfield.

Quel giorno il sole era alto e un bambino di tre anni scappò al controllo della sua mamma. Voleva a tutti i costi vedere i gorilla, ma non gli bastava guardarli da fuori, così si arrampicò sul recinto. Fu drammatico: dopo pochi secondi, infatti, il piccolo perse l’equilibrio e precipitò per circa 7 metri. Nella caduta si ruppe la mano e metà della sua faccia si squartò: solo un pronto intervento avrebbe potuto impedire un finale tragico.

Intanto, mentre gli umani intorno urlavano, Binti Jua aveva seguito tutta la scena. Con estrema gentilezza raccolse la figlia, Koola, e se la mise sulla schiena. Poi raggiunse il bambino che era privo di sensi e fece una cosa che lasciò tutti a bocca aperta: valutata la situazione lo prese in braccio, sollevandolo dalla schiena e curandosi di non toccare la testa.

Poi, iniziò a cullarlo mentre lo portava verso la porta del recinto da cui erano sempre entrati e usciti i suoi umani di fiducia. Sentita la porta che si stava aprendo, Binti adagiò il bambino ferito e si allontanò rispettosamente, riprendendo la sua cucciola tra le braccia e assistendo pensosa al salvataggio.

Il bambino, dopo quattro giorni in ospedale, si è ripreso: Binti è stata fondamentale per la sua sopravvivenza. Ma non solo: il suo gesto ha infatti riacceso i riflettori sull’altruismo animale, sui loro sentimenti e sulla loro generosità. E ci ha insegnato a non sottovalutarli. Mai.