È davvero necessario rinunciare alla Festa del Papà per perseguire il politically correct?

"Non tutti i bambini hanno un padre": così la dirigente di una scuola dell'infanzia di Viareggio decide di annullare i festeggiamenti del 19 marzo. È polemica sul web

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

“Politicamente corretto”, è questa l’espressione più utilizzata negli ultimi tempi, masticata sia per attacco che per difesa da politici, attori e influencer, dal mondo televisivo e quello dello spettacolo. Da tutti.

E in fondo va bene anche che se ne parli, perché se l’obiettivo è quello di garantire lo sviluppo di un atteggiamento sociale e ideologico che rifiuti le offese, e che sostenga una sensibilizzazione nei confronti di determinate categorie di persone che all’interno della società vengono considerate svantaggiate o semplicemente diverse, a noi va benissimo. A patto che nessuno venga lasciato indietro.

E invece quello che è successo a Viareggio rischiava proprio di provocare l’effetto opposto. Perché se è giusto promuovere l’eguaglianza tra i bambini, per far sì che nessuno si senta escluso mai, sembra un po’ meno giusto impedire agli stessi di celebrare la Festa del Papà come è stato deciso in questa scuola dell’infanzia.

Festa del Papà annullata: la decisione della preside di Viareggio

È una notizia che ha fatto il giro del web quella della Festa del Papà annullata all’interno della scuola dell’infanzia Florinda, a Viareggio. A spiegare le motivazioni di questa decisione è stata la stessa direttrice, Barbara Caterini, al giornale La Nazione:  “Non tutti i bambini hanno un padre, per questo abbiamo deciso di annullare la festa del papà a scuola”.

“Non esiste una famiglia modello”, ha incalzato la preside parlando delle sue scelte, e noi non possiamo che essere d’accordo con lei. Del resto abbiamo scardinato da tempo, o quanto meno ci stiamo provando, l’ideologia che ruota attorno alla famiglia tradizionale, perché non ci stancheremo mai di ripetere che non sono i ruoli standard a determinarla, ma l’amore che c’è tra chi la compone.

E se è vero che le situazioni considerate “diverse” devono essere rispettate e tutelate, è vero anche che le soluzioni adottate dovrebbero preservare tutti e non rischiare di creare nuove discriminazioni che in questo specifico caso vanno a colpire chi, invece, un papà ce l’ha e con lui vuole trascorrere questa giornata.

Perpetuare il politicamente corretto, sempre e comunque, senza invece andare ad analizzare i casi nella loro completa totalità, porta con sé il rischio di ottenere l’effetto opposto. Perché sì, è nostro il dovere di proteggere le persone dalle discriminazioni, cominciando proprio dai bambini, ma non possiamo comunque rischiare di lasciare indietro nessuno, anche se si tratta dei meno fragili e dei più fortunati. Perché c’è differenza tra accettare e accogliere le diversità e combattere le diseguaglianze.

Il compromesso trovato

La notizia, come è facilmente intuibile, ha scatenato tantissime polemiche, non solo sul web, ma anche tra i genitori degli alunni della scuola. Le mamme e i papà hanno mostrato disappunto nei confronti della scelta della preside, muovendo l’accusa di discriminazione nei confronti dei bambini che desideravano solo celebrare una giornata speciale insieme ai loro padri. D’altra parte, però, c’era chi sosteneva fermamente che i piccoli senza un papà potessero in qualche modo sentirsi esclusi da questa festa.

Ci è voluto un po’, ma alla fine il compromesso è stato trovato. Dopo una lunga riunione con i genitori, la preside ha scelto di fissare una nuova data a fine marzo per celebrare i papà. Per l’occasione verranno organizzati diversi laboratori per figli e genitori, ma non saranno solo i padri a ricevere l’invito, ma anche mamme, zii o nonni, chiunque faccia parte della famiglia indipendentemente dagli stereotipi, dalle tradizioni e dai ruoli.