“I rimorsi logorano il cuore”: ricordando Nadia Toffa

"Ho capito molte cose quel giorno, soprattutto che se non ti butti finisce che resti al palo ad aspettare. Buttarsi fa paura, per questo bisogna coltivare tanto coraggio, così tanto da riuscire a spaventare la paura"

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Fiorire d’inverno è il nome dell’autobiografia che Nadia Toffa ha pubblicato alcuni mesi prima della sua morte, perché esattamente come i fiori, anche lei sapeva rinascere. E lo faceva come i calicanti, esemplari asiatici che riescono a sbocciare a basse temperature, proprio quando la natura è ancora dormiente. E Nadia era esattamente così, come un piccolo, tenace e coraggiosissimo fiore d’inverno.

Come un fiore d’inverno

Ancora oggi, rileggendole, le parole scorrono fluide e leggere, ma pesanti come un macigno. Sono di una sincerità disarmante perché Nadia Toffa, nella sua biografia, non ha fatto sconti a nessuno. Non si è preoccupata di ciò che potevano pensare gli altri o del politically correct, ma è andata avanti per la sua strada, come ha sempre fatto. Del resto è per questo che si è saputa contraddistinguere. È per questo che ha guadagnato un posto nel cuore di tutti.

Certo in molti l’hanno criticata. Lo hanno fatto soprattutto quando ha scelto di chiamare il cancro con il suo nome. Quando ha parlato della sua malattia fuori e dentro la televisione, sui social e sui giornali, spettacolarizzandolo. L’hanno accusata di non essersi fermata, anche quando tutti gli altri, forse, lo avrebbero fatto.

Ma a lei non importavano le dicerie e le malelingue, non nel momento in cui aveva capito e rivendicato il diritto di essere fragile, di avere paura, e di utilizzare il coraggio e la forza che le erano sempre appartenuti per combattere la malattia. Quello era il suo strumento e così lo avrebbe utilizzato fino a quando il cancro gliel’avrebbe concesso.

Così lo ha fatto, negli ultimi mesi della sua vita. Ma non egoisticamente, come invece ci si aspetterebbe da chi sta lottando tra la vita e la morte. Lei lo ha fatto per tutti.

“Vi prego non rimandate”.Le parole di Nadia Toffa

“Vi prego non rimandate” – diceva Nadia – “Fate ogni cosa che vi sentite di fare, date i baci che vi sentite di dare e gridate tutti quei ‘mi manchi’ che nascondete. Fate tutto adesso, prima che sia troppo tardi. La vita, delle volte, ci stravolge i piani e non ci concede la possibilità di scegliere. Perciò evitate i rimorsi. Fatelo, agite, perché i rimorsi logorano il cuore”.

Eccole le sue parole, sempre rivolte agli altri. Inviti dispensati a chiunque, con generosità e genuinità. Caratteristiche, queste che l’hanno sempre contraddistinta in maniera univoca. Perché lei era “Una stella” – come dichiarò in una delle ultime interviste rilasciate al Corriere della Sera “Che gira, gira, gira e non si ferma mai”.

E è stata costretta a fermarsi, Nadia Toffa, quel 13 agosto del 2019, stremata dalla malattia che aveva combattuto, a modo suo, fino alla fine. Perché anche i combattenti più tenaci possono cadere. Ma perdere no, mai. E lei non lo ha fatto.

Ho capito molte cose quel giorno, soprattutto che se non ti butti finisce che resti al palo ad aspettare. È chiaro che buttarsi fa paura, per questo bisogna coltivare tanto coraggio, così tanto da riuscire a spaventare la paura.